il Natale delle artiste, parte prima, di Livia Capasso

Il Natale delle artiste. Parte prima

Nell’avvicinarsi delle festività natalizie, mi piace sottoporre all’attenzione di chi mi legge alcune rappresentazioni della Natività, realizzate da artiste, tema iconografico che ha affascinato ogni epoca. Famose sono le Natività di Giotto, Gentile da Fabriano, Botticelli, Piero della Francesca, Giorgione, Caravaggio, Tiziano, Rubens fino alle più recenti di Dottori, Botero, Gauguin, Chagall.  Tutti grandi maestri di sesso maschile! Anche molte artiste hanno affrontato questo tema, offrendo interpretazioni originali e personali, e hanno reinterpretato la Natività in modo profondo e innovativo, ma le loro opere sono poco conosciute.
Le artiste hanno offerto una prospettiva spesso più intima del Natale, resa con una maggiore attenzione alla sfera privata e alle emozioni, piuttosto che una rappresentazione iconografica tradizionale. Il loro contributo, dalle miniature ai presepi, dai dipinti più tradizionali alla street-art, dalle vetrate alle cartoline illustrate, ha arricchito e diversificato questo tema iconografico.
Ecco alcuni esempi:
Plautilla Nelli (1524-1588), monaca domenicana fiorentina e prima pittrice donna documentata del Rinascimento italiano, dipinse diversi soggetti religiosi con un’attenzione particolare alle espressioni umane emotive. Nel Codice 566, manoscritto del XVI secolo, conservato presso il Museo di San Marco a Firenze, da lei miniato, due monache domenicane pregano inserite in una scena rappresentante L’Adorazione del Bambino con la Vergine Maria e Giuseppe. Probabilmente le due monache sono l’artista stessa e la sorella Petronilla, che come lei viveva nel convento, e l’inserimento dell’autoritratto nella scena religiosa testimonia come la devozione dell’autrice la rende partecipe dell’evento.

Adorazione del Bambino con la Vergine Maria, Giuseppe e due monache – Miniatura di Plautilla Nelli

Anche Sofonisba Anguissola (1532-1625) nelle sue rappresentazioni sacre ha raffigurato i soggetti religiosi con uno stile intimo. La sua Sacra Famiglia con Giovanni Battista e Francesco, datata 1559, raffigura una scena bucolica: al centro c’è la figura della Vergine seduta, indossa un mantello fluente rosso e azzurro, e osserva amorevolmente il Bambino tra le braccia di Giuseppe offrendogli erbe e fiori mentre il piccolo Gesù gioca con la morbida barba del padre. Un giovane Giovanni Battista è in primo piano, dietro al gruppo S. Francesco. Il dipinto esprime una delicata tenerezza soprattutto nel rapporto tra madre e figlio.

Sacra Famiglia con Giovanni Battista e Francesco – Sofonisba Anguissola

Lavinia Fontana (1552-1614), pittrice italiana del tardo manierismo, nella sua Natività, conservata al Museo San Domenico di Imola, illumina i volti dei personaggi con bagliori di luce notturna. La Vergine Maria e tre angeli, inginocchiati, sono attorno al Bambino Gesù, deposto in un’umile mangiatoia e avvolto in un panno bianco; San Giuseppe, in piedi, tiene una candela in una mano e con l’altra offre una manciata di fieno all’asinello; alle spalle il bue è immerso nella penombra. In primo piano un cesto contiene le fasce del bambino, accuratamente piegate e arrotolate. La rappresentazione della vicenda sacra ha i toni della quotidianità, per i particolari realistici descritti con minuzia di gusto fiammingo.

Natività – Lavinia Fontana

Artemisia Gentileschi (1593-1653), pittrice barocca italiana, nota per la sua forza espressiva, ha realizzato diverse opere religiose su temi biblici resi con grande pathos, come nell’Adorazione dei Magi, (1636/37) conservata nella Basilica di San Procolo, a Pozzuoli. Questo dipinto realizzato durante il suo periodo napoletano, prima della partenza per l’Inghilterra nel 1638, provenendo dal Museo di San Martino di Napoli, è ritornato nella sua collocazione originaria a seguito della riapertura al culto della cattedrale di Pozzuoli nel maggio del 2014. L’ambientazione è notturna e in esterno, i personaggi, la Sacra Famiglia e il corteo dei Magi, occupano la maggior parte dello spazio. Maria è una giovane donna, porta una semplice veste e offre il bambino all’adorazione dei magi. L’infante ha le braccia aperte e lo sguardo rivolto a uno dei re magi, quello inginocchiato davanti a lui, riccamente abbigliato, che con la mano destra tocca delicatamente i suoi piccoli piedi. I re esprimono, per lo sfarzo delle loro vesti, il gusto del fastoso e del solenne. Alle spalle di Maria troviamo Giuseppe, anziano con capelli e barba grigi e il volto solcato da rughe. Un’imponente figura di un secondo re occupa buona parte della sezione destra della tela. Dietro di lui si intravedono altre figure, di cui però si scorgono solo particolari: il primo è un servitore, e dietro un terzo re con la pelle scura.

Adorazione dei Magi – Artemisia Gentileschi

Jenny Eugenia Nysröm (1854-1946) ha un legame strettissimo con il Natale, tanto che potremmo definirla l’artista del Natale per eccellenza: pittrice e illustratrice svedese, fu proprio lei a creare nelle cartoline illustrate l’immagine del Babbo Natale, questo omone sorridente, e dei suoi gnomi con le gote rosse e il cappello a punta.

God Jul (Buon Natale) – Jenny Eugenia Nysröm
Santa Claus con un bambino (sin) – Santa Claus (dex) – Jenny Eugenia Nysröm

L’irlandese Eva Sydney Hone, nota come Evie, (1894-1955) è autrice di una vetrata della Natività situata al Saint Stanislaus College di Tullabeg, in Irlanda. Originariamente formatasi come pittrice, Hone si è rivolta alle vetrate colorate più avanti nella sua carriera, ottenendo grande successo come colorista. E la sua Natività colpisce proprio per l’uso di colori accesi e contrastanti.

Dettaglio della Natività, vetrata colorata – Evie Hone

E infine il tema del presepe, che ha sempre affascinato l’artista sarda Maria Lai (1919–2013): li ha realizzati con materiali poveri, in legno, terracotta, smalto, stoffa, iuta, rinnovando un soggetto antico e caricandolo di una forte componente simbolica. Il mondo ricreato nei suoi presepi oscilla tra favola e storia, tra il fatto miracoloso, unico e irrepetibile, e l’accadimento quotidiano: un bambino qualunque che nasce in una capanna e che diventa il re del mondo, e sua madre, una giovane ragazza sposata a un vecchio falegname, che l’ha partorito da vergine. È la storia di una famiglia migrante in viaggio, ma anche quella di un Dio che è sceso in terra, l’infinito che diventa finito.
Dalle mani di Maria Lai escono manufatti poveri costruiti con sapienza antica, piccoli monumenti nati dal desiderio di pace e di fratellanza che parlano all’infanzia, perché il presepe prima di tutto è per l’infanzia e ogni suo presepio è un’invenzione inedita che non ripete mai sé stessa.

Presepi di Maria Lai
Presepi di Maria Lai

«Amo il presepe», diceva l’artista, «come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, e più rinasco»
«Amo il presepe per l’attualità delle sue migrazioni verso mete improbabili»
«Amo il presepe perché, come l’arte, è il vasto respiro di un viaggio»
«Amo il presepe perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo»
«Amo il presepe perché, nell’oscurità della notte, si fa grembo, rifugio»
«Amo il presepe perché si propone a tutti i linguaggi del mondo e come l’arte ha la possibilità di infinite interpretazioni personali».
E, contemplando uno dei suoi piccoli manufatti, immaginiamo la strada percorsa dai migranti Maria e Giuseppe, seguendo una stella cometa nel cielo, la storia di un dio che è sceso in terra. Un viaggio della fantasia, ma soprattutto quello della speranza in un mondo diverso.