una visione, non un sogno, di Loredana De Vita

A Vision, not a Dream

Estraniarsi, per almeno un attimo. Estraniarsi, prendere le distanze da tutto e da ogni cosa e ritrovare il proprio respiro. Chi non ha bisogno di farlo?
Allontanarsi con la mente da tutto ciò che accade, fermare l’affanno di un cuore che non riesce più a gestire il ritmo del tutto che, incessantemente, si sussegue senza dare neanche il tempo di pronunciarne il nome.
Distanziarsi non per dimenticare, ma per acquisire consapevolezza, per rinnovare la luce in uno sguardo abituato a vedere tutto cupo.
Misurare la distanza tra ciò che è necessario e ciò che è un inutile surplus.
Estraniarsi dalla realtà per un solo attimo, ma anche prendere le distanze dai sogni per ricongiungersi con sé stessi e ritrovare l’essenza di ogni creatura nella visione possibile del creato.
Prendere le distanze dai soprusi, dalle guerre, dalle violenze, dall’odio che si manifesta impertinente contro il senso della vita e che si qualifica come spauracchio da temere convincendoci che solo nel male, nella guerra e nell’indifferenza si possa essere vittoriosi, poiché “vittoria” è esercitare il proprio potere sugli altri secondo il decalogo di questi mistificatori truffaldini che umiliano l’umanità e la rendono scarna.
Siamo così circondati dall’odio che esplode da ogni parte, lontano o vicino, che crediamo la guerra sia l’unica difesa, anzi, di più, che dobbimo sempre difenderci da qualcuno o qualcosa per essere liberi. È falso.
Questo mi toglie il fiato. Il cuore batte forte nelle tempie e non solo nel petto. Mi sembra di poter implodere e accasciarmi su me stessa poiché a nessuno fuori importa più quello che accade dentro.
Estraniarsi, prendere le distanze, ritrovare lo sguardo limpido e acuto che consenta il discernimento… Questo è il momento.
Fermarsi, fare tutti un passo indietro e con coraggio riflettere su quello che serve davvero a tutti gli esseri umani e che non è certo l’odio e la violenza e le guerre.
Riflettere sulla cura reciproca e delle malattie degli uomini e della Terra e solo per questo lottare, lottare insieme e insieme ricominciare a vivere il tempo come se fosse il tempio sacro in cui il senso della vita è custodito.
Estraniarsi per un istante, un istante solo, ritrovarsi e dire «No, basta, non è questo il mondo che mi appartiene e di cui devo fare dono a chi verrà dopo di me».
Prendere le distanze un attimo, un solo attimo di lucida consapevolezza e, poi, immergersi di nuovo nella vita, insieme, e lavorare affinché si realizzi quella visione, non un sogno, di una umanità cosciente che scopre e vive e trasmette amore.