il club dei vedovi neri, di Isaac Asimov, recensione di Antonella Sacco

Il club dei vedovi neri – Isaac Asimov * Impressioni di lettura
(Titolo originale “Tales of the Black Widowers”, trad. Mario Fois; originale pubblicato 1971, 1972, 1973, 1974; edizione italiana da me letta Universale Sonzogno, 1975)
Una raccolta di dodici racconti gialli, la maggior parte di quali pubblicati sulla rivista Ellery Queen’s Mystery Magazine, poi rivisti dall’autore e ripubblicati in un libro. Racconti in cui la logica è la chiave per risolvere i dodici misteri, di vario genere, su cui i membri del club si trovano a riflettere, una volta al mese, dopo la cena che li vede riuniti. I membri sono sei, tutti rigorosamente uomini e professionisti; la cena e i drink vengono serviti da un cameriere, Henry, che fino dal primo racconto si rivela essere il solutore per eccellenza. Ogni mese uno dei sei può condurre con sé un ospite ed è di solito questi che propone al gruppo un problema da risolvere.
I racconti sono ironici, e ancora di più lo sono le note dell’autore, con cui Asimov racconta in breve o la genesi del racconto o quali modifiche ha apportato per la pubblicazione nel libro; spesso avvisa di aver ripristinato il titolo che gli aveva dato all’inizio e che era stato modificato dall’editore della rivista, affermando che la sua scelta è migliore.
Insomma, dodici racconti gradevolissimi, nonostante – vista la veneranda età della mia edizione – un linguaggio talvolta un poco passato.