il Natale delle artiste, parte seconda, di Livia Capasso

Molte artiste contemporanee hanno rivisitato in chiave personale il tema del Natale, creando opere che spaziano dalla pittura alla scultura, dall’installazione, alla street-art. Alcune di loro si sono concentrate sugli aspetti più intimi e umani della Natività, enfatizzando il legame tra madre e figlio, mentre altre hanno voluto utilizzare la Natività come pretesto per riflettere sulle disuguaglianze sociali e sulla tragedia delle guerre. Questo approccio spesso contrasta con le raffigurazioni maschili, più orientate alla monumentalità e al rispetto dell’iconografia. Le artiste hanno progressivamente trasformato la rappresentazione del Natale da un evento puramente religioso a un momento di riflessione personale e sociale, utilizzando linguaggi artistici sempre più diversificati e complessi.
Tra le artiste contemporanee:
Janet McKenzie (1949) è un’artista americana nota per le sue rappresentazioni di temi religiosi. La sua Nativity reinterpreta il tema della Natività inserendovi figure non eurocentriche, per esplorare inclusività e diversità. La sua rappresentazione della Vergine Maria, rompendo con le iconografie tradizionali, è spesso quella di una donna di colore, intorno alla quale si riuniscono, sostenendola con forza e coraggio, altre donne. L’artista in questo modo rende omaggio alla figura femminile, attribuendole un simbolo universale di integrazione e speranza.


All’artista giapponese Yayoi Kusama (1929) si ispira l’ornamento natalizio, decorato tutto intorno con i suoi tipici motivi a pois.

The Nativity di Paula Rego (1935-2022), artista portoghese naturalizzata britannica, è un racconto intimo del momento della nascita, un’interpretazione personale della scena della Natività, in cui solo la figura femminile è protagonista; è una sfida alle rappresentazioni convenzionali che valorizza l’esperienza femminile, è una storia raccontata dal punto di vista di Maria, da chi cioè ha effettivamente partorito e lo ha fatto con gran dolore.
Nel 2002 Jorge Sampaio, allora presidente del Portogallo, commissionò a Paula Rego la creazione di otto immagini basate su episodi della vita della Vergine Maria, da collocare nella cappella del palazzo presidenziale di Lisbona, Palácio de Belém, o Palazzo di Betlemme, dal nome dell’omonimo quartiere di Lisbona. Potrebbe quindi sembrare a prima vista una scelta azzardata da parte della commissione presidenziale, ma Sampaio, che conosceva l’artista, essendo stato il suo avvocato, sapeva che avrebbe ottenuto una rilettura della storia mariana dal punto di vista femminile. La stessa Rego ha dichiarato nelle interviste di non considerare le sue immagini della Vergine in alcun modo polemiche o irriverenti, anzi di averle realizzate con ammirazione e rispetto.
Le otto immagini sono quelle dell’Annunciazione, Natività, Adorazione, Purificazione al Tempio, Fuga in Egitto, Lamento, Pietà, Ipotesi, che da un lato umanizzano Maria, dall’altro la elevano in importanza al di sopra del suo figlio divino, rappresentandola in scene in cui dovrebbe figurare col figlio e invece figura lei da sola. Anche l’Adorazione dei pastori, tema che si presta alla rappresentazione pittoresca della natura e degli animali, è elaborata da Paula Rego in questo ciclo in modo che l’attenzione si focalizza come sempre solo sui personaggi.


Cristina Donati Meyer (1985), attivista per i diritti delle donne e la difesa dell’ambiente, street artist, sostiene da sempre che il luogo ideale per esporre l’arte è la strada, dove raggiunge grande visibilità e riceve apprezzamenti per la sua contaminazione tra impegno sociale e lavoro artistico. A Milano, il 19 dicembre 2023, ha installato su una delle aiuole rialzate, in piazza San Babila, il Presepe di Gaza, opera costituita da macerie e calcinacci, in mezzo a cui è adagiato il bambino Gesù. È una chiara denuncia dei bombardamenti israeliani sui civili che hanno raso al suolo oltre il 60% degli edifici di Gaza, e del massacro finora, secondo fonti di Hamas, di oltre 40 mila palestinesi, di cui quasi il 70 per cento erano donne e bambini, e più di 95.000 feriti.

Sempre a Milano, in zona Navigli, nel dicembre 2021, Cristina aveva affisso un provocatorio poster che raffigurava Babbo Natale come donna, una Santa Claus con lunghi capelli bianchi e volto femminile, in un’opera intitolata Se Dio è donna, figuriamoci Babbo Natale. L’artista ha mostrato provocatoriamente una donna nelle vesti di una delle più note icone delle festività natalizie, rovesciando il clichè maschile di un Babbo Natale maschio, e insieme anche quello di un Dio maschio e patriarcale. L’opera è ispirata alla convinzione di molti popoli antichi e primitivi secondo cui Dio era in realtà una Dea Madre.

Nel dicembre 2018 Cristina aveva affisso in piazza San Babila, all’incrocio delle vie fulcro dello shopping di lusso, l’opera Natale 2018, sfratto alla Sacra Famiglia, rappresentante una famiglia di profughi siriani in una capanna.

L’immagine rappresenta il vero senso del Natale, con gli ultimi e i più disperati, abbandonati al gelo e senza alcun sostentamento, nell’indifferenza dei benestanti Stati europei.
Maristella Angeli ci mostra un’altra versione della Natività. Nata a Foligno nel 1957, l’artista risiede a Macerata, ed elabora tematiche attuali, utilizzando varie tecniche pittoriche e grafiche. Il suo percorso artistico è progredito evidenziando nelle sue opere una particolare sensibilità cromatica; l’artista plasma figure fortemente stilizzate che puntano verso l’infinito, dove si irradia un fascio luminoso di matrice divina.

La Natività di Valerie Atkisson, artista e docente dal 2022 alla Utah Valley University, raffigura la nascita del Bambino Gesù sia in pittura che utilizzando sagome di figure in acciaio placcato in bronzo o in oro. I personaggi della storia di Natale, Re Magi, Giuseppe, Maria, pastori, capre, mucche, galline e asinelli, sono raffigurati tutti in piedi con riverente stupore attorno al bambino Gesù. Ispirata dal suo amore per i presepi provenienti da tutto il mondo, Valerie ha voluto progettare un presepe che fosse orgogliosamente realizzato negli Stati Uniti.


Il linguaggio di Anna Addamiano, nata a Roma, dove vive e lavora, passando dal disegno alla pittura, dalla scultura alla installazione, parla di un nuovo Espressionismo, connotato da una vena poetica e favolistica; la sua inquietudine esistenziale, la sua ricerca del “primitivo” si traduce in una deformazione della realtà, con una netta prevalenza del colore sul disegno. Il suo Presepe teatrale, composto da 26 sculture, di circa due metri ciascuna, esposto in chiese e musei italiani, è ora al Museo Internazionale del Presepe “Vanni Scheiwiller”, a Castronuovo di Sant’Andrea, Potenza.


Alessandra Bonci è nata a Fano nel 1963 ed ha conseguito il diploma nelle arti figurative nel 1981. Dipinge e contemporaneamente si dedica alla creazione di gioielli e piccole sculture. Nella sua Natività il bambino è avvolto teneramente nell’abbraccio della madre.

Alla fine di questa mia breve ricerca posso affermare che è stato veramente difficile trovare esempi di Natività prodotte da artiste donne, ed è alquanto sorprendente che le scene artistiche più famose sulla nascita, ruolo affidato naturalmente alla donna, siano state nella storia quelle create da uomini!