Quando l’anima sa leggere, di Pepita Misuraca, a cura di Giorgio Belli dell’Isca, Il Palindromo 2023, recensione di Daniela Domenici

Poco meno di quattro mesi fa ho recensito lo splendido saggio di Marinella Fiume “Donne di carta in Sicilia” nel quale la prolifica autrice ed ex Sindaca della città di Fiumefreddo traccia tre itinerari, Catania-Messina-Siracusa, Ragusa-Enna-Caltanissetta e Palermo-Trapani-Agrigento, per parlarci delle straordinarie scrittrici, più o meno note, di Sicilia
una delle “donne di carta” citate da Fiume nella sua opera è Giuseppina Barbarossa Misuraca, detta Pepita, nata a Genova nel 1901 e morta a Palermo nel 1992, che è stata una grande protagonista della vita culturale di Cefalù intrattenendo corrispondenze letterarie con alcuni dei più importanti intellettuali dell’epoca, Sciascia e Consolo tra gli altri. La sua produzione letteraria è composta da tre opere, due delle quali sono raccolte in questo affascinante volume: “I personaggi” del 1973 e “Quando l’anima sa leggere” del 1982.
Ne “I personaggi” Misuraca dà vita a un mondo fatto di tradizioni e luoghi ormai perduto che riemergono dalla memoria grazie a quadri e personaggi che l’autrice descrive con rara sensibilità e profonda empatia. Uno dei racconti di “Quando l’anima sa leggere”, il più corposo e affascinante, è “Una genovese in Sicilia” che mi ha fatto sorridere perché io, al contrario di Pepita, sono una siciliana a Genova. In questo racconto Misuraca descrive la sua scoperta della Sicilia, gli anni che ha trascorso in Libia ed Etiopia con il marito e i figli durante la seconda guerra mondiale e il suo grande impegno culturale, una volta rientrata a casa, a Cefalù.