Imogen Holst, un’artista poliedrica e curiosa, di Emilia Guarneri

Imogen Holst. Un’artista poliedrica e curiosa

Imogen Clare Holst è stata una compositrice, arrangiatrice, direttrice di coro, insegnante e scrittrice britannica.

Nasce a Londra nel 1907 da Isobel Harrison, soprano, e Gustav Theodore Holst, compositore e direttore d’orchestra. Cresce, quindi, in un ambiente nel quale la componente musicale e artistica era molto forte: la famiglia del padre, infatti, vantava musicisti e musiciste da diverse generazioni e la madre incontrerà Holst proprio nelle aule del Royal College of Music, a Londra. Studia alla St Paul’s Girls’ School, dove insegnava anche il padre: è immersa nella musica dal primo giorno di vita e questa resterà la sua fedele compagna fino alla fine.
Nei primi anni di formazione, studia pianoforte con Eleanor Shuttleworth, violino con André Mangeot e teoria musicale con Jane Joseph. Sarà quest’ultima a incoraggiarla e spronarla a lavorare alle prime composizioni; così nel 1920 dirige la sua Dance of the Nymphs and Shepherds. Oltre ad aver composto la parte musicale, Holst aveva anche ideato una coreografia: la danza è, infatti e fin da subito, un’altra enorme passione della giovane donna, che aveva pure tentato l’ammissione alla Ginner-Mawer School of Dance and Drama qualche tempo prima.

All’età di diciannove anni si iscrive al Royal College of Music di Londra, dove riceve diversi riconoscimenti per le sue composizioni. Qui scopre il proprio talento per la direzione d’orchestra, ruolo che solitamente erano gli uomini a ricoprire.

Negli anni successivi crea diverse composizioni per musica da camera e lascia la casa dei genitori per un duplice motivo: muoversi attraverso Belgio, Italia e Germania, ma anche trovare la propria indipendenza. Tra il settembre 1930 e il maggio 1931 Imogen Holst investe il suo tempo compiendo diversi viaggi in Europa, alcuni dei quali incentrati sulla musica o sulla ricerca di luoghi significativi e legati a personalità di grande rilievo, delle quali lei stessa si sente in qualche maniera erede. È il caso, ad esempio, di Mozart a Salisburgo e Vienna, di Bach a Berlino.

Terminato il percorso di studi, si ritrova a dover affrontare alcuni problemi di salute che la costringono a rinunciare a diverse attività che aveva intrapreso, tra le quali la danza e il pianoforte. Decide perciò di diventare un’insegnante e di collaborare, nel frattempo, come organizzatrice con l’English Folk Dance and Song Society, un ente di promozione della musica folk inglese nato nel 1932. Sono anni complicati dal punto di vista economico e personale: Gustav Holst si ammala e muore nel 1934; gli verrà dedicato un concerto diretto dalla figlia nell’anno successivo. Nonostante le difficoltà che si ritrova ad affrontare, le produzioni della musicista inglese iniziano ad attrarre l’attenzione della critica e del pubblico in generale: questo le permette di concentrarsi sulla stesura della biografia del padre, che verrà pubblicata nel 1938 e ben accolta dalla critica.
Durante la Seconda guerra mondiale lavora per il Council for the Encouragement of Music and the Arts, con l’obiettivo di promuovere ed esaltare la musica, l’arte e più in generale la cultura britannica. Allo stesso tempo compie atti di solidarietà lavorando per il Bloomsbury House Refugee Committee, che si occupa di aiutare rifugiati e rifugiate musiciste. Nel 1940, invece, si reca nelle aree rurali del Regno Unito per incoraggiare la popolazione a svolgere attività musicali; tre anni dopo progetta un corso per giovani donne, in modo da farle unire in orchestre e partecipare a eventi musicali. Nasce così a Dartington un’orchestra amatoriale, frutto degli insegnamenti basati sulla pratica e l’allenamento continui; durante gli anni trascorsi in questo Paese, prendono vita diverse composizioni.

Un momento fondamentale per la carriera della musicista è sicuramente l’incontro con Benjamin Britten, avvenuto proprio a Dartington. Si tratta di un celebre compositore, direttore e pianista dal ruolo centrale nella musica inglese del ventesimo secolo; tra le sue opere maggiormente conosciute si ricordano quelle composte per i quartetti da camera o per le orchestre: prima tra tutte Peter Grimes. Inoltre, la sua figura è particolarmente nota per l’immersione nei fatti del suo tempo e la frequentazione degli esponenti del mondo intellettuale e artistico, oltre che musicale.

Imogen Holst individua in Britten una sorta di erede musicale del padre e diviene presto sua assistente.
Si trasferisce così ad Aldeburgh, dove partecipa alla realizzazione dell’annuale festival del paese, del quale diventa direttrice artistica nel 1956. Durante il periodo accanto al grande musicista, tiene un diario nel quale racconta la precarietà economica che questo lavoro le provoca. Nonostante ciò, continua con dedizione assoluta l’impegno per il festival annuale, al quale affianca nuovamente quello della produzione musicale: sono gli anni delle cantate per voci femminili e delle suite.

Successivamente, nel 1964, rinuncia alla posizione di assistente per concentrarsi sulle composizioni e sulla ricostruzione della storia della figura paterna, così da poter poi scrivere diversi libri in merito. Nel 1952 aveva fondato un coro che si esibirà in diversi luoghi della nazione, e che conserverà un posto fisso all’interno del festival di Aldeburgh, di cui abbandona il ruolo di direttrice nel 1967.
Alla morte di Britten, avvenuta diversi anni dopo, la musicista lascia la conduzione del festival, pur restandone però Direttrice artistica emerita. In occasione del centenario della nascita del padre, si impegna nelle pubblicazioni sulla sua vita e nell’istituzione di un museo a lui dedicato e situato a Cheltenham. L’attività di scrittura non riguarda, tuttavia, soltanto la biografia di Gustav Holst: scrive anche di musica più in generale, toccando temi quali la direzione dei cori. Da questo momento in poi, Imogen Holst si trova ad affrontare gravi problemi di salute, problemi che la condurranno alla morte ad Aldeburgh nel 1984.

Nonostante non abbia ricevuto molti riconoscimenti in vita, l’opera di Imogen Holst è molto interessante anche dal punto di vista delle contaminazioni di cui si è nutrita e dell’apporto originale che ha donato alla musica inglese del suo tempo. Si riconosce nella sua produzione l’estro di un’artista poliedrica, affezionata a tutte le arti e profondamente curiosa, oltre che consapevole delle proprie radici e della propria formazione. La storia di questa donna appare oggi bisognosa di essere suonata, cantata, ascoltata, scritta e letta perché per anni è stata taciuta. Il suo nome risuona spesso ed esclusivamente quando si parla di Gustav Holst e Benjamin Britten. Ma prima di essere una figlia e un’assistente, Imogen Holst è stata, per tutta la vita, una donna libera e una musicista dallo straordinario valore, nonché fonte di ispirazione per le musiciste che l’hanno succeduta. È indispensabile ricordare anche il suo impegno sociale, che ha portato avanti usando come strumento proprio la musica, che diviene un ponte in grado di unire persone e realtà altrimenti isolate.