Governo provvisorio della Toscana: aprile 1859 – febbraio 1861
Mi sto arricchendo trovando e studiando momenti della vita della mia città, Firenze, e siccome al momento siamo…senza sindaco, siamo in una fase transitoria, mi è sembrato simpatico proporre una pagina della “nostra” storia forse poco conosciuta che durò dall’aprile 1859 all’ottobre 1861…
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La sera del 27 aprile 1859, preso atto della mancanza di un governo legittimo, il municipio di Firenze nominò un Governo Provvisorio Toscano formato da Ubaldino Peruzzi, Vincenzo Malenchini ed Alessandro Danzini.
Il 28 aprile il governo provvisorio offrì la dittatura a Vittorio Emanuele II che però ritenne opportuno non accettare in quanto la situazione internazionale era molto fluida e soprattutto non era chiara la posizione di Napoleone III, potente e fondamentale alleato del Savoia nella guerra all’impero austro-ungarico.
Vittorio Emanuele II si limitò ad accordare la propria protezione e nominò commissario straordinario il suo inviato Carlo Boncompagni , con funzioni di capo di stato. Il commissario prima provò a formare un direttorato di tecnici, poi preso atto dell’impossibilità di proseguire in quella direzione l’11 maggio formò un gabinetto di governo con personalità locali: Bettino Ricasoli agli interni, Cosimo Ridolfi esteri ed istruzione pubblica, Enrico Poggi culto[11], Raffaele Busacca finanze, commercio e lavori pubblici, il piemontese Paolo De Caverobusacca alla guerra. Comandante dell’esercito fu nominato il generale Girolamo Calà Ulloa.
Evoluzione
La sovranità della Toscana rimase quindi intatta, ma di fatto non era più un Granducato in quanto il 21 luglio Leopoldo II, che nel frattempo aveva raggiunto la corte asburgica, abdicò in favore del figlio Ferdinando IV di Toscana il quale però né si insediò né abdicò né cedette formalmente i poteri.
Il 23 maggio i soldati del 5° corpo d’armata francese sbarcarono a Livorno, al comando del principe Napoleone Gerolamo, ed occuparono i passi appenninici per prevenire colpi di mano da parte degli austriaci.[6]
Il 29 maggio fu dichiarata l’alleanza della Toscana al Regno di Sardegna ed alla Francia nella guerra contro l’impero Asburgico. Due giorni dopo, preso atto dell’inutilità della sua presenza nel granducato, il principe Napoleone Gerolamo partiva verso la Lombardia con le sue truppe e con le truppe di volontari toscani comandate da Girolamo Calà Ulloa.
Dopo l’armistizio di Villafranca, il 1º agosto il commissario straordinario cedette i poteri al consiglio dei ministri, presieduto dal barone Bettino Ricasoli.
Vennero adottati provvedimenti tendenti all’annessione al Regno di Sardegna, come l’introduzione dello stemma di casa Savoia, della lira piemontese al posto della moneta granducale. Non si perse l’occasione per promuovere alcune opere pubbliche, soprattutto in ambito ferroviario.
Annessione e scioglimento
L’11 marzo ed il 12 marzo 1860 si tenne il plebiscito che decretò a larghissima maggioranza l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna: 366.571 voti favorevoli contro 14.925 contrari (4.949 schede annullate per forma illegittima). La Suprema Corte di Cassazione delle Province di Toscana promulgò l’annessione in data 15 marzo 1860 e l’atto formale di annessione fu firmato pochi giorni dopo, il 22 marzo; Eugenio di Savoia-Carignano divenne luogotenente del re, Bettino Ricasoli governatore generale.
L’unificazione non fu attuata di colpo, si preferì mantenere alla Toscana una ampia autonomia amministrativa che durò fino al 14 febbraio 1861, quattro giorni prima della prima convocazione del parlamento del neonato Regno d’Italia.
L’assimilazione completa e definitiva nelle strutture amministrative del nuovo Stato si concluse nel mese di ottobre dello stesso anno col decreto del nove ottobre 1861 n.274, anche se alcune leggi ed usanze rimasero in vigore per anni, oltre a quelle che furono recepite dall’ordinamento giuridico unitario.
da WIKIPEDIA
