l’ultimo dono, di Abdulrazak Gurnah, recensione di Loredana De Vita

“L’ultimo dono” (La nave di Teseo, 2024) è un romanzo di Abdulrazak Gurnah che traduce in speranza la malinconia e la sofferenza individuale spesso taciuta.
Una famiglia di emigrati si trova a dover fare i conti con la verità di ciascuno in seguito a un ictus che condurrà il capofamiglia, Abbas, verso la morte. C’è un segreto nella vita di Abbas, qualcosa che non ha mai voluto rivelare alla moglie Maryam e ai figli, Hannah e Jamal, ma la cui conoscenza porta la visione dei rapporti tra loro su un piano diverso di conoscenza e di relazione. Abbas lo confida alla moglie che lo convince, con l’aiuto di un registratore, a raccontarlo ai figli.
Così, ci ritroviamo immersi in un rincorrersi tra passato e presente che può modificare il senso del futuro e che può ricucire rapporti trascurati o volutamente interrotti.
Anche Maryam ha un doloroso segreto e il raccontarlo significa per lei non solo liberarsi ma anche rinascere. Il dono della verità è il dono della libertà ed è un dono che arricchisce più di qualsiasi altra cosa.
“L’ultimo dono” è un romanzo che narra del dolore dell’immigrazione, ma anche di dialogo, riconciliazione, speranza che, conducendo alle proprie radici, può aiutare a comprendere meglio la propria realtà e a non sentirsi mai esclusi da essa.
Abdulrazak Gurnah non tradisce le aspettative, anche in questo romanzo così malinconico che, però, apre orizzonti vasti e più completi, mette al centro il cuore delle persone, la loro intelligenza e capacità di porsi in dialogo con se stessi e gli altri.
Una scrittura profonda, tenace, mai noiosa ci guida attraverso le vicende concrete dei personaggi, ma soprattutto nelle vicende del cuore di ognuno e di questo cuore ci fa dono. Lo suggerisco.