La Sardegna bandisce il linguaggio sessista dalle comunicazioni ufficiali, da me tradotto e rielaborato

 untitled

Il consiglio regionale della Sardegna ha approvato una legge che bandisce il linguaggio sessista intendendo che le comunicazioni ufficiali devono usare la forma grammaticalmente femminile ei titoli e delle professioni quando si riferiscono alle donne.

Per esempio le consigliere verranno chiamate “consigliera” invece di “consigliere” e le prefette “prefetta” al posto di “prefetto” in tutti i documenti amministrativi, nella corrispondenza e nei nomi degli uffici.

“Le parole che usiamo sono importanti; definiscono ed evocano persone e cose” ha dichiarto la consigliera Anna Maria Busia che ha proposto questo cambiamento “il diritto a essere riconosciuto/a ol proprio nome è un diritto costituzionale”.

La legge sul genere, parte di una più ampia “legge di semplificazione”, dichiara che entro sei mesi il consiglio dovrebbe adottare “una lingua non discriminatoria rispetto al genere”.

Inoltre anche tutti i testi esistenti devono revisionati per “promuovere una nuova consapevolezza linguistica”, ha scritto il quotidiano La Nuova Sardegna.

Busia ha detto che alcune persone sostengono che le forme femminili dei titoli “non suonano bene” ma è semplicemente una questione di abituarsi ad ascoltare le parole.

“Perché avvocata è una parola brutta ma non maestra o impiegata? La verità è che le forme femminili delle professioni diventano discordanti solo quando si sale nella scala professionale”.

Un libro del 1987 che analizzava il genere in italiano “Il sessismo bella lingua taliana” di Alma Sabatini, è stato il primo a raccomandare di evitare l’uso di un “maschile generico”, per esempio uomo quando ci si riferisce alle persone in generale.

Sabatini scrisse sulla teoria linguistica della relazione tra gli oggetti e le parole usate per descriverli sostenendo che usando il maschile per riferirsi a gruppi includenti donne indebolisce il ruolo delle donne nel gruppo.

In seguito alla pubblicazione dell’opera l’Accademia della Crusca – l’accademia linguistica italiana – ha aggiornato la sua guida dicendo che non era corretto evitare di usare la forma femminile quando ci si riferisce alle donne.

Più recentemente la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha sottolineato l’importanza della lingua nella lotta per l’uguaglianza di genere.

Boldrini ha chiesto ai/lle colleghi/e di riferirsi a lei come “la Presidente” invece che “il Presidente” e ha sostenuto che la lingua italiana dovrebbe evolversi insieme con la società poiché più donne sono in posizioni di potere.

http://www.thelocal.it/20161013/sardinia-bans-sexist-language-from-official-communication