Il filo della formica, di Adele Libero

Chissà qual è nel filo di formica
la sua preoccupazione principale,
quando d’inverno, chiusa nel suo guscio,
attende il ritornar di primavera.
Né sa se come e quando la caverna
di nuovo s’aprirà al cocente sole
e rivedrà la luce ed i colori,
per tanti mesi grigi e senza sale.
Ma l’Uomo già conosce il suo domani,
pure se in fresca età è qual gigante,
eterno, grande, a spazio esorbitante,
nel suo celeste prato dell’amore.
Ma poi d’inverno, chiuso nel suo guscio,
con le spalle piegate dal passato,
trattiene il fiato per non domandare:
ma che sarà di me, nel tardo andare?