“La commedia di Orlando” al teatro della Pergola a Firenze
Sono andata alla Pergola, ieri sera, per il debutto del nuovo spettacolo in cartellone, “La commedia di Orlando”, piena delle più rosee aspettative sia perché, da docente di letteratura inglese quale sono, mi aspettavo di assistere e applaudire una bella mise en scene di uno dei testi più importanti del Novecento, “Orlando” di Virginia Woolf, sia perché l’argomento del mito dell’androgino è uno di quelli che più mi attrae perché riecheggia anche, in qualche modo, il tema su cui ho scritto e pubblicato il mio primo libro.
Purtroppo sono rimasta amaramente delusa e sono stata alquanto indecisa se, con un dilemma amletico, scrivere o non scrivere la mia recensione, è meglio il silenzio per far capire la non approvazione o, invece, una sincera disamina? Ho scelto questa seconda ipotesi pur essendo consapevole che mi attirerò qualche riprovazione ma non mi sono potuta esimere.
Leggiamo nella brochure distribuita in sala che la regista Emanuela Giordano ha voluto fare “un’operazione metaletteraria che mette al centro della vicenda una ragazza giovane, capace dopo innumerevoli peripezie di farsi pubblicare il romanzo cui ha tanto lavorato e che, per coincidenza, ha proprio la trama di Orlando…un’originale operazione di reinvenzione che dà nuova linfa vitale a uno sforzo di scrittura già di per sé fascinoso”: peccato che tutto questo non si sia minimamente capito né, di conseguenza, apprezzato ieri sera per vari motivi.
Primo tra tutti la recitazione della protagonista, Isabella Ragonese, bravissima attrice cinematografica con un palmares alquanto corposo nonostante la giovane età ma che non possiede appieno l’arte attoriale che serve sulle tavole di un palcoscenico, totalmente diversa da quella filmica. E poi i quattro attori che dovrebbero impersonare “collaboratori”, i servitori e paggetti di Orlando, Hall, Hill, Judy e Faith, che sono costretti a spostarsi in continuazione da una lato all’altro del teatro e a recitare “di corsa”, accavallando le loro battute che risultano, purtroppo, e ci dispiace per loro, assolutamente non intellegibili; nessuno di loro riesce a ritagliarsi una propria individualità e per questo voglio dire almeno i loro nomi: Guglielmo Favilla, Andrea Gambuzza, Claudia Gusmano e Laura Rovetti.
L’unica che ha dato prova di sapere cosa sia la dizione almeno intellegibile, la declamazione che si fa sentire fino all’ultimo palco è stata Sara Biacchi nel ruolo di Mrs Virginia Grimsditch che dovrebbe ricordare l’autrice inglese.
Belle le scene e i costumi di Licheri e Cappellini che sarebbero state ancora migliori su un set televisivo data la loro lunga esperienza in quel campo e poco adeguato anche l’accompagnamento musicale, alquanto deprimente, di una fantomatica Bubbez Orchestra, forse dietro le quinte, composta da Giovanna Famulari al violoncello e Massimo De Lorenzi alla chitarra che, dice la brochure, suonano dal vivo ma non ne abbiamo le prove.
Tra gli spettatori molti studenti dell’ultima classe delle superiori, sarei felice di conoscere la loro impressione.

salve a tutti
abbiamo letto le vostre critiche che comunque accettiamo.
volevamo chiarire che suoniamo dal vivo dietro le quinte, come scelta registica,
ed evidentemente il grande sforzo che facciamo nel cercare di mantenere un ritmo onomatopeico con le parole ed i movimenti degli attori attraverso l esecuzione musicale live non viene percepito dal pubblico che a volte (raramente) pensa sia tutto registrato.
Invitiamo a teatro tutti coloro i quali non lo hanno ancora visto.
Vi aspettiamo.
grazie e saluti
bubbez orchestra
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grazie per questo vostro intervento e scusate se ho dubitato, non volevo sminurei le vostre qualità artistiche ma davvero non si percepiva che suonavate live
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“apprezzo molto meno la replica di chi non riesce a buttar giù il rospo e non ha neanche il coraggio di firmare. Non ho visto il lavoro e non posso giudicare ma altri commenti molto negativi mi sono arrivati.” LEi non ha neanche visto lo spettacolo e neanche sa di cosa stiamo parlando.Viva l’Italia sempre aperta al confronto.
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Allora rispondo serenamente.E’ un blog e non devo necessariamente firmare con il mio vero nome…E perchè mai andrebbero cestinati i commenti anonimi?Vuole per caso incontrare tutte le persone che scrivono su un blog?!Voglio aggiungere una cosa..la signora Daniela non ha neanche visto finire lo spettacolo perchè i “BUBBEZ” che come dice “suonano dal vivo ma non ne abbiamo le prove” sono usciti agli applausi suonando dal vivo come hanno fatto durante tutto lo spettacolo..quindi perchè mettere in dubbio se stessero facendo o meno il loro lavoro.Aggiungo e sottolineo anche la non citazione di un altro attore Fabrizio Odetto che ha interpretato tutti i ruoli maschili durante tutto lo spettacolo..ma forse per la signora Daniela è passato inosservato.STate sereni anche io ho i miei dubbi su quello che ho visto e non sono assolutamente di parte e non ho nulla da digerire.
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I commenti anonimi andrebbero cestinati, in primis. In secundis lo zelante autore di questo post non ha ricevuto elementari insegnamenti di bon ton, altrimenti non inviterebbe un critico ad andare a controllarsi l’udito. Il critico ha ben diritto/dovere di recensire un lavoro, soprattutto quando il contesto è confuso e non viene realizzato l’obiettivo principale di intrattenere il pubblico. Cmq se non ha altri argomenti da opporre alla recensione, purtroppo, l’anonimo si qualifica da solo, peggio per lui.
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Apprezzo molto la sincerità di Daniela Domenici, nella recensione del La Commedia di Orlando”così deve essere un vero critico teatrale, apprezzo molto meno la replica di chi non riesce a buttar giù il rospo e non ha neanche il coraggio di firmare. Non ho visto il lavoro e non posso giudicare ma altri commenti molto negativi mi sono arrivati.
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Bisogna sempre saper distinguere,e questo mi perdoni ma credo che il suo lavoro potrebbe anche “insegnare all’ascolto” ,dove finisce un disegno registico e prosegua un lavoro attoriale.Se bastasse solo il bel parlare in teatro forse la si smetterebbe di iniziare a fare il mestiere dell’attore dopo un paio di mesi di corso di dizione…e questo sarebbe una grande svolta nel panorama teatrale.A parte questo condivido alcune sue osservazioni,altre mi perdoni mi sembrano gratuite.Potrebbe provare a sottoporsi ad una visita dall’otorino prima di investire tempo e denaro seduta su una poltrona rossa.Usa aggettivi quali”deprimente” per definire un componimento musicale che mi perdoni forse solo un soggetto con poche capacità uditive può non apprezzare.
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grazie per questo suo commento
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Capita spesso ora di vedere attori cinematografici trapiantati al teatro ma non è un’operazione facile.I tempi, i modi, la possibilità di ripetere la scena più e più volte quando in teatro ti metti in gioco..o la va o la scappa, sono molto diversi e un attore può essere bravissimo in un film e inadeguato sul palcoscenico – e viceversa.
Mi dispiace, so quanto ci si resta male quando si è pronti per godersi una serata di arte e si esce delusi…….
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infatti, Fausta, purtroppo è successo, venuta via prima dell’intervallo :-(((
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