“La favola di Suonolandia” di Adele Libero
Cari bambini,
c’era una volta Suonolandia, un paese piccolo ma bellissimo, dove tutti avevano nomi musicali e vivevano serenamente cantando e suonando.
Il Re di questo reame si chiamava Bemolle, un tipetto un po’ flaccido e grassoccio, ma tanto simpatico, dalla voce baritonale, che al mattino dava una sonora sveglia a tutto il castello.
Sua moglie, la regina Falasi, aveva il suo bel daffare con la piccola Doremi, di un solo anno, una splendida bimbetta che sorrideva all’ascolto della voce del papà e della banda, che passava sotto il castello mattina e sera.
Il tempo trascorreva felice: gli abitanti lavoravano e conducevano una vita normale, esercitandosi ogni sera nel canto che, invariabilmente, ogni domenica culminava in un piccolo spettacolo nella piazza del reame, dove si alternavano i vari cittadini-cantanti.
Sulle ali del tempo volavano gli anni e Doremi cresceva alta e robusta. Ma, ahimè, la fanciulla non era del tutto soddisfatta del suo aspetto: nel bel faccino liscio e roseo, infatti, punteggiato da due occhi di un bel blu, si era sviluppato un naso un po’ troppo grande, a forma di ponticello e così la ragazza ogni mattina si guardava nello specchio e diventava ogni giorno più scontenta e più triste.
Alla sua malinconia, naturalmente, corrispondeva quella del padre e della madre, che si intenerivano al pensiero della sua infelicità, diventando a loro volta tristi. Il velo di tristezza, così, coprì pian piano tutto il reame che, a dispetto del nome di Suonolandia, iniziò a diventare sempre più silenzioso e sconsolato.
Il Re Bemolle, una domenica che non vi fu nessuna rappresentazione canora, finalmente capì che occorreva fare qualcosa. Allora ordinò che fossero rotti tutti gli specchi del Reame così che Doremi, non potendosi più guardare, si sarebbe rispecchiata negli altri e sarebbe tornata felice.
Nei primi giorni avvenne proprio questo. Una volta rotti tutti gli specchi, la ragazza si sentì più serena e un mattino tornò perfino ad intonare la sua canzone preferita. Nel pomeriggio del giorno stesso, però, volle andare nelle cucine reali per chiedere di preparare al Re il suo piatto preferito e lì tra padelle lucidissime e vassoi d’argento rivide la sua immagine e il suo naso che, le pareva, era nel frattempo ancora aumentato di volume.
L’improvvisa delusione la fece scoppiare in un pianto dirotto e inconsolabile. Il Re comprese, così, che non era bastato eliminare gli specchi. Si doveva adottare qualche nuova misura.
Il mattino dopo, mollemente, il Re Bemolle si recò nel bosco, per incontrare le fate che – si diceva – avevano una soluzione per tutto. Quando si sedette per la stanchezza in una fresca radura gli si fece incontro la fata Pentagramma, che indossava un bellissimo abito bianco, con righe nere e note disegnate sopra ! una volta saputo cosa era venuto a chiedere il Re, Pentagramma gli disse che si doveva recare nel regno di Colorandia dove si vociferava che il Re Bludiprussia possedesse mille e mille formule magiche.
Superando la sua naturale pigrizia, ancora una volta Bemolle si mise in marcia, il giorno dopo, per Colorandia. Il reame era stupendo: ogni strada aveva un colore diverso dall’altro, le case erano spesso dipinte di vari arcobaleni o di murales rappresentanti panorami e bellezze naturali. Insomma ci si immergeva davvero nei colori e qualsiasi visitatore restava incantato!
Ma Bemolle non desiderava altro che parlare con Bludiprussia. Questi per fortuna lo ricevette subito e cominciò a grattarsi la testa, facendo scendere piccole scintille dorate. Poi dette il suo responso: nel bosco c’era una fonte nascosta, poco conosciuta, che faceva zampillare un liquido in grado di cancellare, se apposto su una parte del corpo, il relativo difetto. Dunque l’interessata Doremi, e solo lei, doveva trovare la fonte e attingere un po’ del prezioso liquido per rivoluzionare il suo aspetto, cancellando proprio quella parte di naso che non gradiva.
Bemolle, ben lieto di aver ricevuto un suggerimento così importante, salutò il suo amico con un bellissimo assolo – se non erro una parte di un’opera di Giacomo Puccini – e tornò al suo castello.
Doremi fu lieta e spaventata insieme dalla notizia che le portò il Re. Ma era troppo decisa a trovare una soluzione al suo problema e così il mattino seguente, equipaggiata con pochi, preziosi oggetti tra i quali una boccettina per raccogliere il liquido, partì.
Le prime ore nel bosco trascorsero lietamente: uccellini cantavano, scoiattoli si rincorrevano, il tiepido sole favoriva il suo andare. Provò a chiedere agli uccellini se conoscevano la fonte. Ma questi non sapevano parlare e con qualche rapido cip cip la salutarono e scapparono altrove. Anche gli scoiattolini non potettero rispondere alla domanda e saltellarono via, ridendo della fanciulla.
Si stava facendo sera e Doremi raccolse bacche e noccioline per nutrirsi, si infilò sotto una coperta che la Regina le aveva fatto portare e subito cadde in un sonno profondo.
All’alba le parve di sentire un suono strano, come di una cascata in lontananza. Corse in quella direzione e scoprì, dietro alberi e foglie, una piccola sorgente. L’acqua trasparente era invitante ma prima che potesse sporgersi per bere, Doremi notò una farfalla con un’ala si ed una no !! Qual mistero era quello ? dopo poco vide giungere uno scoiattolino che voleva bere. Ma appena immerse il musetto nell’acqua esso scomparve, insieme ai denti ed a tutto il pelame ! Doremi comprese che era quella la fonte magica e che non doveva bere, bensì attingere solo qualche goccia per utilizzarla a casa.
Così fece e cominciò il viaggio del ritorno. Lungo la strada incontrò, però, una vecchina, dall’aspetto davvero stanco e dolorante. Le si avvicinò e quella disse che stava morendo di sete. Aveva forse lei un po’ d’acqua ? in verità Doremi aveva solo la sua ampolla speciale, ma vide che l’anziana aveva bisogno subito di bere e così le dette un po’ della sua acqua. La donna, per fortuna, non sparì, si dissetò, ringraziò e se ne andò.
Dopo qualche tempo la scena si ripetette con un bambino, stanco ed affamato anche lui. Doremi colse bacche e castagne e gli dette ancora un po’ di acqua, che stava ormai per terminare.
Prima del castello, infine, la fanciulla incontrò un bel cagnolino, con la lingua penzoloni, che con occhi supplichevoli le si avvicinò scodinzolando, chiedendo a suo modo anche lui di bere.
Che fare? Dare le ultime gocce al cagnolino o tenerle per sé ? un bel dilemma davvero. Ma Doremi era cresciuta nell’amore e nell’armonia e non poteva pensare di essere così egoista da far stramazzare il povero animale. Così gli dette le ultime gocce preziose e ripartì.
Il cagnolino, ripresosi con quell’opportuna bevuta la seguì fino al castello.
Qui Doremi, ormai stanchissima, pensò di andare subito nella sua stanza a riposare. Ma strada facendo incontrò sua madre la Regina, che la guardò e gettò un urlo di sorpresa e di piacere!! Ohhhh sì, sua figlia era riuscita a rimpicciolire quel grosso naso, che bello !! Doremi sulle prime non comprendeva. Ma come, se non aveva proprio bevuto o usato quelle gocce, come poteva essere mutato il suo aspetto?
Si precipitò nelle cucine e i vassoi d’argento le mostrarono il cambiamento: il suo viso era splendido, con il suo naso perfettamente adatto, piccolo e grazioso !!
Solo col tempo Doremi comprese che quel viaggio nel bosco era stata una prova voluta dal Destino: era stata verificata la bellezza della sua anima, la sua capacità di comprendere gli altri e di donare anche qualcosa di veramente importante e prezioso! Ed allora scoprì che tra la bellezza del corpo e quella dell’anima è questa seconda la più apprezzabile e necessaria.
Naturalmente da quel giorno a Suonolandia si ripresero le vecchie abitudini canore e tutte le domeniche la stessa Doremi, in compagnia del suo fedele cagnolino, si esibiva in qualche bellissima melodia sentimentale !!
