il consumo del bronzo, la memoria delle molestie nello spazio pubblico, di Francesca Faretra

Il consumo del bronzo. La memoria delle molestie nello spazio pubblico

Nelle piazze e strade europee, alcune statue femminili portano segni di un’usura particolare: seni levigati dal passaggio di numerose mani. Toccare i seni di figure storiche o leggendarie è diventato un gesto tradizionale, giustificato da scaramanzie e desiderio di buona sorte, che, sotto un’apparenza innocua, nasconde una dinamica profonda: la normalizzazione del contatto non consensuale sui corpi femminili, anche se scolpiti nel bronzo o nel marmo. Una pratica che ci racconta molto su come il corpo femminile venga percepito e trattato nello spazio pubblico.
A Dublino, Monaco, Berlino, Brema, statue come Molly MaloneBezaubernde Julia, Frau Rhein e la Jugend mostrano i segni visibili di tale dinamica.

Nel centro di Dublino, tra Temple Bar e il Trinity College, si trova la statua di Molly Malone, commissionata nel 1988 in occasione delle celebrazioni dei mille anni della città. La scultrice è Jeanne Rynhart. La statua ritrae Molly Malone, protagonista di una canzone popolare considerata l’inno non ufficiale di Dublino. Pescivendola di Howth, villaggio a nord della capitale, morta giovane a causa di una febbre, si narra che, dopo la morte, avrebbe continuato a vagare come fantasma tra le strade della città. Non è chiaro se il personaggio sia realmente esistito o sia solo una leggenda, ma resta il fatto che Molly è diventata un simbolo della classe operaia dublinese. Tuttavia, questa simbologia sembra passare in secondo piano. La donna è raffigurata nell’atto di spingere un carro, con il seno scoperto da una scollatura. Si tratta di una scelta precisa della scultrice: la leggenda narra infatti che Molly Malone fosse pescivendola ma anche prostituta. Rynhart volle probabilmente rappresentare questa doppia vita, inconsapevole che per molti e molte dublinesi la statua sarebbe diventata «The tart with the cart» (La sgualdrina con la carriola). Il vestito scollato della statua e la sua collocazione su un piedistallo troppo basso hanno favorito l’abitudine di strofinare il seno della figura, nella convinzione che il gesto porti fortuna. Con il tempo, questa consuetudine ha causato un evidente deterioramento della parte interessata, lasciando impressi non solo i segni materiali del passaggio di innumerevoli mani, ma anche l’eredità di una tradizione e di un gesto carico di violenza e violazione.

La statua di Molly Malone, a Dublino

Questo gesto è stato ampiamente criticato. Tilly Crippwell, studentessa del Trinity College, che si esibisce come artista di strada nei pressi della statua, ha assistito spesso a simili comportamenti e lanciato la campagna Leave Molly mAlone, rivolta al Comune, a cui ha chiesto di ripatinare la scollatura della statua, scoraggiare attivamente turisti e turiste a toccarla, installare una targa informativa con la vera storia di Molly e rialzare il piedistallo della scultura — come avviene per la maggior parte delle statue maschili della città — per elevarne il valore simbolico e fisico.
«Questa è una delle poche rappresentazioni femminili a Dublino» ha affermato. «La reiterazione di questi comportamenti disgustosi è un pessimo esempio per le nuove generazioni. Il fatto che questa icona sia stata immortalata in una statua, ma ridotta al suo seno, mi sembra profondamente sbagliato».
Il Comune di Dublino ha ripristinato le parti usurate.

Una tematica simile è emersa anche in Germania, dove Terres des Femmes, organizzazione berlinese attiva da oltre quarant’anni nella lotta contro le violazioni dei diritti delle donne e le discriminazioni di genere, ha lanciato in collaborazione con l’agenzia creativa Scholz & Friends di Amburgo, la campagna simbolica Unsilence the Violence che prende il via l’8 aprile 2024. L’iniziativa coinvolge alcune note statue femminili tedesche che, come Molly Malone, mostrano evidenti segni di usura a causa del continuo “palpeggiamento” da parte di passanti: Bezaubernde Julia a Monaco, Frau Rhein alla fontana del Nettuno a Berlino, Die Jugend all’Hoetgerhof di Brema.

Bezaubernde Julia, a Monaco di Baviera

La Bezaubernde Julia, rappresenta la Giulietta resa immortale da William Shakespeare. Si tratta di una replica dell’originale veronese di Nereo Costantini (1905-1969). La statua è un dono della città di Verona alla città di Monaco, risalente al 1974. Giulietta è raffigurata con lo sguardo triste rivolto verso il basso; spesso tiene in mano dei fiori, lasciati dai passanti per richiamare a sé felicità e amore eterno. Giulietta è infatti considerata un simbolo dell’amore senza limiti, che sfida ogni ostacolo — persino la morte — incarnando speranza, passione e autonomia e rappresentando nell’immaginario collettivo felicità, speranza e amore. Nell’opera shakespeariana ha solo 13 anni, ma è fermamente decisa a scegliere da sola con chi condividere il proprio corpo. Una forma di autodeterminazione che, tuttavia, non viene riconosciuta al suo corpo di bronzo, ormai trasformato in oggetto di desiderio o portafortuna.

Frau Rhein, a Berlino

Frau Rhein, è una delle figure femminili che adornano la Neptunbrunnen (fontana del Nettuno) a Berlino, una delle più imponenti fontane monumentali in Germania, progettata da Reinhold Begas e inaugurata nel 1891. Originariamente collocata davanti al Castello di Berlino, la fontana è stata successivamente trasferita nel 1969 tra la Marienkirche e il Rotes Rathaus, dove si trova tuttora.
La fontana presenta una composizione complessa: al centro, su una roccia, siede troneggiante il dio Nettuno, alla cui base ci sono due conchiglie di bronzo sostenute da quattro tritoni (creature mitologiche dell’acqua con busto umano e coda di pesce). Sul bordo del bacino si trovano quattro figure femminili: le ninfe dei fiumi, creature completamente umane nell’aspetto considerate le parti più artisticamente compiute. Esse incarnano i quattro principali fiumi dell’ex Regno di Prussia: il Reno, Elba, Oder e Vistola, e le caratteristiche geografiche ed economiche delle rispettive regioni fluviali. Le quattro ninfe fluviali, sebbene modellate da Begas su donne diverse, mostrano tutte una tipicità femminile ben sviluppata, che lascia alle spalle la fanciullezza: non sono agili, leggere o semplicemente graziose, ma presentano corpi robusti, con spalle larghe e fianchi marcati, eppure, non mancano di delicatezza. I loro volti sono seri, composti e concentrati. In questo complesso di figure Frau Rhein rappresenta il fiume Reno: raffigurata con una rete da pesca e un grappolo d’uva, a simboleggiare la ricchezza ittica del fiume e la tradizione vinicola delle sue vallate, sottolinea l’importanza economica e culturale del Reno per la Germania. Queste quattro figure sono quelle con cui il pubblico interagisce più facilmente, data la loro collocazione, come dimostra la visibile usura dei seni della statua di Frau Rhein.

Il trittico di Brema

La Jugend è una scultura realizzata nel 1909 da Bernard Hoetger e collocata nel Hoetger-Hof di Brema, lungo la celebre Böttcherstraße, la via-museo voluta dal mecenate imprenditore del caffè Ludwig Roselius e nota per l’architettura espressionista e per la presenza di numerose opere di Hoetger.
Commissionata per il Granduca Ludwig Ernst, la Jugend è parte di un trittico di sculture dedicato al ciclo della vita femminile e si trova in mezzo ad altre due statue intitolate Abend (Sera) e Dämmerung (Crepuscolo). La scultura centrale Jugend rappresenta un ideale di bellezza, vitalità e desiderabilità. Essa incarna la vitalità dell’età giovane, ma anche la capacità dello scultore espressionista Hoetger di fondere le forme classiche con un linguaggio moderno. L’usura ne racconta invece il trattamento subito.
Accanto a queste statue sono stati affissi cartelli che riportano la scritta «Sexuelle Belästigung hinterlässt Spuren» («Le molestie sessuali lasciano il segno»), in un forte richiamo al problema della violenza sessuale spesso ignorato ma presente.
L’allegoria è chiara: proprio come le statue mostrano segni evidenti sulla loro superficie, le molestie sessuali lasciano tracce invisibili nella psiche delle donne che le subiscono.

I cartelli: «Le molestie sessuali lasciano il segno»

Sina Tonk, responsabile dei progetti presso Terres des Femmes, spiega: «Queste tre statue hanno un forte valore simbolico. I loro seni sono stati toccati così tante volte da mostrare evidenti segni di usura. Su ogni statua si riflette ciò che due terzi delle donne in Germania vivono ogni giorno: molestie sessuali». Inoltre, in questa iniziativa, tramite la scansione di un QR code, ogni passante può ascoltare brevi registrazioni audio in cui le statue “prendono voce”, simboleggiando il recupero della parola da parte delle donne che hanno subito molestie in un simbolismo che raffigura la restituzione della voce alle donne colpite da molestie. Troppe sono infatti le donne che restano in silenzio, per paura di non essere credute o di essere colpevolizzate, e spesso la società guarda altrove.

Dunque, l’iniziativa intende non solo sensibilizzare sull’allarmante dato secondo cui due donne su tre sono vittime di violenza sessuale nella vita quotidiana, ma anche ribadire che è necessario riconoscere la molestia come una grave violazione della sfera intima, senza voltare lo sguardo. «Le molestie sessuali sono un problema troppo spesso minimizzato o ignorato. Dobbiamo agire insieme affinché le persone colpite vengano ascoltate e i colpevoli ritenuti responsabili», afferma ancora Tonk.