“Foglia volante”, primo poesi-racconto di Adele Libero
Premessa al primo poesi-racconto di Adele Libero
Ho appena finito di scrivere la poesia “Foglia volante” e, nel rileggerla, mi sembra di intravedere tra i versi due personaggi che interagiscono, sulle note stesse dei versi, si rincorrono, si parlano, coniugano le loro vite. E’ la poesia che si interseca con il racconto o viceversa ? Comunque si voglia considerare, c’è un rapporto simbiotico, strettissimo, interessante.
E’ nato così il mio primo poesi-racconto, non ne ho mai letti in precedenza né so se altri li abbiano mai scritti. Vi va di leggere e vedere che succede ?
Foglia volante (poesi-racconto)
Con un senso di spossatezza e con l’intenzione di svagarsi un po’, dopo una giornata davvero stressante, Karola si collegò a Facebook e cominciò a leggere i post degli amici. Era l’unico modo per dimenticare le amarezze della giornata, per un ora o due. Quel giorno, poi, la lavata di testa del suo nuovo capo era stata improvvisa e particolarmente pesante. E solo perché si era assentata cinque minuti, cinque, per fare una telefonata privata. Pareva che fosse cascato il mondo !!
Stasera esisto qual foglia volante,
che il cielo sa far suo, come un aliante.
Ecco, incominciava così la poesia che aveva postato la sua amica Adele. E le sembrò di immedesimarsi subito in quella foglia, ansiosa di volare e di raggiungere pianeti lontani e sconosciuti, leggera e capace di trovare la felicità in un altro mondo !!
Con me porto i sospiri di un mondo,
così leggeri che volano in tondo.
Nell’infinito non ho più pensieri,
ricordi brutti o battiti di ieri.
Accidenti, la poesia proseguiva proprio come avrebbe voluto lei. Si, girare in tondo, stordirsi, dimenticare quella tremenda giornata. Del resto, rifletteva, come si era permesso quel giovanotto, appena nominato Dirigente e trasferito da loro, di rimproverarla come se fosse stata una pivellina, senza tener conto del suo curriculum di impiegata modello, sempre attiva ed efficiente. Evidentemente era il bisogno di affermare subito la sua autorità, di superare magari le sue timidezze e di stabilire un rapporto gerarchico positivo per lui. Ma, al diavolo i suoi bisogni !! Era arrossita fino alla cima dei capelli, si era sentita umiliata e sottovalutata. Lei, che per mesi aveva sperato di ricevere la nomina a Dirigente, dopo dieci anni di lavoro sempre apprezzato; lei, stimata ed amata da tutti i colleghi e perfino dai clienti dell’Ufficio postale, che chiedevano sempre di lei, soprattutto per situazioni nuove e per loro complicate.
Invece era arrivato Marco, sto ragazzotto emiliano, un fustaccio dai capelli rossi, ben piantato e dagli occhi grigi indagatori, che camminava rumorosamente per l’Ufficio, infastidendo clienti ed impiegati, che lo avrebbero volentieri mandato in malora !!
Ma tant’è ! Karola sapeva che avrebbe potuto ricorrere all’intervento di un sindacalista, per mettere a posto quel pallone gonfiato. Ma quel giorno il collega non c’era e così aveva ingoiato il rospo !!
In questa danza dolce e appassionata,
sono fusa con te, uva appassita,
dolce a mangiare, lenta nel suo gusto,
i pugni mostro a te, così robusto,
e poi ti dò la resa nelle braccia
e divento di colpo la tua buccia.
Ecco, qui si tornava alla poesia che in parte le andava bene (soprattutto il “mostrare i pugni”), anzi, pareva che l’amica poetessa avesse letto nei suoi pensieri!! Ma quanto a dare “la resa nelle braccia”!!!
Ma – forse adesso lo stava realizzando – Marco non le era stato indifferente fin dal momento delle presentazioni. Aveva provato quel tuffetto al cuore che da anni era mancato. Da quando, più precisamente, aveva dovuto lasciare Aurelio, il suo “primo-amore-uomo-sposato-che-poi-la-lascio-mia-moglie”, che, ovviamente, non aveva mai lasciato, facendola macerare per anni nel suo monolocale, dove solo rado riuscivano a stare insieme in attimi indimenticabili, inesorabilmente seguiti da notti di solitudine e pianto !
Erano passati quasi due anni, da allora, e la vita era proseguita sul monotono viale del “lavoro-casa-
domeniche-da-sola”. I genitori erano mancati da tempo e le poche amiche erano ormai tutte sposate e con bimbi piccoli per cui una domenica da loro equivaleva ad un assalto alla fortezza (lei-che-portava-sempre-dolci) seguito da ore di giochi defatiganti (acchiapparella, canzoncine, dondolami sull’altalena, etc etc).
Così, piano piano, il cuore di Karola si era quasi gelato, anche se talvolta qualche lettura più emozionante o qualche fiction in Tv riuscivano a riaprire lo scrigno dei sentimenti.
Intanto per quella sera era abbastanza. Spense il pc ed andò a letto. L’indomani sarebbe stato un giorno uguale e già sentiva la polvere del tempo posarsi sui suoi capelli, sulle labbra un po’ meno brillanti e belle di qualche anno prima, sul suo seno, da troppo tempo privo di carezze!
Ma le strade della vita sono a volte sparigliate dagli avvenimenti. Il giorno dopo Karola entrò puntualmente in Ufficio, anzi stava ancora sull’uscio quando Marco la chiamò dalla strada, trafelato, con un mazzolino di roselline rosse in mano. “Signorina Karola…!!” , lei si girò stranita, guardando la corsetta di Marco che, goffamente, brandiva il mazzo di rose quasi come una stampella per trovare il suo equilibrio!
“Scusi”, esordì, lanciandole uno sguardo con occhi grigio-azzurri-assassini (non grigi come aveva fino a quel momento osservato Karola. “Mi scusi, per ieri. Sono stato uno stupido screanzato a redarguirla in quel modo ! E pubblicamente. Sto qui da poco, lo sa anche Lei, ed ho paura di perdere il controllo!! Mi perdona ? ” . Chissà perché a Karola venne proprio da ridere.
i pugni mostro a te, così robusto,
e poi ti dò la resa nelle braccia
e divento di colpo la tua buccia.
Ma era una risata felice, liberatoria. La poesia era stata profetica. Quegli occhi dicevano che sarebbero stati bene insieme, ridevano con lei, gettavano ponti nell’infinito dei misteri dell’amore. Avrebbero riso, pianto, fatto l’amore, litigato ! Ma – oh Dio mio – qualcuno sapeva se lui era sposato ?
Foglia volante
Stasera esisto qual foglia volante,
che il cielo sa far suo, come un aliante.
Con me porto i sospiri di un mondo,
così leggeri che volano in tondo.
Nell’infinito non ho più pensieri,
ricordi brutti o battiti di ieri.
In questa danza dolce e appassionata,
sono fusa con te, uva appassita,
dolce a mangiare, lenta nel suo gusto,
i pugni mostro a te, così robusto,
e poi ti dò la resa nelle braccia
e divento di colpo la tua buccia.
Quando riapro gli occhi, nella stanza,
rivedo questa foglia ch’ancor danza.
Mi ruba gli occhi la malinconia,
non resta che cantar la mia poesia.
