speranza, di Loredana De Vita

Hope

Il tempo si dilata, nella notte è già giorno e nel giorno c’è già la notte.

Il silenzio, le strade vuote, le luci accese nelle case che, come per pudore, chiudono presto le serrande o le aprono tardi al mattino come per custodire un segreto, quello di esser vivi, che si teme di mostrare poiché i morti percorrono silenziosi le vie, prigionieri di un saluto non dato, liberati da un dolore non condiviso, solitari sul greto di quel fiume dove la barca già li aspetta e il pescatore li traghetta lontano verso un’alba invisibile ed eterna.

Chi sono io? Dove sono io? Urla il gabbiano all’orizzonte mentre sole e luna si abbrancano accorati, testimoni del giorno e della notte in un tempo in cui notte e giorno non hanno più un tempo e, disperati, confondono l’allodola con l’usignolo mentre il loro canto si desta all’unisono e all’unisono si cheta.

Chi sono io? Dove sono io? Piange il bambino prigioniero del suo balcone mentre per strada oscuri viandanti nascondono il viso, coprono il corpo, tappano le orecchie con quelle cuffie malvagie che impediscono loro di ascoltare il canto degli uccelli, il grido dei delfini, il fiorire dei fiori nel prato, il ronzio degli insetti che liberi proseguono il proprio volo.

Chi sono io? Dove sono io? Disegna la penna sulla carta pallida mentre lo scrittore, audace e coraggioso, sperimenta mondi ancora sconosciuti o ascolta le voci addormentate della memoria che racconta il suo vissuto. E tu, pallida e tenera luna, ritorna al mio cuore a dare ristoro, ritorna a percorrere i tuoi sentieri misteriosi mentre nella notte del giorno guidi i miei passi e ad essi doni il fulgore della luce e la dolcezza del candore di un bambino che, liberato dalle sbarre che lo percuotono, sappia ancora cantare il suo inno d’amore e giocare con il vento che gli tira i capelli mentre lo spinge divertito verso le pieghe del suo sogno, nell’isola incantata o misteriosa dove ogni cosa ha il fascino della vita e la bellezza pura del suo candore ingenuo.

Chi sono io? Dove sono io? Io sono con te, nel silenzio e nel rumore, nel canto dell’allodola e in quello dell’usignolo, nel volo del gabbiano e degli insetti che rapidi volano di fiore in fiore.

Io sono la carta e la penna su cui scrivo le storie, l’ascolto e la parola che narra la memoria, io sono il vento che abbraccia e spinge, il delfino che nuota oltre la paura. Io sono il pescatore e il traghetto e il viaggiatore solitario, sono il respiro e la luce che si nasconde, sono il giorno e la notte, la Luna e il Sole, io sono vita e speranza, il sonno profondo e quello lieve del mattino, io sono me e sono te, io sono il sogno che ristora e restituisce voce al canto flebile di chi soffre, io sono il canto e la musica e le note su questo pentagramma che si scrive mentre vivo.

Io sono il segno, il primo piano e l’orizzonte, io sono il sorriso del debole e del forte, io sono la tenacia di chi non si arrende e nella notte e nel giorno pronuncia il nome suo e la sua voce canta il nome di ogni nome e la sua libertà.