il mondo ha bisogno di carezze, di Tiziana Mignosa

Ha un suo perché

e una Bellezza misteriosa

il ramo del fiume che s’incanta

di fronte al tessuto di seta

che lungo il percorso incontra

 

Ma se la sete di possesso

imprudente asseconda

lo afferra

e nell’imbriglio le sue fibre

rovinosamente strappa

 

 L’Amore quand’è vero

non tiene chiuso il pugno

ma lascia il palmo aperto

il mondo ha bisogno di carezze

e non d’essere afferrato

 

Lo stesso accade ai sassolini

quando sul guado del fiume

-che lentamente scorre-

tra l’acqua e il sole

gioiosi luccicano

 

se il desiderio d’afferrarli

il pensiero insano accende

di portali a casa

tacciono e si spengono per sempre

senza più vigore

 

Non c’è Bellezza alcuna

che può fiorire veramente

dentro un pugno chiuso

che dice di proteggere

e invece stringe e soffoca

 

tiziana mignosa

settembre duemiladiciassette

 

Come sempre l’autrice parla per metafore e attraverso questa poesia ci racconta la sua visione dell’Amore, un amore che volutamente scrive con la A maiuscola per differenziarlo, in qualche modo, da quello grossolano e ancora acerbo che si sperimenta sulla terra. Per fare ciò immagina un ramo che si trova in un fiume e all’improvviso si rende conto (come se mai fosse possibile) di quanta Bellezza c’è in quel tessuto di seta che si trova a passare proprio in quel momento davanti a lui. Il ramo rimane incantato da tutta quella grazia che scorre dolcemente nell’acqua lasciandosi semplicemente andare alla corrente del fiume e questo lo porta a sentire un forte desiderio d’afferrarlo, per possederlo, per prendere per sé quella Bellezza incantatrice. Sa bene, però, che se scegliesse di farlo il tessuto delicato a contatto con i suoi rami ruvidi potrebbe strapparsi e questo distruggerebbe l’incanto che s’è creato.

“Qualsiasi cosa viene afferrata nella vita, costretta all’immobilità, si distrugge. A tal proposito mi viene in mente la famosa frase di Budda che dice più o meno così: “Se ti piace un fiore lo raccogli se lo ami lo lasci stare” L’autrice la dice in un altro modo:

 

L’Amore quand’è vero

non tiene chiuso il pugno

ma lascia il palmo aperto

il mondo ha bisogno di carezze

e non d’essere afferrato

 

A questo punto entrano in scena i sassolini, seconda metafora, che luccicano gioiosi tra l’acqua e il sole. Sfido chiunque a non aver, almeno una volta, notato un simile splendore e a non aver provato il desiderio di portarli a casa; chi l’ha fatto sa bene che tolti dal loro habitat naturale perdono splendore e vitalità, non sono più “luccicanti e pieni di vita” come prima.

La chiusa afferma, senza nessuna esitazione, che nessuna Bellezza può sbocciare dentro un pugno chiuso che “dice” di proteggere e invece stringe e soffoca.

Mi associo al pensiero dell’autrice quando afferma che il Vero Amore Ama per il gusto di amare senza volere nulla in cambio e lascia totalmente l’altro libero di essere e di fare come meglio crede.