dalla parte delle donne, di Gianmaria Di Silvestro

Dalla parte delle donne

Ho avuto la fortuna di nascere da una madre femminista, che mi ha poi fatto conoscere tante “sorelle maggiori” che mi hanno insegnato pratiche e politiche del movimento delle donne, l’autocoscienza e il rispetto per tutte  e tutti e l’importanza di combattere sempre dalla parte di chi viene inferiorizzato, grazie al Personale che è Politico.
Ma oltre a Simone De Beauvoir (che è stata e sarà sempre il mio primo punto di riferimento, la mia ispiratrice e la mia maestra), Carla Lonzi o Chimamanda Ngozi Adichie, anch’esse letture molto importanti, per me essenziali in tema femminista sono state, da bambino e poi da adolescente, le donne dello sport, della musica, del cinema, della TV, dei fumetti, dei videogiochi. Ogni volta che vedevo una sfida tra il genere femminile e il maschile, tifavo sempre per le ragazze, che sentivo “grandi” ma non sempre apprezzate come tali, ed erano e rimangono le mie eroine tra infanzia e adolescenza le tante Charlie’s Angels, Soldato Jane, Xena, Sailor Moon, Dana Scully, She —Ra e le sue amiche guerriere, Occhi Di Gatto, La Stella Della Senna, Mulan, Jem, Iridella, Supergirl, le pistolere di western come “Bad Girls”, La Donna Bionica o le amazzoni, le lottatrici del wrestling, le musiciste e cantanti punk e rock femministe, le Pussy Riot, Anouk, Hole, Christina Aguilera, Cheer, Mariah Carey o Jameila.
«Siamo donne, oltre alle gonne c’è di più!» di Sabrina Salerno e Jo Squillo era per me un inno che cantavo ogni mattina e che tutt’oggi, insieme al video di Megan Thee Stallion & Due Lipa Sweetest Pie, ascolto e vedo prima di ogni manifestazione femminista per darmi la carica; Catherine Spaak e Farrah Fawcett sono state due donne da cui prendevo forza e insegnamento e tutti i mesi passavo in edicola per comprare il fumetto Catwoman/Wonder Woman.Mai potrò scordare il tifo da stadio che facevo per le donne e per le squadre femminili in programmi come Il QuizzoneC’est la VieFurore o in pubblicità come quelle tra le famose sfide a calcio in un noto spot della Nastro Azzurro o a pallavolo in un altrettanto famoso spot della Wind, dove era protagonista la grandissima nazionale di pallavolo femminile che adoravo e sempre adorerò e mai potrò scordare la mia felicità, la mia gioia e la festa quando vedevo le donne vincere e battere gli uomini: questo per un senso di giustizia!
A me questo, che molte e molti chiamano “Femminismo pop”, ha dato le basi per diventare femminista al 100% e mi ha tenuto lontano dal maschilismo e dalla mascolinità tossica, basi talmente solide che all’età di circa 13 anni mi portarono ad attuare la mia prima vera protesta femminista e la prima forma di lotta al potere maschile e al patriarcato. Difatti, in una partita di pallavolo, per una sfida si formarono due squadre: la squadra maschile contro la squadra femminile. Io andai subito dall’allenatrice della squadra delle donne e dissi che volevo giocare con loro e dalla loro parte contro la squadra dei maschi. Le ragazze accettarono e io giocai con loro e fu bellissimo quando vincemmo. Perciò mi sono sempre sentito come Allan del film Barbie e, in un percorso dall’infanzia attraverso l’adolescenza fino ad oggi, dal tifo per la squadra delle ragazze in Furore e in tanti quiz e programmi televisivi passando per l’empatia, il sentimento di sorellanza e il supporto per le eroiche donne di Diabolique che combattono contro il marito violento, per le ragazze dello Sleepover Club dell’omonimo telefilm e per la Detective dai tacchi a spillo e Legs dei fumetti, il mio femminismo oggi si riconosce nei movimenti delle donne e femministi di piazza, nelle battaglie per i diritti per le donne, nelle Femen e nelle istituzioni e associazioni che si battono per la parità di genere. E siccome il movimento femminista mi ha insegnato che il personale è politico, penso che questo dimostri che l’educazione e i modelli di riferimento fin dai primi anni di età possano educare al rispetto e alla parità.