siamo l’umanità, osiamo costruire la pace per il bene dell’umanità, di Cheik Tidiane Gaye, recensione di Loredana De Vita

Cheikh Tidiane Gaye: Siamo l’Umanità

“Siamo l’Umanità. Osiamo costruire la pace per il bene dell’umanità” (Kanaga, 2024) è un libro di Cheik Tidiane Gaye in cui il pensiero della pace diventa parola e la parola azione nel quotidiano.
Il libro, infatti, ben lungi dal costruire una retorica della pace o sulla pace, è un invito a educare ed educarsi nel quotidiano alla ricerca di una pace che non sia solo assenza di guerra, ma atto costruttivo e in continua evoluzione a beneficio di tutti.
La pace, come indagata dall’autore e come sottolinea anche il Professor Paolo Ponzio nella sua introduzione, “è un atto di volontà e una pratica che inizia dalla consapevolezza di sé e si estende alla collettività”. Non può esistere “pace” senza una profonda riflessione individuale che, poi, si elevi dall’individuale per convergere, insieme al pensiero dell’altro, in una scelta che unisca ed elimini le differenze riconoscendo l’unicità di ciascuno, ma anche la profondità dell’alterità di cui ciascuno può interiormente arricchirsi.
La pace non è un argomento di discussione, ma il “logos” che unisce gli estremi e le differenze privandole di pregiudizio e odio. Solo il riconoscimento dell’altro come tale, come persona umana, rende possibile un percorso di costruzione di pace che sia duraturo e non legato agli interessi del singolo o della politica del momento o del maggior offerente.
La pace, insiste C. T. Gaye, è una scelta che si offre nel quotidiano, che elimina non solo le differenze culturali, ma anche e soprattutto le ingiustizie e le disuguaglianze che impongono un ruolo di superiorità dell’uno sull’altro. La pace si determina solo attraverso il riconoscimento dell’altro e il ricongiungimento che nel superamento delle ingiustizie e disuguaglianze rende possibile “osare costruire la pace”.
L’autore ha raccolto nel breve e pratico libro “Siamo l’Umanità. Osiamo costruire la pace per il bene dell’umanità” (Kanaga, 2024) le esperienze dei sui discorsi presso scuole o sedi di confronto in cui l’argomento “pace” è vissuto e arricchito dall’esperienza personale e dal desiderio di abbandonare i luoghi comuni che spesso si accompagnano a questo termine per attuarlo, invece, come scelta di vita.
Interessanti i riferimenti a filosofi come Aristotele, H. Arendt, J. P. Sartre e altri per illustrare il percorso di quella che appare sin da subito essere evidente come una ricerca personale dell’autore stesso, il che conferma non solo la veridicità del suo pensiero, ma l’onestà della sua ricerca.
Osare costruire la pace significa riconoscersi umani, esseri umani, persone capaci di conoscenza, consapevolezza e coscienza di sé e dell’altro affinché nella comune Umanità ciascuno possa trovare il suo posto e la sua casa.
Inevitabile, credo, il riferimento a Ghandi e la ricerca della non violenza con, però, una formula aggiornata della stessa dove non violenza non è solo il rifiuto dell’uso delle armi, ma il rifiuto di cedere ai soprusi, alle ingiustizie che si personificano nella prevaricazione dell’uno sull’altro ovunque essi siano diretti.
Ovviamente, nel discorso restano centrali temi attuali come la guerra in Medioriente, le guerre dimenticate in Africa, il processo di migrazione in cerca di un luogo possibile da vivere. Originale è anche l’attenzione alle motivazioni delle migrazioni che così tanti odi stanno ingiustamente seminando. L’autore, accanto alle migrazioni per ragioni politiche ed economiche, pone un tema altrettanto centrale e attuale, la migrazione dovuta ai cambiamenti climatici, cioè a quelle condizioni che la disattenzione dell’Uomo sta provocando sulla Terra e che ha come conseguenza ulteriore l’impoverimento dei territori e delle persone. In questa condizione e con l’aggiunta di discriminazione e pregiudizio è impossibile parlare di pace, una pace vera, una pace che non equilibri gli interessi ma renda le persone effettivamente umane.
Molti gli spunti di riflessione suscitati da questo pamplet che meriterebbero attenzione, ma una parola ancora voglio dedicarla alla bellissima poesia che l’autore ha posto in esergo al suo testo. In essa l’uomo e la pace sono rispettivamente ombra e voce, questo consente di vedere, ma non di agire, non di interrompere il ciclo della violenza e instaurare un clima di ascolto e condivisione. Solo quando l’uomo saprà essere e voce e ombra insieme alla pace, quando cioè ne avrà incarnato l’essenza, sarà possibile essere Umani: “(…) Ora sei il mio tempio/ e farò di te il mio rosario (…)/ sulle labbra mute e sugli spiriti senza speranza”.
“Siamo l’Umanità. Osiamo costruire la pace per il bene dell’umanità” (Kanaga, 2024) di Cheik Tidiane Gaye è un libro su cui tornare spesso per confrontarsi, riflettere, approfondire e scoprire percorsi che ci rendano degni costruttori di pace.