“Scordato”, un film che ci insegna come nella vita abbiamo bisogno di una nota e di un’armonia, recensione di Valeria Vite

“Scordato”, un film che ci insegna come nella vita abbiamo bisogno di una nota e di un’armonia.

Nel 2023 Rocco Papaleo ha deciso di realizzare Scordato, un film su cui apporre una triplice firma, come sceneggiatore, regista e attore protagonista. L’opera non ha riscosso grande successo presso il pubblico e si è conquistato la proiezione nelle sale troppo timidamente, ma ciò non rispecchia il valore del film, che sa infatti divertire e commuovere, la trama è ben strutturata, la morale è profonda, la fotografia è ben curata e il cast è originale, con la cantante Giorgia per la prima volta nel ruolo di attrice. O forse è stato oscurato da opere più importanti, come Barbie e Oppenheimer, Indiana Jones e tanti altri film che hanno reso stellare quest’annata cinematografica.

Rocco Papaleo interpreta Orlando il quale, proprio come il protagonista del poema epico di Ariosto, perde il senno, pur conservando la propria razionalità: riesce infatti a interagire con un simpatico e spensierato se stesso ventenne. Per Orlando tuttavia la giovinezza è trascorsa da un pezzo, ora è un sessantenne deluso dalla vita e con acciacchi alla schiena, che si guadagna da vivere accordando pianoforti pur non riuscendo ad “accordare se stesso”. La depressione di Orlando non ha bisogno di essere esplicitata a parole: è evidente nella potente espressività dell’attore, nei silenzi e negli sguardi, nella camminata rigida per il mal di schiena e nella postura.

Il protagonista cercherà conforto relativamente ai problemi alla schiena da Olga (Giorgia), una fisioterapista che a tratti sembra una psicologa e, dopo ogni seduta, ha bisogno di “riallinearsi”, come una strega buona che ricarica le proprie energie. I suoi pazienti sono soprattutto pianisti con problemi di postura, ma anche ogni altra figura che lavora con i pianoforti, come per esempio gli accordatori. La donna chiede a Orlando di procurarle una foto di quando era giovane, così il film si trasforma in un viaggio indietro nel tempo, da Salerno a Lauria. Prevalgono tuttavia le tematiche psicologiche ed esistenziali, l’assenza dei classici campi lunghi e lunghissimi di splendidi paesaggi non rendono immediata la classificazione del film come un on the road. Orlando tenta il viaggio dapprima da solo ma fallisce, perché non riporta con sé la fotografia a Salerno. Successivamente Olga lo accompagnerà. Nonostante per Gorgia si tratti di un debutto sul set, la cantante è riuscita ad integrarsi perfettamente nel cast, dimostrando più esperienza come attrice di quella effettiva. Papaleo ne ha approfittato per darle l’opportunità di cantare, sia nel corso della vicenda, sia nei titoli di coda, con una canzone appositamente scritta per l’occasione e interpretata con Papaleo. Olga sembra più una maga che una fisioterapista, è dolce ma autorevole, intrisa dell’antica forza femminile delle curatrici medievali, pur essendo un personaggio dinamico.

Orlando aveva una sorella, tra i due esisteva un legame profondo, ma il sessantenne sta cercando di dimenticarla. Sin da bambina questa importante figura femminile era un tornado, una bomba ad orologeria, un’esplosione di vitalità, ma crescendo diventerà insensibile alle regole, sino ad un triste epilogo. Anche in questo caso si tratta di una donna forte e magnetica, anche se distruttiva. Orlando vive circondato da donne: nelle prime scene, prima di focalizzarsi su Olga, incontra continuamente ragazze affascinanti, eppure il protagonista non troverà l’amore alla fine del film, ma una cosa più importante: se stesso.

La fotografia è molto curata anche se non presenta caratteristiche originali. I continui flashback vengono evidenziati dal punto di vista dell’immagine per distinguere il presente dal passato, in cui compaiono colori più sgargianti rispetto all’Orlando sessantenne, pallido e vestito di nero. Molto interessanti i giochi di inquadrature utilizzati per far apparire e scomparire Orlando ventenne e soprattutto mostrare a quale personaggio appartiene la soggettiva.