cuore nero, di Silvia Avallone, recensione di Loredana De Vita

“Cuore nero” (Rizzoli, 2024) è un romanzo di Silvia Avallone che gratifica il lettore per il tempo dedicato alla lettura.
Un romanzo maturo, curato, significativo, capace di attrarre l’attenzione e continuare a mantenerla a livelli molto alti per tutta la durata della lettura e, a dire il vero, anche alla sua conclusione.
Interessante la trama, ben definito e chiaro il linguaggio, coinvolgenti i personaggi, mai superficiali e abbandonati al caso, intrigante la modalità narrativa che fin dalle prime parole indica che si tratta di una storia che va snocciolata piano piano perché prima di conoscere i fatti è necessario conoscere i protagonisti lasciando fuori ogni giudizio, ogni discriminazione facile, ogni tentativo di non sentirsi parte di eventi che potrebbero accadere a chiunque.
Forse uno dei pregi maggiori, ma ce ne sono tanti, di questo romanzo è proprio l’abilità dell’autrice di condurre il lettore, senza mai tradirlo, all’interno della narrazione facendogli percepire che quella potrebbe anche essere la sua storia e che solo rientrando nella propria storia è possibile davvero andare avanti e riconoscersi in una nuova alba.
In questo romanzo, Silvia Avallone mostra una sensibilità e una profondità immense nel leggere la storia delle persone, di quelle che possono semplicemente sfiorarci o essere quotidianamente nel nostro vissuto e di cui tendiamo a non accorgerci. Non giustifica il delitto, anzi, ma esprime la necessità, che io condivido, di credere nella redenzione e nel riscatto delle persone. Questo può accadere se le persone sono sincere con se stesse e, nel risalire la china, imparano anche a perdonarsi. Perdonarsi che non significa cancellare la colpa o giustificarla, ma, al contrario, esserne profondamente consapevoli e responsabili.
Il dolore, il trauma, ha varie forme, ma spesso può avere la stessa reazione. Non importa se il male lo hai praticato o subito, il vuoto che esso crea dentro le persone non è mai marginale e crea isolamento e solitudine.
“Cuore nero” è la storia di Emilia, ex carcerata, e di Bruno, con un trauma infantile distruttivo e pervasivo. Entrambi si chiudono nella solitudine, entrambi troveranno in una località isolata, la Sassaia, motivo di ricongiungersi con se stessi e con il mondo. Non desidero narrare la trama neanche in maniera succinta poiché credo che ogni lettore abbia il diritto di scoprire con il battito del proprio cuore la bellezza profonda di questo romanzo.
“Cuore nero” (Rizzoli, 2024) di Silvia Avallone è un romanzo che merita e merita tanto. Sono lieta di suggerirlo.