la bambina nel vento, di Luca Crippa e Maurizio Omnis, recensione di Paola Naldi

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Questo romanzo è ispirato alla storia vera di Hedy Epstein, che ha potuto essere intervistata e offrire la propria testimonianza.

Il “vento” cui si fa riferimento nel titolo è quello del nazismo, che spazza via ogni umanità e solidarietà nelle persone che vi aderiscono, portando alla tragedia dei campi di concentramento. In un periodo storico in cui vi sono tentativi di presentare fascismo e nazismo come eventi con qualche aspetto positivo, penso sia utile riappropriarsi della storia, anche con un romanzo.

Hedy è una bambina tranquilla, studiosa, con genitori affettuosi. La famiglia è ebrea, ma senza fanatismo. Nel giro di poco tempo tutto cambia: gli ebrei sono perseguitati, insultati, privati dei propri beni. Dilaga la più becera violenza contro di loro. I compagni di scuola la evitano e la deridono, anche quelli che sino al giorno prima giocavano con lei. Un mattino un professore le punta addirittura una pistola alla tempia e non può più andare a scuola.

I genitori riescono a farla fuggire in Gran Bretagna, prima di essere deportati.

Finita la guerra, inizia il processo di Norimberga contro i criminali nazisti. Hedy ritorna in Germania, questa volta con una divisa americana e il compito di partecipare al processo, scavando negli archivi del reich, per trovare prove dell’orrore. In particolare deve indagare sugli esperimenti medici fatti nei campi di sterminio.

Per lei è una prova durissima, soprattutto per l’indifferenza dimostrata dagli imputati di fronte alle terribili accuse. Più volte vorrebbe sfuggire a questo impegno, pensando a quello che può essere capitato ai suoi genitori, che sembrano spariti nel nulla.

Pur essendo una bella ragazza, stimata e con amicizie solidali, non riesce a vivere spensieratamente la propria giovinezza, tormentata dai ricordi.

Pur di ritrovare se stessa, finito il processo, decide di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti, perchè la Germania non è più sentita come patria.

Sono intrecciati in dimensione narrativa importanti testimonianze documentali e resoconti di profughi e vittime della guerra.

Un racconto lucido, che emoziona. Fa riflettere sul concetto di giustizia, sul conflitto di chi si è salvato, combattuto tra desiderio di vendetta e rispetto della giustizia ufficiale. Ci mette di fronte alla devastazione spirituale provocata da ogni forma di dittatura.

«Racconto di quando ero una “bambina nel vento” perché non accada più a nessun bambino di sentirsi colpevole solo perché esiste».( HEDY EPSTEIN)

Hedy Epstein è nata a Friburgo, in Germania, nel 1924. Sopravvissuta alla Shoah grazie al Kindertransport, il treno che portò diecimila bambini ebrei in Inghilterra, è entrata a sedici anni nella resistenza e in seguito ha lavorato al processo di Norimberga contro i medici nazisti. Nel 1948 ha lasciato l’Europa per gli Stati Uniti, iniziando una lunga storia di impegno per i diritti civili e la pace, dalla guerra del Vietnam al Guatemala, dal Nicaragua alla Cambogia. Attivista appassionata e indomita, è stata arrestata ancora a novant’anni per aver opposto resistenza passiva durante le manifestazioni di protesta scaturita dalla morte del giovane Michael Brown, un teenager nero disarmato ucciso dalla polizia in Missouri. Non ha mai smesso di lottare.