accadde…oggi: nel 1926 nasce Anna Anni, di Laura Candiani

Anna Anni, costumista e scenografa di fama internazionale

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Anna Anni nasce a Marradi, un borgo sul versante tosco-romagnolo dell’Appennino, in provincia di Firenze, il 21 novembre 1926; «fui adottata da due persone che ho amato molto, ho trascorso un’infanzia bellissima in campagna, in un borghetto medievale dove il tempo pareva essersi fermato», raccontava. Presto si trasferisce nel capoluogo, in Oltrarno, dove frequenta l’Istituto d’Arte sognando di fare la pittrice e comincia dipingendo giocattoli, foulard, ceramiche. Inizia il rapporto con il teatro come attrezzista, poi diviene acquarellista, disegnatrice e quindi costumista. L’esordio avviene per una regia prestigiosa, quella di Orson Welles, che nel 1953 le fece realizzare gli abiti per La locandiera di Goldoni e Il Volpone di Ben Jonson a Chicago. Il regista, che l’aveva contattata grazie alla mediazione dell’architetto Aristo Ciruzzi, aveva per lei grande ammirazione e la voleva accanto a sé in America, ma Anna non partì: «Mi prese il panico, che ci andavo a fare, non conoscevo nemmeno la lingua…». Nel 1954, per il Teatro alla Scala di Milano, disegnò l’attrezzeria per la messa in scena di Cenerentola. Proseguì collaborando con Mario Missiroli e l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma per cui disegnò i costumi di scena di Turcaret, una commedia del francese Lesage. In varie occasioni lavorò a fianco di Paolo Poli per le rappresentazioni di Adamov, La nemica di Dario Niccodemi e Mistica di Ida Omboni.

Anna Anni, bozzetto per costumi teatrali; 1960
Anna Anni, bozzetto per costumi teatrali; 1960

A partire dal 1960, fino al 2006, ebbe una fruttuosa collaborazione con il regista Franco Zeffirelli, con cui si conoscevano fino dalla giovinezza frequentando il medesimo ambiente artistico; per lui disegnò gli abiti sia per spettacoli teatrali che per opere liriche memorabili, in Italia e all’estero, e pure per film. Divertente l’episodio relativo al loro primo incontro di tipo professionale. Anna si presentò infatti a casa sua, a Roma, di domenica mattina alle 8 in punto. Aprì la porta con vivo stupore l’attore fiorentino Alfredo Bianchini che l’apostrofò: «Nini, o che si viene nelle case a quest’ora?». Comunque si mantenne tutta la vita una bella, affettuosa amicizia.

Anna Anni, bozzetto per costumi teatrali;1960

Citiamo innanzitutto i costumi della Lupa di Verga con una strepitosa Anna Magnani di cui Anna Anni serbava un ricordo vivissimo; era solita affermare di non aver mai più visto una recitazione tanto emozionante. Fu poi la volta dei ricchi abiti in prezioso broccato per Maria Stuarda di Schiller con la coppia di primedonne Valentina Cortese e Rossella Falk al Teatro della Pergola di Firenze; e Zeffirelli raccontava di essersi commosso nel vedere gli schizzi preparatori, tanto erano aderenti alla situazione storica. Riguardo alle opere liriche si segnalano Alcina di Händel alla Fenice di Venezia, nel 1960, che fu il suo esordio di costumista in questo campo e il debutto in Italia della celebrata cantante Joan Sutherland, e poi Turandot Don Carlo alla Scala di Milano (anche film per la televisione, 1992), Don Giovanni e una grandiosa edizione di Carmen al Metropolitan di New York per cui realizzò 480 costumi, Aida a Tokyo e all’Arena di Verona, dove ci fu un nuovo allestimento di Carmen. La collaborazione si estese anche al documentario Per Firenze (1966) e ad alcuni film: Pagliacci (1982), Cavalleria rusticana (1982), i cui abiti ― presi fedelmente dalla tradizione siciliana e ricamati a mano ― fecero epoca, Otello per il quale fu candidata agli Oscar e ai David di Donatello nel 1987. Nel 2000 per il film Un tè con Mussolini, ancora di Zeffirelli, fu candidata dalla British Academy of Film and Television Arts e vinse il Nastro d’argento. A fianco di Zeffirelli fu con i costumi dell’Aida “in miniatura” (ripresa quasi venti anni dopo per la riapertura del teatrino restaurato di Busseto, senza che la messa in scena risultasse invecchiata) e l’ultima volta in ambito cinematografico con Callas forever, interpretato da Fanny Ardant, del 2002. Ma per l’opera lirica furono ancora insieme con Don Giovanni nel 2006 all’Opera di Roma, per cui Anna superò sé stessa e fece rimanere a bocca aperta il pubblico grazie ad abiti sfarzosi che riproducevano una visione alla Goya del mondo settecentesco.

Anna Anni, bozzetto per costumi teatrali;1960

Nel cinema vanno citate altre collaborazioni, cominciando con una versione del balletto Giselle (regia di Herbert Ross, 1987, con Mikhail Barishnikov) e varie produzioni per la televisione, sempre relative a opere liriche: TurandotDon GiovanniCarmen (in due diverse edizioni, 1997 e 2003), l’episodio Turandot di Puccini, dal vivo, di una serie curata dal Teatro Metropolitan nel 2009. Per la Rai ideò i costumi di Grand Hotel Folies, uno show del 1978 con la poliedrica attrice Milena Vukotic, affiancata da Paolo Poli e Glauco Mauri, e la regia di Massimo Scaglione, e di due divertenti commedie dedicate alla maschera fiorentina di Stenterello, interpretato da Alfredo Bianchini: Stenterello re in sogno e Stenterello a Tunisi con la regia di Mario Ferrero, nel 1975.

Nel teatro lirico lavorò con tanti altri registi di chiara fama fra i quali Luciano Alberti in Parisina d’Este di Donizetti all’Accademia Musicale Chigiana di Siena, Dafne L’elisir d’amore al Maggio Musicale Fiorentino, Raymond Rouleau in Luisa Miller nella stessa sede, Sandro Sequi in Ifigenia in Aulide e I puritani al Teatro Comunale di Bologna, Orfeo di Monteverdi a Lisbona, La figlia del reggimento al Covent Garden londinese, Mauro Bolognini in Tosca di Puccini al Teatro dell’Opera di Roma, Il pirata di Bellini e Mosè in Egitto di Rossini al Comunale di Firenze. Una parte della sua carriera fu dedicata al balletto, per cui disegnò in più occasioni sia le scene che i costumi; collaborò fra gli altri con Sylvano Bussotti per Le Bal Mirò, l’uccello luce, in scena a Firenze. Alcuni spettacoli di grande prestigio furono interpretati dalla insuperabile Carla Fracci e ideati dal marito, il regista Beppe Menegatti, come Il fiore di pietraIl bacio della fataLa Péri presso il Teatro Comunale di Bologna, i celeberrimi Giselle e Coppélia a Bergamo, Hommages Romantiques al Maggio Musicale Fiorentino, La scuola di ballo al Teatro Olimpico di Vicenza, la versione danzata tratta dalla Locandiera di Goldoni, dal titolo Mirandolina, e Il principe delle Pagode alla Fenice di Venezia, infine Senso, rivisitazione del film di Visconti, al Teatro Massimo di Palermo. Per il famoso ballerino russo Rudolf Nureyev creò i costumi per Don Chisciotte e Le Silfidi che andarono in scena ad Anversa.

Parallelamente a questa impegnativa attività, non va dimenticato che Anni fu sempre una appassionata insegnante di disegno all’Istituto professionale Cellini – Tornabuoni di Firenze; raccontava: «La notte andavo a Roma sul set, il giorno dopo ero al mio posto d’insegnante», fiera di aver comunicato alle allieve e agli allievi i segreti del mestiere.

Anna Anni nel 2007 ricevette il premio di eccellenza dell’Accademia Italiana, mentre l’anno precedente ebbe il raro onore di venire omaggiata per i 50 anni di carriera e di vedere molti suoi costumi esposti a Palazzo Pitti nella mostra Dal segno alla scena, curata dagli esperti d’arte Antonio Paolucci e Carlo Sisi; fu l’occasione unica di ammirare gli abiti da vicino e di poterne osservare la qualità della realizzazione, insieme ai disegni e ai bozzetti preparatori, poi acquisiti dal Gabinetto degli Uffizi. Anni era celebre proprio per la cura dei dettagli e la precisione filologica, ma anche perché, grazie a delle fotografie che si faceva inviare, modellava come ogni brava sarta gli abiti su attori, attrici, o cantanti, cogliendo così la personalità dell’interprete, il suo volto, il suo corpo da inserire efficacemente nella messa in scena, in piena sintonia con le scelte registiche. Era nota pure per il suo carattere schivo; al momento della scomparsa, avvenuta a Firenze il 1° gennaio 2011, Zeffirelli ebbe a dire in un’intervista: «Piccolina, timidissima e però dal carattere di ferro. […] Stava troppo in retrovia. […] Sempre a dire che c’era qualcuno meglio di lei. La mia Annina era un talento raro, tutto le sembrava difficilissimo da realizzare, invece lei era la miglior disegnatrice che io abbia mai visto. Ora mi sento più solo e ho paura». Il grande regista non dovette rimanere solo troppo a lungo; si spense infatti a Roma il 15 giugno 2019.