Gertrude Bell o la regina del deserto, trionfi e dolori, di Tiziana Concina

Gertrude Bell o la regina del deserto. Trionfi e dolori

Cosa spinge una fanciulla, nata in Inghilterra in piena età vittoriana da una facoltosa famiglia di industriali, a scalare montagne, attraversare deserti, confrontarsi con un durissimo mondo maschile, progettare e sostenere addirittura la nascita di una nazione, l’Iraq?
Chi volesse ripercorrere la vita incredibilmente ricca e avventurosa di Gertrude Bell non potrebbe ignorarne il contesto familiare: il padre, sir Hugh Bell, industriale del ferro e dell’acciaio, poté offrire a Gertrude la ricchezza indispensabile a garantire studi di qualità e viaggi confortevoli, ma soprattutto seppe amarla, comprenderla e riconoscerne, rispettandole, le notevoli qualità.
Sebbene le convenzioni del tempo prevedessero per le fanciulle un’educazione ben diversa da quelle dei loro fratelli, Gertrude trascorse un’infanzia libera, piena di corse, cavalcate e nuotate; per quanto sottoposta a una rigida etichetta, fu sollecitata a coltivare interessi, a esprimere liberamente le proprie convinzioni e ad avere fiducia in sé stessa.

Le fu permesso di studiare a Londra e poi di frequentare uno dei due collegi femminili di Oxford, l’università che avrebbe accolto le donne solo nel 1919 e che rimaneva un bastione di potere maschile. Gertrude, consapevole della propria intelligenza, studiò, si laureò a pieni voti in storia moderna (tanto che venne citata dal Times) e imparò a parlare, con spontaneità e determinazione, da pari a pari, a quel mondo di uomini con cui, da lì in poi, avrebbe sempre avuto a che fare. Certamente la posizione sociale dei Bell e le loro parentele favorirono il naturale interesse di Gertrude per il viaggio e la scoperta: poco più che ventenne ebbe l’opportunità di conoscere la Persia, ospite di uno zio acquisito divenuto ambasciatore a Teheran; fu il suo primo incontro con l’Oriente che avrebbe tanto amato e l’occasione per comporre un libro di viaggi, Ritratti persiani. Nel 1987 partì con il fratello per il suo primo tour intorno al mondo, nel 1903 poté assistere a Delhi all’incoronazione di Edoardo VII a imperatore dell’India.
Tuttavia le motivazioni più profonde di una vita così eccezionale non possono spiegarsi solo con il contesto sociale e culturale, Miss Bell mostrò sempre una vitalità, un coraggio, una perseveranza, una resistenza alla fatica, una dirittura d’animo che la spinsero a superare i limiti e a cercare finalità più alte, ignorando le costrizioni che una società chiusa e conformista imponeva alle donne. Ovunque le si proponesse una sfida Gertrude sapeva e voleva affrontarla, sia che si trattasse di scalare montagne di tutto rispetto come il monte Bianco o il Matterhorn, vette che avevano spaventato alpinisti ben più esperti di lei, sia che si trattasse di imparare una nuova lingua o, come avvenne in seguito, di confrontarsi con statisti nelle cui mani si trovavano i destini di gran parte del mondo.

Approdata a Gerusalemme iniziò una serie di solitarie escursioni a cavallo, per affrontare le quali si fece confezionare una sorta di gonna pantalone, che le permisero di cominciare a conoscere la cultura beduina. Ben presto organizzò una piccola carovana in compagnia della quale raggiunse Petra e una seconda che la accompagnò nel deserto siriano fino a Palmira. L’interesse per questo mondo la spinse a imparare l’arabo, di cui a poco a poco si impadronì perfettamente, e ad avvicinarsi alle tradizioni e ai modi di vita di quelle genti: armata di macchina fotografica e di taccuini raccoglieva informazioni precise e documentate sui luoghi che visitava, sulle piste che percorreva e sulle persone che incontrava. Era la prima donna ad affrontare i pericoli di un territorio diviso tra mille tribù in lotta tra loro e persino il suo equipaggio si mostrava titubante, tuttavia i diari e le lettere, che venivano con regolarità spedite alla famiglia in Inghilterra, testimoniano di incontri cordiali durante i quali la giovane inglese, abbigliata in modo stravagante e avvolta in una kefiyeh per proteggersi dal sole, veniva invitata a bere caffè nelle tende. Imparò a rispettare la raffinata etichetta del deserto e a chiedere la protezione dei capi delle tribù presenti nei territori che attraversava, a mangiare con le mani e ad ascoltare le lunghe discussioni relative agli affari del deserto.
L’interesse e l’ammirazione per questo mondo, così lontano dalla sua terra di origine, la spinse a organizzare cinque spedizioni tra il 1905 e il 1913 durante le quali attraversò in lungo e in largo, sempre a cavallo o a dorso di cammello, l’immenso territorio che va dalla Siria alla Turchia, all’antica Mesopotamia fino allo Shatt al Arab, dallo Jebel ed Druz, nel sud della Siria, alle gole del Tigri, percorrendo più di 15.000 chilometri.

Miss Bell si esponeva al pericolo di essere attaccata da predoni e di essere coinvolta nelle scorrerie che contrapponevano i diversi gruppi tribali, doveva nascondersi alle autorità turche che diffidavano della presenza di stranieri, considerati spie, doveva affrontare eventi atmosferici avversi, come inondazioni, il gelo invernale degli altopiani, il caldo infernale delle estati, tuttavia viaggiava come una regina: al suo seguito non mancava una tenda impermeabile di fattura inglese, un sacco lenzuolo di mussola, una vasca da bagno portatile in tela, stoviglie e vasellame raffinato, ma soprattutto binocoli e pistole da donare agli sceicchi che andava a incontrare, che l’avrebbero tanto meglio accolta quanto più avessero avuto la percezione della sua ricchezza e del suo potere. Per mesi, in lunghissime traversate, una donna si mosse liberamente all’interno di un territorio la cui cultura negava alle donne ogni diritto e ogni libertà, facendosi conoscere, tanto da diventare famosa, e imparando a conversare, ascoltata, con capi tribù le cui mogli erano segregate e invisibili.

Spesso le mete di questi lunghi viaggi erano siti archeologici posti in territori non cartografati. Da tempo Gertrude Bell nutriva un interesse profondo per l’archeologia e si impegnò nell’acquisire competenze specifiche in questo campo, come la misurazione dei reperti o la determinazione delle posizioni mediante l’osservazione topografica e astronomica, in particolare divenne un’abile fotografa e un membro della Royal Photographic Society.

La School of Historical Study delle Newcastle University conserva settemila fotografie scattate da Miss Bell e stampate secondo un metodo, per l’epoca innovativo, che permetteva di ottenere foto panoramiche precise, estremamente utili ancor oggi per ricostruire la storia di siti andati perduti o saccheggiati. Da queste esperienze nacquero diversi volumi, ispirati soprattutto dalla scoperta del palazzo di Ukhaidir (The palace and mosque at Ukhaidir), dallo studio delle chiese bizantine di Binbirkilisse (The thousand and one churches) e di Tur Abdin in Turchia (The churches and the monasteries of the Tur Abdin) che le assicurarono una certa notorietà. Ma l’avventura più dura e significativa fu raggiungere la città di Ha’il, situata quasi al centro della penisola arabica, partendo da Damasco: duemila e cinquecento chilometri a dorso di cammello attraverso il deserto del Nafud. Altri viaggiatori che si erano cimentati in questo percorso lo avevano abbandonato o erano stati uccisi, sopraffatti da un ambiente naturale arido e desolato, dalle scorrerie dei predoni e dal pericoloso conflitto che contrapponeva Al Saud e Al Rashid, per il controllo della regione. Gertrude Bell progettò minuziosamente una spedizione che tutti le avevano sconsigliato di intraprendere, che non era stata approvata dalle autorità ottomane e neppure da quelle britanniche, le quali, esasperate dall’insistenza della “terribile archeologa”, finirono con il concederle la partenza a suo esclusivo rischio. Il viaggio non fu esente da grandi fatiche, da momenti di disperazione e da incontri pericolosi che avrebbero potuto essere fatali e tuttavia, incredibilmente, miss Bell sopravvisse, aiutata dai ricchi doni che offriva, dalla perfetta conoscenza della lingua e della poesia mistica araba ma anche dall’obbligo, imposto dal Corano e riconosciuto dagli sceicchi del deserto, di offrire assistenza ai viandanti.

Questa donna dai capelli rosso ramati e dagli occhi azzurri, che viaggiava sola ma con un seguito di servitori e cammelli, sicura di sé, dal portamento regale, così diversa dalle donne islamiche, informata su ciò che accadeva nel deserto, che sapeva indicare con certezza il luogo di una sorgente o riconoscere le appartenenze tribali, dovette sembrare a coloro che la accoglievano nelle loro tende un fenomeno incomprensibile, una regina proveniente da un mondo lontano. L’intrepida viaggiatrice sancì definitivamente, in questo ultimo viaggio, il suo legame profondo con il deserto, con la solitudine, con le notti splendenti, con il mondo dei pastori beduini che conducevano grandi mandrie di cammelli, composte da migliaia di capi, in lento e costante movimento. Dalle lettere inviate alla famiglia e agli amici più cari traspare l’ammirazione per questa popolazione indipendente da ogni potere, orgogliosa e superba, capace di sopravvivere in condizioni estreme in totale libertà.

L’arrivo ad Ha’il permise a Gertrude di entrare in un mondo chiuso e intatto che la accolse con gli onori dovuti agli ospiti di riguardo ma anche con grande sospetto: l’opposizione dei religiosi, che non vedevano di buon occhio la presenza in città di una donna sola e non velata, e le lotte intestine per la conquista del potere le imposero di rimanere segregata nel suo alloggio, ignara di ciò che si tramava alle sue spalle, per undici lunghi giorni. Poi improvvisamente, senza spiegazioni, le fu permesso di ripartire e di ricominciare il suo viaggio, alla volta di Baghdad: era il marzo del 1914. L’Europa stava per essere travolta da una terribile guerra di trincea che avrebbe causato milioni di morti e avrebbe cambiato definitivamente l’assetto mondiale con la fine dei grandi imperi, anche i possedimenti coloniali furono coinvolti nel conflitto e le potenze europee furono chiamate a ridefinire le reciproche zone di influenza soprattutto nel Medio Oriente.
La sempre più evidente debolezza dell’impero Ottomano apriva spazi di intervento in Mesopotamia e nella penisola Arabica, territori a cui la Gran Bretagna era interessata sia perché avrebbero potuto costituire un corridoio di collegamento con i possedimenti in India, una via transitabile verso l’Oceano indiano attraverso il Golfo Persico, sia per i giacimenti di greggio che si andavano scoprendo, necessari ai bastimenti della marina militare ormai alimentati a petrolio.

Già dal 1914 il servizio segreto britannico al Cairo raccoglieva informazioni relative ai rapporti tra le province arabe e il potere turco e ben presto il nome di Gertrude Bell cominciò a circolare come quello di una possibile collaboratrice. In effetti nessuno più di lei avrebbe potuto fornire indicazioni chiare e circostanziate sugli umori delle potenti famiglie arabe, sulle loro aspettative e sul territorio: il Rapporto Bell, sollecitato dal Ministero della Guerra e confermato dagli ispettori sul campo, mise in luce non solo le conoscenze di Gertrude ma anche la sua lucida visione politica e l’ampiezza della sua prospettiva. Colei che era stata una ricca turista, un’archeologa, una viaggiatrice venne convocata al Cairo, cuore del protettorato britannico in Egitto, divenendo la prima donna con il grado di ufficiale nel servizio segreto britannico e in seguito, su pressione del vicerè delle Indie Lord Hardinge, prese servizio a Bassora con il compito di fare da collegamento tra i servizi segreti del Cairo e di Dehli.

Non fu facile convincere quell’ambiente completamente maschile, pieno di pregiudizi, delle competenze e delle capacità della nuova arrivata, nonostante lo stesso Hardinge, a riprova della misoginia imperante, avesse avvertito tutti che si trattava di «una donna considerevolmente intelligente (…) con il cervello di un uomo». Che Gertrude fosse una eccezione lo dimostrano le tante foto che la ritraggono, unica donna, in contesti totalmente maschili, a cavallo o a dorso di cammello, vicino ai grandi decisori dell’epoca, come W. Churchill.

Dopo che, lentamente, con alterne vicende, i contingenti britannici sconfissero la resistenza ottomana fino alla conquista di Baghdad, si pose il problema di determinare il nuovo assetto dei territori e di garantirne l’amministrazione. Sebbene in un primo tempo fossero state fatte promesse di indipendenza ai capi arabi, per conquistarne l’alleanza, ben presto vinse la logica spartitoria motivata dagli interessi coloniali e dalla difficoltà di trovare un interlocutore unico che potesse rappresentare la grande varietà di etnie, di bisogni e di alleanze presenti nel variegato mosaico del mondo arabo. Gertrude dal suo nuovo ufficio a Baghdad lavorò indefessamente per tessere rapporti di fiducia tra i rappresentanti britannici e i capi locali, sfruttando il rispetto di cui godeva e le sue relazioni, ma operò soprattutto per convincere il governo di Londra a sostenere la nascita di una nazione indipendente, l’Iraq. In questo contesto Gertrude lavorò fianco a fianco con Thomas Edward Lawrence, ‘Lawrence d’Arabia’, che alimentò la ribellione delle tribù contro il potere turco ma che, nonostante sia divenuto famoso grazie ad articoli giornalistici e a pellicole cinematografiche e oggi sia conosciuto molto più di miss Bell, non ebbe al tempo né la sua autorevolezza né la sua determinazione: un altro esempio, se mai ce ne fosse bisogno, della selezione sulla base del genere che il racconto storico opera sul passato, cancellando di fatto la presenza e l’azione delle donne.

Dopo gli accordi di Parigi che posero fine alla guerra, l’Inghilterra, esausta per il conflitto appena concluso e dunque non più interessata a imporre un difficile e costoso potere coloniale, accettò il mandato britannico in Iraq, finalizzato a garantire il passaggio a un governo arabo indipendente in Mesopotamia che, nonostante il persistere di rivolte e le enormi difficoltà nell’unificare e amministrare un territorio tanto frammentato, si realizzò con la proclamazione a sovrano di Faysal, figlio dell’emiro della Mecca, il 23 agosto del 1921 e con la successiva approvazione di una legge costituzionale.
Gertrude Bell, che tanta responsabilità aveva avuto nella nascita della nuova nazione, rimase accanto al sovrano e ne fu consigliera e amica, fondò la Biblioteca pubblica di Baghdad e il Museo nazionale iracheno, imprimendo un’orma indelebile sullo sviluppo successivo dell’Iraq.