Dentro di Sandro Bonvissuto, recensione di Daniela Domenici
Un altro libro di un autore fino a oggi per me sconosciuto mi ha “chiamato” dagli scaffali delle novità della mia biblioteca preferita, un altro piccolo capolavoro che mi ha avvinto e ammaliato sin dalle prime righe e la cui magia intrisa di soave leggerezza, di stupore continuo, di attenzione ai particolari più insignificanti pur nel dolore di alcune situazioni descritte mi ha accompagnato fino all’ultima parola.
“Dentro” di Sandro Bonvissuto, edizioni Einaudi, è composto da tre racconti di diversa lunghezza, il primo intitolato “Il giardino delle arance amare” è il più lungo, una novantina di pagine; il secondo “Il mio compagno di banco” una quarantina e il terzo” Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta” una trentina.
Sono talmente belli tutti e tre che non saprei proprio quale scegliere da mettere in cima a un’eventuale classifica, scandiscono tre momenti della storia di un uomo: il primo lo vede detenuto per un breve periodo in un carcere e ne descrive la vita “dentro”, è in assoluto la più straordinaria e commovente narrazione di vita ristretta che abbia mai letto fino a oggi; il secondo descrive la nascita casuale e l’approfondimento di un’amicizia tra due adolescenti sui banchi di una prima liceo e il terzo un momento dell’infanzia quando il protagonista ha cinque anni e deve, per una necessità contingente, imparare ad andare in bicicletta grazie all’aiuto di suo padre.
Questa breve sintesi non può rendere il dovuto merito al fascino di questo libro, serve solo per dare un’idea del contenuto; dalla quarta di copertina traggo le seguenti parole che mi trovano totalmente consonante: “Ci sono libri che quando li chiudi continuano ad abitarti, lasciandoti impressa un’emozione duratura. E’ una questione di vitalità contagiosa, d’intelligenza, d’umanità, di sguardo sul mondo…un libro d’esordio senza paragoni, essenziale e folgorante, radicato nella vita”. E dalla seconda: “Sandro Bonvissuto ha un’attitudine da speleologo dell’esistenza” e grazie a quest’attitudine va in cerca e osserva con attenzione i minimi dettagli dell’esistenza che poi ci racconta quasi con il candore di un bambino, con il suo continuo stupirsi delle cose più apparentemente banali con “la forza d’urto di una scrittura che sa convincere ed emozionare perché è al di fuori di ogni canone”: grazie, Sandro, per le emozioni che mi hai regalato.
Si, le analisi ben fatte sono sempre convincenti.
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Bella l’idea dello speleolologo, rende bene l’immagine – almeno per come me la sono fatta io: uno che lavora nel profondo ma con delicatezza….
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