grande meraviglia, di Viola Ardone, recensione di Loredana De Vita

Viola Ardone: Grande Meraviglia

Qualche volta, la scrittura semplice è semplificazione. Questa l’impressione che mi è rimasta dopo la lettura di “Grande meraviglia” (Einaudi, 2023) di Viola Ardone.
Un romanzo che scivola veloce nella lettura per una scrittura lineare, senza sbalzi, quasi una cantilena, come le filastrocche inventate da Elba, la protagonista, nata prigioniera nel manicomio dove la madre, Mutti, era internata non per reale pazzia.
Siamo nel 1982, pochi anni dopo la legge Basaglia per l’apertura dei manicomi, Elba non conosce il mondo fuori e ne ha paura, ma il giovane psichiatra che prende in carico il manicomio è deciso a mostrarglielo e la porta a vivere con la sua famiglia, decide che debba laurearsi in psicologia, si sostituisce alla sua vita facendole da padre, quel padre che non aveva saputo essere per i suoi figli. Ma è davvero padre colui che non si fa carico ma si impossessa della vita dei figli?
Il dottor Meraviglia, in realtà, ha problemi con i ruoli di responsabilità e quel suo continuo ripetere “fottitene” non è che il segnale di una incapacità personale nel modo di affronare la vita. Infatti, abbandonato da tutti, Elba compresa, cadrà in depressione anche se, come per miracolo, si riprenderà e completerà il tempo della sua vecchiaia senza più cercare il suicidio.
Molti sono i temi interessanti proprosti, forse troppi, ma nessuno affrontato con cura e profondità. Mi sorprende anche che la IV di copertina indichi nell’amore che si esprime sotto forme diverse la chiave di lettura della narrazione. Non mi ci ritrovo.
Quello che fa davvero “meraviglia” (oltre il nome del dottore da cui il titolo del romanzo) è che la ricchezza di tanti temi possa essere svilita dalla superficialità e dalla fretta con cui sono stati trattati.
“Grande meraviglia” (Einaudi, 2023) di Viola Ardone, non è un brutto romanzo, al contrario, ma è un romanzo che scivola senza lasciare un segno e al cui termine non riesci a dare significato perché troppi i temi lasciati irrisolti e non affrontati pienamente al punto da chiedersi “ma qual è la storia del libro?”