I giorni senza ore, silloge poetica di Carlo Rovello, Calibano editore 2023, recensione di Daniela Domenici

Ho avuto il piacere di leggere questa silloge poetica di Carlo Rovello che mi ha affascinato per alcuni motivi.

Sono quarantasei liriche idealmente legate da un fil rouge fatto di malinconia, di tristezza, di rimpianti e di ricordi per amori non vissuti come sarebbe stato necessario, per luoghi molto amati e poi abbandonati, per esperienze da dimenticare, per legami che sono stati importanti, per giochi e frasi che fanno ancora sorridere.

A livello stilistico colpisce piacevolmente chi scrive l’uso che l’autore fa della rima interna che dà musicalità, talvolta utilizza anche la rima baciata e/o alternata; molto interessante anche la presenza di sinestesie e di parole inusuali, arcaiche, quasi dei neologismi che arricchiscono e danno colore ai versi.

Le poesie sono ambientate soprattutto nella Liguria di Ponente e inserisco la prima, che dà il titolo alla silloge, per darvi un’idea dello stile e della bellezza delle liriche di Rovello

Fondali chiari e cime imbiancate.

Di’ la verità Liguria, non lo sai più

il perché del tuo profilo cangiante

e delle solitudini malcelate

specchiate all’ombra dei moli,

nelle marine dei pittori quotati.

Non li hai inventati certamente tu

gli stabilimenti balneari dai nomi

dozzinali e senza alcun gusto,

impregnati di biacca e fritto misto.

Solo la scia lenta di un cargo

o la malinconia delle petroliere

ancorate al largo, ci tiene qui

noi, giorni uguali e senza ore…

E ad impedire la frana interiore,

resta l’erica avvinghiata ai dirupi

e i muri a secco oramai diruti

e i massi della diga foranea.