parole come una musica dentro, di Loredana De Vita

La parola ha una musica dentro per accarezzare il consapevole tepore di un raggio di sole che, discreto, accoglie lo sguardo smarrito e senza rotta e senza più casa, a dispetto dello spregevole silenzio che non nomina e tace indifferente il dolore del mondo.
La parola come fiume che corre verso un oceano che ogni cosa contiene e ogni cosa restituisce sulla pallida riva del mare affinché qualcuno scopra la bellezza in un anfratto del mondo arido in cui viviamo e che si scontra con le placide onde del mare che chiamano tutti i nomi e tutti i colori e tutte le lingue e le coscienze affinché l’odio sia lavato via dalla tempesta che infuria e ogni singolo granello di sabbia sia il nome di un uomo, una donna, un bambino, un giovane o vecchio o antico, ogni granello sia vita e non ombra, passione vissuta e non recitata, rotta percorsa e non simulata, vita sofferta e non descritta sul dolore dell’altro che ne resta escluso.
La parola come segno in un libro o un taccuino, voce tra le morbide dune del deserto come sulla superficie del mare dove, su una zattera smarrita, volti e volti e volti ancora chiudono gli occhi e scrivono nel cielo il proprio nome affinché non sia dimenticato.
Parola disillusa e offesa, vilipesa e ingannata, sfruttata e deviata; parola che si libera dalle catene della menzogna e torna a essere fiato e respiro e sussurro dell’infinito bene che in un nome solo porta il carico di tutti i nomi, amore.
Parola come un graffio su una tela grezza, un graffio nel silenzio che stride con le urla non pronunciate ma provate del dolore che spegne la vita, parole che gridano forte il dissenso verso l’odio e l’umana follia.
Parole che uniscono, che tengono forte i lembi di oni vita che si lacera affinché nulla vada perduto, smarrito, nel vuoto famelico che trascina verso l’abisso del nonsenso.
Parole assetate di vita e di significato che si aggrappano alle radici di una debole e fragile pianta, ma non rinunciano a essere linfa e voce e speranza nel generale dissipare il tempo del buon senso che unisca i cuori e parli loro di una umanità che ascolta.
Parole che attraversano i cancelli e i muri entro cui ci si chiude in fortezze senza respiro, in cui la libertà del cuore sembra sconfitta e il pensiero non più libero di pensare.
Parole che spezzano le catene, libere di sorridere e di vivere, di costruire con tenacia e perseveranza il cammino onesto di chi non ha paura di amare e riconoscere all’altro la dignità del suo amore.
Ascoltate il canto delle parole, un inno alla vita, una prova di amore.