“Raccontando i miei viaggi di colore…ipotizzando, rammemorando…” di Beatrice Bausi Busi
Vi incuriosisce l’Arte del Riuso?
Ve ne sono di diversi tipi… posso
ovviamente con cognizione di causa parlarvi della tipologia che conosco meglio,
del modo di porgere al pubblico – già in svariate personali e collettive –
l’espressione del mio personale concetto, espresso nel ciclodenominato “Le Chiazze”.
Questo dato che le operesono realizzate con una particolare ed
originale tecnica di sfondo che funge da supporto per ogni installazione, e
comporta macchie più o meno grandi in svariati colori.
Realizzo i miei quadri utilizzando
esclusivamente materiali riciclati, di “nuovo” vi sono i colori ed i materiali
adesivi. Solo in un periodo, per esigenze espositive, lo sono state le cornici.
Non faccio parte dei seguaci della TRASH ART in quanto ciò che realizzo non è
stato, come in quel caso accade, “ripescato da un cassonetto o in una
discarica” …diciamo che col mio utilizzo artigianal-artistico impedisco
piuttosto che gli oggetti utilizzati in ogni composizione vi finiscano. E il
mio grido di battaglia potrebbe definirsi “Non arrendetevi all’ovvio!”
Mi definisco ARTIGIANA / ARTISTA DEL
RICICLO, dato il percorso di vita che in giovane età – da figlia di artigiani
ed artigiana a mia volta – mi ha portata per venticinque anni nel laboratorio
familiare a perseguire differenti esperienze, a voler esplorare potenzialità e
possibilità di utilizzo della materia. Percependone d’istinto e studiandone –
con occhio critico ma aperto – trasformazioni e soluzioni. Sia per indole che
per educazione familiare, posso dire che fortunatamente il concetto “RIDUCI –
RIUSA – RICICLA” era già insito nel mio DNA.
Mi piace vedere lo stupore suscitato
da ogni quadro nello sguardo del fruitore dell’evento, quanto egli/ella si
lambicchi il cervello talvolta per cercare di risalire all’iniziale uso
dell’oggetto comune, dato che sovente un tappo …non è SOLO un tappo!
Il mio intento non si limita a
impiegare il “tempo libero” (…che in realtà non so cosa sia!) in queste
realizzazioni, intendo comunicare come porsi di fronte alla materia vedendone
lo sviluppo futuro sotto più chiavi di lettura, rivalutandone perciò appieno
anche le più minute risorse, visto che ancora in molti devono educarsi a questa
forma di rispetto che tutela l’ambiente circostante, del quale
…ricordiamocelo!… siamo solo i custodi e che lasceremo in eredità alle
generazioni successive.
Voglio far comprendere che uso in
contemporanea (com’è tipico appunto del lavoro artigianale) la mente, le mani
ed il cuore in una forma di amore e salvaguardia del pianeta che comprende in
sé pure l’esternazione della gioia di vivere, del lato divertente oltre che
estetico che può esservi nel riciclare. Perché c’è chi vive il “Rammenta che
dalla carta si riforma carta, dal vetro e dal metallo idem….” come un obbligo
noioso al quale sottrarsi appena possibile, se non addirittura da contrastare.
Come persona e come artista sono
sinceramente persuasa che le mostre possano essere un utile “svegliarino” per
chi sull’argomento ambiente si dimostri ancora troppo TIEPIDO. Certo, apporto
di una tessera all’Immenso Mosaico, il mio…. ma ognuno di noi di suddetto
mosaico è parte utile e vitale, se vuole mettersi in moto. Vi può contribuire.
Per un nuovo corretto apporto di dignità alla vita quotidiana, cui possono
pervenire tutti.
Perché “Viaggi di colore” e pure
…ipotizzando, rammemorando?
Poiché ogni quadro si esprime sia
nell’utilizzo di colori accesi, tenui o spenti ma propone anche quel che potrei
definire “Memorie e desideri realizzati con quel che gettereste via”. Vi sono
luoghi che ho visitato, opere dedicate a Nazioni o Continenti nei quali vorrei
fisicamente andare però anche luoghi ipotetici – come la parte di un progetto
più esteso definita “Incursione nel Mondo dei Golosi” – o l’indefinito Spazio
interstellare, estrinsecato nel quadro che porta quale titolo il ritornello
della canzone di Eugenio Finardi: ”Extraterrestre, portami via!” e luoghi
generici lasciati all’intuito, al sogno, all’immaginario…. Viaggio come
proposta e come evasione, percorso esoterico o vocabolo insito nel definire
l’essenza del proprio esistere….
Vi pareva che la “mia” potesse essere una mimosa come tutte le
altre? Difatti vi si rappresenta un vaso che QUALCOSA ha rovesciato, magari lo
“schiaffo” prodotto da una tenda colpita
da un colpo di vento perché vicino a una finestra aperta, chissà…. vaso fermato
nell’attimo preciso della caduta che lo capovolge, con la delicata mimosa che
vola fuori, l’acqua che fuoriesce…

La tua mimosa mi ricorda casa,
quando, bambina, la capovolgevo,
ridendo, gli occhi fissi a qualche cosa,
la rialzavo, per gustarla di nuovo.
Non solo è ecologica e esaltante,
ma si tuffa dentro la natura,
per cose che sol dopo un istante
tu butteresti nella spazzatura.
Ammiro questa gioia sorprendente,
mi piace fare splash con i colori,
facciamo insieme un sole lucente
ed appendiamolo un po’ dentro e un poco fuori.
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brava Adele 🙂
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