Alcune considerazioni su Brexit, di Adele Libero

 

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Abbiamo appreso, con stupore, della decisione dei cittadini del Regno Unito di uscire dall’Unione europea. Nel loro pieno diritto hanno, quindi, valutato che erano più i contro che i pro ed hanno deciso di riconquistare la loro piena sovranità ed infatti, non a caso, il 23 giugno è stato ribattezzato Indipendence Day.

 

Stranamente il Vecchio Continente non si aspettava questa decisione, dettata forse dalla paura di un eccessivo flusso migratorio verso il Regno Unito, dalla pletora di norme, non sempre sensate, che sono state fissate nei commerci e nelle produzioni nazionali, dalla miriade di leggi europee che a volte contrastano con quelle nazionali. .

 

Ma forse se invece di chiedere l’uscita dall’Unione europea, si fosse chiesto ai britannici se avevano intenzione di lasciare il mercato comune, forse la risposta sarebbe stata affermativa. Forse nei prossimi giorni si accorgeranno che senza questo sistema di liberi scambi essi si troveranno di nuovo in uno splendido isolamento e dovranno avviare nuovi negoziati con gli europei per tentare di recuperare questo gap.

 

Intanto, però, non sorprendentemente, i mercati azionari hanno bocciato sia la sterlina, che ha perso circa l’8%, che le borse valori, nell’incertezza degli sviluppi futuri. E neppure stranamente hanno pagato quelle borse valori di stati europei che non hanno impedito questa scissione, ma potrebbero aver innescato anche un flusso di altre separazioni, che nuocerebbero notevolmente all’Europa, svuotandola gradualmente del suo contenuto/valore.

 

E l’Italia ha pagato un prezzo molto alto, registrando una perdita assolutamente esosa. Anche qui gli investitori hanno visto negativamente un possibile disgregamento dell’Unione Europea, che rimetterebbe a nudo tutti i problemi insoluti del nostro paese: dall’elevatissimo debito pubblico, che nessun governo vuole, scusate il bisticcio, governare, alla crescita della disoccupazione, allo zoppicare dell’economia, scossa da mille problemi come la mancanza di investimenti e la corruzione del settore pubblico, che inficia il libero svolgimento di gare d’appalto.

 

Nelle settimane a venire, probabilmente, la situazione migliorerà, specialmente se i Leader europei daranno vita a provvedimenti ad hoc, ma la lezione, pesantissima, dovrebbe poter instillare nei Leader stessi il dubbio che forse è meglio ascoltare la voce del popolo e le sue esigenze di crescita dell’occupazione, di maggiore sicurezza, di un migliore welfare, che non soltanto le esigenze di bilanci statali perfetti. Forse è meglio perdere qualcosa sui mercati finanziari che scontentare i cittadini per i quali l’Unione è stata a suo tempo realizzata.