chi è Claudia Sheimbaum, la prima Presidente del Messico

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Ha preso il Nobel nel 2007 con l’Ipcc, il panel dell’Onu che stila i rapporti sui cambiamenti climatici, ma promette che se vincerà la sfida per la presidenza proseguirà tutte le politiche del suo predecessore Andres Manuel Lopez Obrador, campione dei combustibili fossili. E’ questa una delle contraddizioni che le si rimprovera: essere un ingegnere ambientale esperta in rinnovabili e questioni climatiche, laureata a Berkeley con un passato all’università, ma essere anche troppo fedele al suo mentore. Così il fatto che Claudia Sheinbaum, 61 anni, sarà la prima donna a guidare il Messico dopo le elezioni di domenica 2 passa quasi in secondo piano in un Paese fortemente polarizzato e preda della violenza dei narcos.

I risultati hanno confermato i sondaggi che erano ampiamente dalla sua parte: Sheinbaum ha vinto con il partito progressista Morena contro un’altra donna, anche lei ingegnere, espressione di una piattaforma di partiti di destra, Xochitl Gálvez. La domanda è ora cosa farà. Se si affrancherà dal carismatico Obrador a cui la Costituzione ha vietato un secondo mandato o se proseguirà le sue politiche all’ombra dell’uomo che ha permesso la sua ascesa ben prima che Sheinbaum diventasse nel 2018 sindaco di Città del Messico. Il sodalizio tra i due risale al 2000 quando Obrador, sindaco di Città del Messico, chiama Sheinbaum come titolare dell’Ambiente perché vuole ridurre l’inquinamento in città. Ma quello che critici e commentatori ora ricordano è la volontà della nuova presidenta del Messico di fare qualsiasi cosa per rendere felice il suo capo. E adesso, a ventiquattro anni di distanza, gli aneddoti si sprecano sul questa possibile sottomissione della prima donna presidente ad AMLO, acronimo con cui viene chiamato Obrador.

Altri in realtà riferiscono tratti del carattere della Sheinbaum che non fanno pensare a una spiccata propensione alla subalternità. Riporta il New York Times i commenti di gente che ha fatto parte del suo staff e che la dipinge come una dura, una che grida in faccia ai suoi collaboratori, insomma un brutto carattere. Il suo biografo le ha chiesto conto di ciò e ha ricevuto come risposta «non sopporto la gente pigra». Sheinbaum ha pure sottlineato che queste obiezioni sul suo carattere sono segno di sessismo e machismo, accuse non del tutto infondate visto il Paese in cui sono state formulate.

Sheinbaum, madre biologa e accademica e padre chimico, attivisti politici, religione ebraica ma non osservante, un passato da ballerina e chitarra, ha studiato Fisica alla prestigiosa National Autonomous University of Mexico e si definisce «figlia del ’68» ma succederà e dovrebbe proseguire la politica di Obrador che non verrà ricordato solo per aver raddoppiato il salario minimo e aver sottratto milioni di messicani alla povertà assoluta, ma anche per essere stato colui che ha esaltato l’esercito, dato priorità ai combustibili fossili, e indebolito, dicono i critici, le istituzioni democratiche del Paese.

Se si vuole fare un passo più in là di Obrador, bisogna ricordare che da giovane Sheinbaum ha fatto parte di un movimento studentesco che difendeva l’istruzione pubblica dalle riforme che avrebbero comportato tasse universitarie alte e un aumento dei costi amministrativi. Il movimento ha impedito la privatizzazione dell’università ed è riuscito a istituire meccanismi democratici per discutere le questioni che riguardavano il corpo studentesco. Si tratta dei primi movimenti anti-neoliberali in Messico che sono stati una palestra per i politici di sinistra, ricorda Foreign Policy. Sheinbaum rivendica e prosegue questo attivismo universitario. Come Obrador, condanna «il neoliberalismo» che trasforma «il welfare in una commodity» ma al contrario di Obrador che non ha fatto molto per istruzione e sanità, Sheinbaum vuole essere ricordata come «la presidente dell’istruzione pubblica» e promette di costruire scuole, lottare contro l’abbandono scolastico, sostenere il sistema con fondi e migliorare le condizioni economiche degli insegnanti.

È stata definita disciplinata, strategica, tecnica ma non burocratica. Tono professorale e distaccato, accusata di non avere il carisma di Obrador, Sheinbaum si trova a suo agio con i numeri. In un Paese in cui i politici più importanti vantano tradizionalmente lauree in giurisprudenza o in economia, Sheinbaum ha fatto del suo background scientifico uno dei suoi tratti distintivi. Dice di aver iniziato la sua carriera da sindaco di Città del Messico leggendo fogli di calcolo su un laptop che teneva sotto il letto, scrive Foreign Policy.

Nonostante molte critiche, López Obrador ha investito massicciamente nella compagnia petrolifera statale Pemex e nella compagnia elettrica statale CFE. Sebbene Sheinbaum voglia mantenere la sovranità energetica del Messico, ha annunciato una strategia sulle energie rinnovabili. Ha proposto che Pemex partecipi anche all’estrazione del litio, produca energia termica ed elettrica da fonti energetiche rinnovabili e si impegni nella produzione petrolchimica e di fertilizzanti. Ha promesso di promuovere i veicoli elettrici per uso pubblico e privato e i pannelli solari. Ha pure un ambizioso piano per combattere la siccità che affligge il Messico come tutti i cambiamenti climatici che lei ben conosce. Altra differenza potrebbe essere una diversa strategia sulla sicurezza che, al contrario di quella di Obrador, non prevede la centralità dei militari.

Un altro aspetto originale della candidatura di Sheinbaum rispetto a Obrador è quello che lei definisce «femminismo sociale». La femminista che cita più di frequente è Angela Davis ma una rivendicazione del genere è molto significativa in un Paese afflitto dalla piaga dei femminicidi – approssimativamente dieci assassini al giorno nel Paese – una violenza che è aumentata negli anni di Obrador, insensibile alle istanze femministe. Anche qui però un comportamento ambivalente: Sheinbaum appoggia il suo presidente che critica un gruppo di attivisti e madri di vittime del femminicidio che hanno occupato il National Human Right Commission ma allo stesso tempo da sindaco di Città del Messico si distanzia dalle politiche del governo federale tanto che la violenza sulle donne sotto il suo mandato diminuisce del 32 per cento.