accadde…oggi: nel 1669 nasce Aurora Sanseverino, di Giuseppe Pace

Aurora Sanseverino, una “stella cadente” nell’Ambiente letterario del Sannio alifano e molisano

L’aver conosciuto da poco tempo, a Padova, una Gaetani, discendente di Aurora Sanseverino, mi induce a riscrivere un articolo in omaggio ad una donna estranea dell’ambiente campano e piedimontese, ma nei quali si immerse bene valorizzandoli.

Indubbiamente l’Ambiente campano e del Sannio Alifano non sono ambienti sociali scarsi di letterati, ma pochi sono noti ai più e nelle sue scuole. Un ambiente letterario per essere scandagliato richiede una sintesi tra scrittori e poeti interni ed esterni che comunicano, anche a distanze di tempo e di spazio non minime.

Come una sorta di stella cadente (nella notte di san Lorenzo, festeggiato nel vicino comune beneventano di San Lorenzello) giunse a Piedimonte d’Alife, dove morì nel 1730, moglie del nobile piedimontese Niccolò Gaetani, Aurora Sanseverino, una bella donna e di vasta cultura per il suo tempo: non ancora emancipato per il genere cosiddetto debole, anche se Aurora andava già a caccia. Ella eccelse anche in sonetto che si ricorda perché indice di cultura notevole con il dubbio e l’indecisione che si annidano solo e soltanto in persone colte:

“Che fai, alma, che pensi? Avrà mai pace. De’ tuoi stanchi pensier l’acerba guerra, che in dubbia lance il viver mio disserra. Tra gelo ardente e tra gelata face? S’io miro al ben, che mi alletta e piace, Dice, chi più di me felice in terra, Ma il geloso tormento, che mi atterra. Ogni mia gioja poi turba e disface. Cosa muovon fra lor fiera tempesta. Contrari venti, e il timido nocchiero. Si aggira indarno in quella parte e in questa. Lassa e ben calco io pur dubbio sentiero, E la speme or si affretta ed or si arresta, E mi attrista egualmente il falso e il vero.

Aurora San Severino fu una femminista per antonomasia per il nostro Sannio Alifano. Donna bella e appassionata di diverse forme di arte, fu anche tra i più importanti salotti e committenti di musica del Regno di Napoli. Nacque a Saponara nel feudo di proprietà della sua famiglia nella Calabria Citeriore il 28 aprile 1669. Nacque da Carlo principe di Bisignano, conte di Chiaromonte e della Saponara fu e da Maria Fardella principessa di Pacecco di nobilissima famiglia Trapanese. Sin dalla più giovane età i suoi genitori notarono l’indole non comune della piccola e i suoi talenti, cosa che li spinse a prestare un’enorme attenzione alla sua educazione ed istruzione.

Ella apprese sotto la guida di vari precettori il latino, nel quale divenne ben presto esperta traduttrice di molte delle opere che sono giunte oggi sino a noi. Fu anche abilissima nello studio della filosofia, grazie alla quale affina il suo ingegno e il suo intelletto. Era dotta anche in musica e storia, ma la sua passione era la poesia. A 13 anni fu data in moglie il conte Girolamo Acquaviva di Conversano del quale rimase ben presto vedova. Per distrarla dai tristi eventi, fu in seguito condotta dal padre a Palermo, dove si distinse non solo per la sua bellezza, ma anche per le sue facoltà intellettive. Tornata in Napoli si lega, in seconde nozze con Niccolò Gaetani d’Aragona conte di Alife, che fu poi Duca di Laurenzana.

Alla sua bellezza si aggiungevano le sue doti d’ingegno e un contegno affabile e signorile. Il suo era uno dei più rinomati salotti in cui si riunivano letterati ed oratori. Amante della musica, si dilettava assai bene nel canto componendo lei stessa delle arie e delle cantate. Inusuale forse a quel tempo, era la sua passione per la caccia, che la vedeva come una novella Atalanta, far arrivare nelle case degli amici napoletani, cinghiali da lei uccisi.

Avventurosa fu ella non meno per le doti dello spirito, che per gli avvenimenti di sua vita, e per la prole che ella ebbe, avendo data in isposa al suo maggior figliuolo il conte di Alife la principessa Maria Maddalena di Croix de’ Duchi d’Aure. Le splendide pompe e quasi reali, onde si festeggiarono dai nobili sposalizi furono descritte in una lettera indirizzata al Signor Silvio Stampiglia in Vienna nel Dicembre del 1711, e queste medesime vennero da illustri poeti in Napoli ed altrove celebrate. Oltre di essere stata Aurora annoverata fra gli Arcadi lo fu ancora tra gli accademici spensierati di Rossano ed ascritta ad altre letterarie adunanze.

Ella si spense a Piedimonte Matese nel 1730 lasciandoci un esempio di raffinatezza non comune neppure per le nobildonne dell’epoca. A Piedimonte Matese la biblioteca civica porta il suo nome e, come ben mi ricordava la sua parente “patavinizzata” Padova, come me, anche la chiesetta di santa Maria delle Grazie porta il suo nome.