Maria Bakunin, chimica geniale, a 150 anni dalla nascita, di Laura Candiani

Una vicenda affascinante, una vita complessa e ricca, una figura esemplare che ha preceduto di molto il suo tempo, quella di Maria Bakunin, nata in Siberia e vissuta a Napoli. In verità la data di nascita sarebbe il 2 febbraio 1873, nella importante città siberiana di Krasnojarsk, ma in Italia fu registrata l’anno seguente ad Arona (Novara), precisamente il 28 agosto. Ma perché quel luogo di nascita e quel padre, personaggio assai ingombrante?
Michail Bakunin, filosofo, rivoluzionario e teorico dell’anarchismo russo, era stato confinato a vita nell’estremo nord del suo Paese per le idee; «amante fanatico della libertà ― scrisse ― la considero l’unica condizione nella quale l’intelligenza, la dignità e la felicità umana possono svilupparsi e crescere». Dopo aver partecipato all’insurrezione di Dresda, fu catturato e condannato a morte, e poi all’ergastolo, ma una lettera allo zar Nicola I gli fece commutare la pena in un perpetuo esilio, da cui riuscì a fuggire nel 1861 alla volta del Giappone e degli Usa. In seguito si sposò ed ebbe un figlio, Carlo, e una figlia, Sofia, futura madre del grande matematico Renato Caccioppoli; Maria, detta Marussia, nacque in Siberia perché la mamma Antonia vi si era rifugiata quando Michail era stato espulso dalla Francia, durante una delle tante peregrinazioni che lo portarono pure in Svizzera, ospite di Carlo Cafiero nei pressi di Locarno, e in Italia.
Dobbiamo però fare un passo indietro: la coppia di esuli infatti aveva soggiornato a Napoli tra il 1865 e il ’67, un luogo amato e ameno, adatto per la rivoluzione, secondo il filosofo visionario; lì tornarono spesso, la giovane sposa e il marito più vecchio di 26 anni, trovando un caro amico accogliente in Carlo Gambuzzi, un avvocato ex cospiratore antiborbonico e socialista, che li ospitava nella sua villa a Capodimonte. L’amicizia con Antonia diventa ben altro: l’uomo è affascinante, giovane, benestante, offre sicurezza e un forte sentimento, infatti dalla loro relazione nascono sia Carlo (1868), che Sofia (1870), infine Maria. Bakunin sa e capisce, si rende conto di aver costretto la moglie a una vita di stenti, di spostamenti continui, di timori e di miseria; di lì a poco muore in Svizzera, così la donna è libera di ritornare a Napoli dove sposa Gambuzzi, da cui avrà anche la figlia Tatiana. La gioia della famiglia unita e la serenità ritrovata, tuttavia, non durano a lungo perché Antonia muore a soli 47 anni; spetterà al secondo marito allevare ed educare la prole. Veniamo finalmente alla giovinezza di Maria. Una giovinezza stimolante e agiata, in un clima culturale aperto per cui può frequentare studi classici e poi iscriversi, prima donna in Italia, al corso di laurea in Chimica. A soli vent’anni diventa “secondo preparatore” di laboratorio e si laurea con lode nel 1895 con una tesi sulla stereochimica, che studia le relazioni tra le proprietà delle molecole e la loro struttura spaziale, allora un àmbito innovativo. Il suo relatore è il prof. Agostino Oglialoro Todaro (1847-1923), importante scienziato e futuro rettore, con cui si sposa l’anno seguente, l’11 marzo 1896. La carriera di Maria prende il volo e prosegue la serie dei suoi straordinari primati.
Inizia subito a insegnare chimica all’Istituto Suor Orsola Benincasa, oggi ateneo universitario, e dal 1903 diventa la prima titolare di cattedra alla Scuola Politecnica di Napoli, in seguito sede di Ingegneria, poi alla facoltà di Scienze dove rimane fino al pensionamento a 75 anni come docente ordinaria, avendo vinto il relativo concorso nel 1912, prima donna a ricoprire questo incarico in Italia. Non cessò tuttavia il suo impegno, infatti venne nominata professoressa emerita dal Consiglio di facoltà, poté quindi frequentare fino alla fine della vita l’Istituto di Chimica. Nelle vesti di insegnante, la “Signora”, come veniva di solito chiamata con rispetto e stima, ebbe il grande merito di incoraggiare futuri ricercatori e scienziati di fama fra cui si segnala Francesco Giordani, che sarà presidente del Cnr e fra i fondatori dell’Euratom. Con alcuni studenti (di donne non si ha notizia) si ritrovava molto spesso per un frugale pasto consistente in pasta scondita, patate, carne di cavallo e un caffè, finché i suoi gatti arrivavano sulla tavola a finire le pietanze. Si occupava anche con grande generosità della loro salute visto che i casi di tubercolosi fra la gioventù non erano affatto rari. Nel 1914 ricevette dal ministero competente l’incarico di studiare i metodi educativi in Belgio e Svizzera; dal suo resoconto si deduce chiaramente che occorrono buoni finanziamenti e un sistema educativo solido per fornire adeguata preparazione, ieri come oggi.
Parallelamente all’attività di docente, Maria si dedicava intensamente alla ricerca, ed è qui che arrivarono risultati importantissimi, che imporranno una svolta alla medicina e alla produzione di farmaci indispensabili per la salute umana, come l’aspirina e gli antinfiammatori. Giovanissima, appena diciassettenne, aveva pubblicato il suo primo lavoro di ricerca; nel 1900 vinse un concorso che le fruttò mille lire, bandito dall’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche. Si era occupata della stereochimica in maniera sperimentale, meravigliando la commissione per l’esito delle sue ricerche tanto innovative. Dopo aver assistito a una eruzione del Vesuvio, fra il 7 e l’8 aprile 1906, condusse un approfondito studio chimico sui materiali eruttati dal vulcano. La chimica, si sa, è alla base della ricerca in ambito farmaceutico e saranno proprio i suoi studi sull’anidride fosforica a favorire la produzione a livello industriale dell’aspirina, inizialmente in Gran Bretagna; aveva infatti elaborato un metodo originale per produrre una particolare reazione chimica, la ciclizzazione, utilizzando l’anidride fosforica. Le ricerche sugli scisti bituminosi porteranno alla realizzazione di farmaci antinfiammatori. Agli scisti, che sono rocce sedimentarie scure ricche di materia organica e contenenti il cherogene, da cui si ricava l’olio di scisto, era arrivata attraverso la mappatura geologica dell’Italia, utile per capire la formazione chimico-biologica del suolo, a dimostrazione della vastità dei suoi interessi e della determinazione di produrre ittiolo nei monti Picentini, presso Giffoni Valle Piana, sostanza utilizzata per alleviare i sintomi di varie forme di dermatite: la psoriasi, l’acne, gli ascessi, e anche infezioni all’orecchio. Nel 1925 partecipa al secondo congresso di chimica pura e applicata a Palermo dove porta il suo contributo sullo studio degli scisti dei monti Peloritani. La fama di Maria Bakunin è crescente, tanto che nel 1944, quando ancora la guerra non è finita ma Napoli è stata liberata, avrà il grandissimo onore di essere chiamata da Benedetto Croce a presiedere e riorganizzare la prestigiosa Accademia Pontaniana, fondata nel lontano 1443, di cui era socia dal 1905.
Ne rimarrà presidente fino al 1952: unica donna a occupare tale carica. Nel 1947 arriva un altro incarico d’eccellenza: sarà la prima scienziata a essere nominata socia dell’Accademia dei Lincei, lo stesso giorno in cui sarà ammesso il geniale matematico Renato Caccioppoli, suo nipote. Ancora però dobbiamo fare un passo indietro: perché Maria Bakunin, pur scienziata insigne, è tanto stimata da un uomo di altezza morale come Croce? La “Signora” era una persona coraggiosa, integerrima, di carattere, dotata di sensibilità e comprensione umana, e si era distinta negli anni difficili del fascismo e della guerra con la sua determinazione e la sua forza d’animo. Non aveva esitato, nel 1938, a difendere Caccioppoli, di ideali comunisti, che aveva avuto l’ardire di cantare La Marsigliese davanti alla polizia politica del regime, rischiando l’arresto e il confino; lei assicurò che si trattava di un povero pazzo che non sapeva cosa stava facendo e lo salvò, risultando credibile. Un altro episodio esemplare accadde nel 1943: il 12 settembre le truppe naziste avevano appiccato il fuoco all’Università e le fiamme rischiavano di arrivare all’Accademia Pontaniana, con la sua preziosa biblioteca e l’Istituto di Chimica; Maria si pose davanti all’edificio e non cedette di fronte alle minacce dell’ufficiale tedesco, che alla fine dette l’ordine di sospendere l’operazione.
Maria Bakunin fu anche nella Società dei Naturalisti di Napoli, fino dal 1922, e nell’Istituto d’incoraggiamento, una antica istituzione scientifica sorta nel Regno di Napoli all’epoca della dominazione napoleonica.
È morta il 17 aprile 1960 nella sua abitazione napoletana, proprio adiacente a quell’amato Istituto di Chimica di via Mezzocannone che aveva difeso a rischio della vita.
Negli ultimi anni una serie di iniziative le ha finalmente reso onore. Un viale le è stato intitolato a Napoli, nei pressi del parco San Paolo; un premio a suo nome è stato istituito dalla Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli-Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche. Pasqualina Mongillo ha scritto su di lei la biografia Marussia Bakunin. Una donna nella storia della chimica (Rubbettino, 2008).
Le sono stati dedicati il bell’evento: Una donna dal talento visionario, che ha avuto luogo a Roma al teatro di Villa Torlonia (27 novembre 2014), la trasmissione Rai del 23 ottobre 2021, curata da Paolo Mieli, sulle scienziate fra ‘800 e ‘900, e vari convegni, fra cui l’importante Simposio del 2 febbraio 2023, che si possono seguire su YouTube.