accadde…oggi: nel 1807 nasce Marietta Brambilla, di Angelo Mattera

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Nacque a Cassano d’Adda il 6 giugno 1807, primogenita di cinque sorelle, tutte cantanti. Dal 1821 all’agosto 1826 studiò al conservatorio di Milano con il maestro Secchi.
Il suo debutto avvenne nel 1827 all’His Majesty’s Theatre di Londra nella rossiniana Semiramide (ruolo di Arsace), a fianco di Giuditta Pasta e di F. Galli: pur con qualche riserva riguardante l’attrice, piuttosto immatura, il pubblico e la stampa furono concordi nel sottolineare la bellezza della sua voce, il suo stile e la bontà del metodo impartitole. Confermata ancora a Londra, cantò successivamente varie opere del suo repertorio (Ricciardo e Zoraide,Zelmira di Rossini, Il crociato di G. Meyerbeer, Giulietta e Romeo di N. Zingarelli, ecc.) e prese parte anche a diversi concerti in altre città inglesi, insieme con la Pasta. Rientrata in Italia nel 1828, cantò dapprima a Novara, poi, nell’aprile e nel maggio 1829, al Teatro Carcano di Milano; nel carnevale 1829-30 fu al Teatro La Fenice di Venezia, dove partecipò alle “prime” della Francesca da Rimini di P. Generali (26 dic. 1829) e della Rosmunda di C. Coccia, e nella stessa stagione apparve anche al Filarmonico di Verona, interprete della prima esecuzione di Malek-Adel di G. Nicolini (8 febbr. 1830). Si recò quindi a Barcellona e vi rimase due anni, acclamatissima al Teatro Liceo. Costretta a ritornare in Italia, dato il clima a lei sfavorevole, il 26 dic. 1833 fece il suo esordio al Teatro alla Scala di Milano, creando il ruolo di Maffio Orsini nella Lucrezia Borgia di Donizetti e tale fu il suo successo da oscurare quasi quello della protagonista, Henriette Clémentine Méric-Lalande, e degli altri cantanti (L. Mariani, F. Pedrazzi e D. Spiaggi). L’unanimità dei riconoscimenti da lei riscossi le valse la riconferma al teatro scaligero per la stagione successiva (primavera 1834) e in seguito per numerose altre ancora, dall’estate 1836 al carnevale 1842, interprete di molte prime esecuzioni, fra le quali si ricordano quelle di Belisario (20 ag. 1836) di Donizetti, del Giuramento (11 marzo 1837) di S. Mercadante, delle Nozze di Figaro (13 febbr. 1838) di L. Ricci, di Un duello sotto Richelieu (17 ag. 1839) di F. Ricci, della Vestale (18 ag. 1841) del Mercadante e di Saffo (6 genn. 1842) di G. Pacini. Udita a Milano da Rossini, fu da questo scritturata per il Théâtre Italien di Parigi, dove esordì brillantemente l’11 dic. 1834 con Semiramide, alla quale seguirono Anna Bolena,Ricciardo e Zoraide e altre opere che la compagnia italiana ripeté a Londra nel 1835, oltre la Cenerentola. Dal 1837 al 1842 la B. fu per più stagioni acclamata al Kärntnerthortheater di Vienna e in modo speciale nella prima della donizettiana Linda di Chamounix (19maggio 1842), nel ruolo di Pierotto. In Italia cantò ancora nel 1838 al Teatro Comunale di Trieste, salvandone la stagione autunnale, e nell’estate 1841 al Teatro Nuovo di Padova. Comprimaria al Théâtre Italien di Parigi nel 1842, continuò ad ottenervi grandi successi nel 1843 e nel 1844, in particolare il 14 nov. 1843, quando interpretò la parte di Armando di Gondì nella prima apparizione parigina della Maria di Rohan – partecomposta da Donizetti per il secondo tenore e ch’egli stesso revisionò per la B., contralto – e nel Matrimonio segreto di Cimarosa (1844). Nel 1844 la B. si fece ascoltare ancora all’Her Majesty’s Theatre di Londra e ripetutamente in seguito, fino al 1848, anno in cui, per le vicende politiche italiane, rifiutò ogni offerta e ritornò in Italia. Nel 1856 sposò il nobile F. Furga Gornini e si ritirò dal teatro; alla morte del marito (1860), ormai stabilitasi a Milano, vi tenne a lungo una scuola di canto, dalla quale uscirono artisti di valore. Pubblicò, inoltre, Esercizi e vocalizzi composti per voce di soprano con accompagnamento di pianoforte, Milano s. d. e, secondo il Fétis e lo Schmidl, anche una raccolta di Ariette, un duetto e un’altra raccolta di melodie intitolata Souvenir des Alpes (Milano s. d.).
Morì a Milano il 6 nov. 1875.
La sua voce, fra le più complete che si ricordino della sua chiave, univa all’eccezionale vastità della gamma (due ottave, dal sol basso al sol sopra la quinta linea) una potenza e una espansione non comune dei suoni. Solo pochissimi dei magnifici contralto ottocenteschi (in particolare: la Pisaroni, l’Alboni, Barbara Marchisio e la Biancolini) poterono vantare una voce altrettanto fenomenale. La dovizia dei mezzi e la sorprendente vocalizzazione, tuttavia, frenate dal gusto innato e dalla sua misura, quasi mai ne fecero scadere il canto ad effetti stentorei o barocchi: esso, al contrario, fu più di sentimento e d’intelligenza che di virtuosismo.