Berthe Morisot in mostra, di Livia Capasso

Berthe Morisot in mostra

150 anni fa, il 15 aprile 1874, apriva a Parigi la prima mostra impressionista.
Fu un terremoto nella storia dell’arte. Rifiutati dal Salon ufficiale, trenta giovani pittori costituitisi nella Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs (“Società di pittori, scultori e incisori”), esposero 63 opere, in una mostra al di fuori delle vie ufficiali, nello studio del fotografo Felix Nadar. Tra i giovani dissidenti Edgar Degas, Paul Cézanne, Pierre Auguste Renoir, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Claude Monet. E una sola pittrice, Berthe Morisot. La mostra fu visitata dal giornalista Louis Leroy che, con intento denigratorio, coniò il termine “impressionismo”, desumendolo dal titolo di un quadro di Monet, Impression: soleil levant. Nonostante lo scarso gradimento del pubblico, gli artisti, che accettarono volentieri di definirsi “impressionisti”, organizzarono, dopo la prima, altre sette mostre, tutte autofinanziate, fino al 1886, anno in cui il movimento può ormai considerarsi esaurito. Con l’Impressionismo, per la prima volta, le donne pittrici formarono un gruppo solidale e si affacciarono sul mercato artistico a pieno titolo e alla pari dei loro colleghi maschi. Esposero con loro, condividendone i successi, ma anche le feroci critiche. Ancora, però, la formazione artistica delle donne si realizzava in contesti protetti, domestici o privati, ancora l’École des Beaux-Arts era preclusa alle donne. L’accesso alla pratica artistica dipendeva quindi dai mezzi economici della famiglia d’origine. E, mentre gli artisti si ritrovavano nei caffè, luogo di ritrovo per eccellenza degli impressionisti, gli incontri fondamentali delle artiste avvenivano nei musei: è al Louvre, mentre è intenta a copiare un’opera di Rubens, che Berthe Morisot incontra Édouard Manet. Le artiste impressioniste ebbero, a differenza dei loro colleghi, un tocco personale e intimo, aprirono le porte delle case in cui erano relegate le donne, entrarono nei salotti, nei giardini e ritrassero le loro amiche mentre erano intente alla lettura o badavano ai bambini.

Le celebrazioni ufficiali del 150ᵅ anniversario sono state avviate dal Museo d’Orsay di Parigi, che ha presentato in Paris 1874, Inventer l’impressionisme, dal 26 marzo al 14 luglio 2024, circa 130 opere, focalizzando lo sguardo su questa data-chiave, il 1874, considerata come l’avvio delle avanguardie. Ma più di tutti si è voluto celebrare l’unica artista presente in quella prima mostra, Berthe Morisot, a cominciare dalla mostra allestita a Nizza, presso il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret dall’8 giugno al 29 settembre 2024, dal titolo Berthe Morisot. Escales impressionistes. La mostra evoca i due soggiorni di Morisot in Costa Azzurra negli inverni 1881-1882 e 1888-1889 durante i quali la luce, la vegetazione e la stessa città di Nizza furono la sua fonte di ispirazione. A partire dal 1820, la Costa Azzurra divenne un luogo popolare per i ricchi che venivano a trascorrere l’inverno al sole e facevano costruire lussuose case sulle colline di Nizza. Avevano bisogno di decorare queste residenze e circondarsi di artisti, la città divenne quindi un luogo di ricchezza artistica che riunì artisti di ogni provenienza, fino alla metà del XX secolo. Forte fu l’impatto che la Riviera e in particolare Nizza ebbero su Morisot e sulla sua immaginazione, poiché l’artista riportò anche nell’arredamento della sua casa elementi caratteristici di Nizza.

L’esposizione da Nizza passa a Genova, presso il Palazzo DucaleImpression, Morisot, è la prima grande mostra in Italia sulla pittrice, e resterà aperta dal 12 ottobre al 23 febbraio 2025 nell’Appartamento del Doge. Sono ottantasei le opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli, pastelli, con prestiti inediti degli eredi, cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, molti dei quali inediti sulla vita dell’artista e i suoi rapporti con gli artisti e gli intellettuali dell’epoca. La mostra è curata da Marianne Mathieu, studiosa della storia dell’Impressionismo e tra le più rinomate esperte dell’opera di Morisot.

La stessa artista è a Torino, alla Gam, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea dal 16 ottobre al 9 marzo 2025 in una mostra, Berthe Morisot. Pittrice impressionista, realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, che vanta la più grande raccolta di opere dell’artista, e curata da Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin. La mostra di Torino illustra il legame di Morisot col movimento, ma nello stesso tempo fa emergere il suo stile particolare, la sua capacità di rendere l’istantaneità, la sua attenzione ai valori luministici. Protagonista indiscussa della produzione dell’artista è la luce che avvolge la superficie delle sue opere, soprattutto nelle scene en plein air. Il percorso della mostra si sviluppa in sezioni tematiche dedicate ai principali soggetti descritti dall’artista con uno stile leggero e moderno: luoghi all’aperto, paesaggi marini, giardini, interni animati da figure colte nell’intimità della famiglia o nel luccichio della vita sociale.

Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta di tante artiste, le cui opere giacevano nei depositi dei musei, oscurate dai più celebri colleghi maschi. E nelle proposte delle mostre d’autunno tanti sono gli appuntamenti con le artiste, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Niki de Saint Phalle è a Milano al Mudec, il Museo delle Culture dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025. Sempre al Mudec a settembre l’appuntamento con l’arte contemporanea presenta al pubblico la personale dell’argentina La Chola Poblete, artista, performer e attivista per i diritti Lgbtq+. Palazzo Strozzi a Firenze dedica a Helen Frankenthaler Dipingere senza regole dal 27 settembre 2024 al 2 febbraio 2025. Sempre Palazzo Strozzi dall’8 marzo al 20 luglio 2025 darà spazio a Tracey Emin. E ancora Marina Abramović a Bergamo dal 14 settembre 2024 al febbraio 2025; Anna Maria Fabriani a Palazzo Merulana di Roma dal 5 settembre al 6 ottobre; a Venezia alla Peggy Guggenheim dal 12 ottobre 2024 al 3 marzo 2025 la personale dedicata a Marina Apollonio, tra le protagoniste del movimento ottico-cinetico internazionale; a Reggio Calabria la fotografa Letizia Battaglia in Senza Fine; e un’altra fotografa Ivana Sunjic a Torino dal 7 novembre all’8 dicembre, presso la Rotonda di Talucchi, della Pinacoteca Albertina.
Berthe Morisot (Bourges, 1841 – Parigi, 1895) ha avuto un ruolo importante nella storia del movimento partecipando a sette delle otto mostre impressioniste che si sono tenute dal 1874 al 1886 (unica assenza nel 1879 per la nascita della figlia). Fu iniziata fin da piccola alla pittura, insieme alle due sorelle, dai genitori, che allestirono nel giardino di casa un atelier a loro destinato. Studiava disegno con un maestro accademico, quando nel 1868 incontrò Édouard Manet e aderì al gruppo degli artisti indipendenti, i futuri impressionisti.
Fu l’unica donna a esporre alla prima mostra impressionista, quella nello studio del fotografo Nadar con ben nove tele raffiguranti differenti soggetti; alla morte del padre fu costretta a sposarsi, scegliendo come sposo il fratello di Manet, Eugène, pittore anche lui. Nella sua vita, come le altre artiste del periodo, dovette lottare contro i pregiudizi del tempo, che trovavano disdicevole che una donna si mantenesse col suo lavoro di pittrice. Ebbe all’interno del gruppo un suo stile personale: con piccole pennellate dissolveva i contorni delle figure, lavorando sulla luce. Fu portata a dipingere interni e scene domestiche, con donne eleganti della media e alta borghesia ritratte in casa o in giardino, in varie ore della giornata.

Sempre apprezzate, le sue opere raggiungevano quotazioni maggiori rispetto a quelle degli altri impressionisti. Ma fu dimenticata come artista, fino a poco tempo fa ricordata solo come modella e cognata di Manet, per il quale posò in ben undici quadri. Sul suo certificato di morte alla voce “professione” si poteva leggere: nessuna. La culla è sicuramente la sua opera più conosciuta, raffigura la sorella della pittrice, Edma, mentre, assorta nei suoi pensieri, rivolge lo sguardo verso la figlioletta Blanche che dorme.