Mare avvelenato, di Elena Magnani, Giunti editore 2024, recensione di Daniela Domenici

Sono appena riemersa dalla “fascinazione” che mi ha avvolto e avvinto leggendo “Mare avvelenato” di Elena Magnani, un libro superlativamente splendido nella sua drammaticità, nel suo dolore, nella sua trama così intrecciata di amore per una città, Messina, per le sue vicende, soprattutto dopo il tragico terremoto del 1908, per il suo paesaggio, per coloro che vi abitavano, in primis Tomaso, detto Maso, il protagonista principale che viene descritto dall’autrice con appassionata, ininterrotta, profonda empatia: standing ovation!
Complimenti per la contestualizzazione storica semplicemente perfetta, per la ricostruzione accurata di luoghi, usi e costumi, sembra di essere là con Maso e la sua famiglia allargata prima, durante e dopo il terremoto; magica e commovente la caratterizzazione dei/lle principali co-protagonisti/e, da Petra ad Agata, da Mimma a Neno, da zia Sofia a Biagio e a tanti/e altri/e ancora; bravissima!
E complimenti per lo stile narrativo ricco, denso, variegato, una perla rara nella narrativa contemporanea (qui parla la correttrice di bozze ed editor).
PS grazie dalla mia anima sicula che è transitata anche da Messina nei suoi tanti anni vissuti là.