L’altro lato della medaglia al Teatro Lo Scantinato, recensione di Daniela Domenici

Ancora uno spettacolo di qualità al piccolo ma sempre accogliente teatro Lo Scantinato di Firenze: ieri sera ha debuttato “L’altro lato della medaglia”, lavoro che completa la trilogia che l’autrice, e regista, dello spettacolo, Maurizia Ronchi ha iniziato nel 2008 con “Memoria per un delitto” e proseguito nel 2010 con “Contatto per morire”, “Un giallo dalle tinte noir che si colora di brivido e sentimento mentre la recitazione trova la verità più cinematografica” nelle parole della stessa autrice.

In breve la trama: l’omicidio di una prostituta, Nadia, richiede la ricerca di una verità scomoda. La compagna della ragazza, Marta, non trova ascolto nelle forze dell’ordine. Soltanto Lorenzo Marconi, poliziotto sui generis, accoglie il suo dolore iniziando un percorso per arrivare alla scoperta della verità e far trionfare la giustizia, percorso che passa, però, attraverso un grave imprevisto. Anna, di condizione più che agiata, sorella di un europarlamentare, impegnata nel sociale, viene inspiegabilmente rapita proprio da Lorenzo. Dopo momenti di contrasto con i suoi rapitori, Lorenzo e Marta, e di aspre scoperte Anna inizia a mettere in discussione e a perdere i punti di riferimento sui quali poggiava la sua vita, si convince a collaborare alla soluzione dell’omicidio e a questo punto si apriranno per lei nuove prospettive che, naturalmente, non vi sveliamo.

Colpi di scena, emozioni, sguardi e silenzi e ancora emozioni: questo è ciò che avviene in “L’altro lato della medaglia”. Una scenografia scarna ed essenziale, un semplice ma efficace gioco di luci a connotare spazi fisici e spazi emotivi dei personaggi, un tocco di poesia nell’accostare il mondo delle favole alla asprezza della vita reale, la fragilità del reale all’eternità dell’anima. “Esporsi, questa è la prima richiesta che ho fatto agli attori”, dice Maurizia Ronchi, “i personaggi vivono emozioni forti occorreva quindi che gli attori gli prestassero tutti loro stessi. Dovevano accettare di mettersi in gioco, accettare di trovarsi in silenzi imbarazzati, sperimentare senza filtro l’odio, l’amore, il disprezzo. Tutto è vissuto dagli attori con pienezza e verità”.

E ci riescono perfettamente regalando emozioni agli spettatori che li hanno applauditi a lungo e con calore; bravo Marco Raimondi nel ruolo del protagonista, il poliziotto sui generis Lorenzo Marconi, e brave  le tre donne del cast: Anna, la donna rapita e che poi collaborerà impersonata da Marcella Soldani Benzi, Marta, la compagna della ragazza uccisa, interpretata da Beatrice Brandigi, e Laura Bassini nel ruolo di Jessica, una prostituta anche lei sui generis. Completano il cast Federico Romei che interpreta il fratello di Anna e Nicola De Rosa che è Mirko Vanzelli, collega poliziotto di Lorenzo.

Concludo con le parole dell’autrice e regista che spiega perché la sua opera si possa collocare nel filone del noir: “il protagonista è infatti un antieroe (invece dell’eroe consolatorio del giallo), mentre il crimine e la sua risoluzione passano in secondo piano rispetto alle emozioni che i personaggi vivono.”: e sono davvero tante e arrivano tutte all’anima dello spettatore.