la rabbia non è mai un gioco, di Loredana De Vita
Ho letto sul giornale che a Napoli stanno aprendo una stanza della rabbia dove puoi andare e distruggere tutto, hai anche la possibilità di inviare loro per posta l’immagine di qualcuno con cui sei arrabbiato per poter stampare e disporre quella foto ovunque nella stanza dandoti l’illusione di distruggere con i mobili anche la causa della tua rabbia.
Disapprovo!
Posso già immaginare che questo posto sarà frequentato da molti e il manager e gli ideatori guadagneranno molti soldi, ma posso anche immaginare che l’approccio diventerà un gioco, molto diseducativo, cambiando la rabbia in un gioco.
Io dissento!
La rabbia non è mai un gioco e non puoi ridurla al semplice scoppio della tua reazione violenta. Dobbiamo imparare a controllare la rabbia e sfogarla con altre risorse che potrebbero aiutarci a calmarci invece di cambiare le persone nei vendicatori del loro malcontento.
Un modo possibile per sfogare la rabbia è camminare, ascoltare musica, leggere un libro, parlare con un amico, accarezzare il proprio cane, andare in un luogo all’aperto e persino urlare la propria sofferenza al cielo… Il problema è, e questo è abbastanza inquietante, che molti hanno perso la misura di se stessi, ogni conflitto, anche il più piccolo, può essere cambiato di rabbia. Il problema è che è più facile distruggere che costruire una sensazione interiore di pace dopo essersi rilassati camminando o leggendo o qualsiasi altra cosa. Il problema è che non ci sono più molte persone disposte ad ascoltare come spesso non lo siamo noi stessi. Il problema è che stiamo cambiando la nostra vita in un gioco, in modo che si possa imparare a giustificare l’odio e la vendetta senza imparare a diventare persone più assertive.
Gente assertiva, che magia! Il tipo di persone di cui abbiamo bisogno per superare noi stessi, la nostra stupidità e superficialità per restituire alla vita il suo vero significato.
Quanto siamo degenerati da non capire che questo tipo di gioco realizzerà solo la ragione della sua esistenza: diventare un nuovo mezzo economico, mentre l’educazione e il buon senso saranno ancora una volta venduti al mercato degli sfruttatori del senso?