tutta la luce che non vediamo, di Anthony Doerr, recensione di Loredana De Vita

Anthony Doerr: Tutta la luce che non vediamo

“Tutta la luce che non vediamo” (BUR, 2014) è un romanzo di Anthony Doerr in cui la gentilezza del linguaggio e dello stile sposa la narrazione drammatica degli eventi della II Guerra Mondiale.
La storia è ambientata in Francia durante la distruzione di Saint Malo nell’agosto del 1944 da parte dei bombardamenti americani per sconfiggere i tedeschi. La zona fu quasi completamente distrutta e poi ricostruita sul modello della città preesistente.
È una narrazione duplice, da una parte e dall’altra dello schieramento, vista con gli occhi di due adolescenti che si trovano a dover crescere nell’immediato per poter affrontare la guerra e le sue conseguenze.
Werner, da una parte, è un orfano quindicenne con grandi doti tecnico-scientifiche che lo portano a essere un ricercato radiofonista nelle trincee dalla parte tedesca; Marie-Laure, dall’altra, è una ragazza francese, rimasta cieca a sei anni, costretta a scappare da Parigi insieme al padre per rifugiarsi proprio a Saint Malo dove il passaggio dall’infanzia all’età adulta la priverà di tutta la bellezza delle scoperte semplici dell’adolescenza.
L’autore alterna brevi capitoli dedicati all’una e all’altro partendo dal presente e consentendo dei tuffi approfonditi nel passato in modo che sia ricostruibile la storia di entrambi. I protagonisti sono affiancati dal altri personaggi di rilievo che ne segneranno, in un modo o nell’altro, la vita.
Werner è sottomesso alla forza brutale dei nazisti che gli impongono stili di vita violenti e aggressivi contro tutti coloro che sono considerati deboli e nemici. Gli uomini soldato gli imporranno una condotta austera e rigida, ma lui sente che esiste dell’altro e riesce a percepirlo proprio quando, grazie al controllo delle onde radio di cui è responsabile, capta dei messaggi criptici provenienti da Saint Malo. In un primo momento sono quelli dei partigiani che grazie a Etienne, zio di Marie-Laure, comunicano agli americani le posizioni dei nazisti, successivamente è la voce gentile di una ragazza che legge “Ventimila leghe sotto il mare” di Verne e che piange per la sua solitudine. È il questo momento in cui Werner farà una scelta fondamentale: salvare quella ragazza a qualsiasi costo.
Marie-Laure è circondata dall’amore di suo padre che le costruisce un modello della città, di Parigi prima e di Saint Malo poi, affinché possa imparare a muoversi in essa nonostante il buio della sua cecità. È una ragazza coraggiosa che affronta la sua realtà senza tirarsi indietro ma, anzi, contribuendo alla lotta partigiana aiutando con i messaggi radio lo zio Etienne.
Le storie dei due adolescenti si sfioreranno, incroceranno persino per breve tempo, entrambi spossessati della loro vita dalla violenza disastrosa della guerra. Qualcuno si fermerà, qualcuno proseguirà il suo cammino, ma entrambi dimostreranno che è possibile superare l’astio e la violenza grazie a un patto di responsabilità reciproca.
Filo conduttore della narrazione è un’antica pietra preziosa che, affidata al padre di Marie-Laure, deve essere restituita al Museo di Parigi alla fine della guerra, ma che un ufficiale tedesco cerca di rubare convinto che sia valida la leggenda che la circonda. Lui, affetto da un grave cancro che è più forte della guerra stessa, pensa che potrà salvarsi se si impossesserà di quella pietra i cui poteri magici sono leggenda.
Ci riuscirà? Solo il lettore potrà scoprirlo.
“Tutta la luce che non vediamo” (BUR, 2014) di Anthony Doerr è un romanzo piacevole da leggere, uno di quelli da cui è difficile staccarsi; scritto con cura e intelligenza, dal messaggio importante tradotto in parole e immagini che restano nel cuore senza offenderlo, ma solo invitandolo a non dimenticare di amare.