la bambina di nome Etna, di Marinella Fiume, Algra editore 2023, recensione di Ester Rizzo

«L’Etna è un catasto magico, è un vulcano che per conoscerlo ed amarlo necessita di varie conoscenze. Ho scritto questo libro con amore e curiosità, affrontando la storia dell’Etna senza attuare la vecchia divisione positivista fra ambito scientifico e umanista, con un approccio trasversale ed interdisciplinare che seguivo anche nella mia professione di docente».
Così la scrittrice e studiosa siciliana Marinella Fiume si esprime riguardo alla sua ultima produzione letteraria: La bambina di nome Etna. L’Etna raccontata ai ragazzi Algra Editore.
Un libro dedicato alle e ai giovanissimi ma che affascina anche adulte e adulti. Una scelta dettata dal «trovare il modo per interessare ragazzi e ragazze a “Idda”, la Madre, causa prima della Storia della nostra Isola, che domina non solo il paesaggio ma tutta la vita del nostro popolo».
Tra le pagine e le belle illustrazioni di Alessandro Filetti si snoda la storia de “A muntagna” (così la chiamano i siciliani), una storia dove scienza, mito, leggenda, tradizioni popolari e impegno ecologico si intersecano pur mantenendo specifici spazi. La lettura stimola sovente la fantasia e cattura sempre l’attenzione.
Protagonisti principali del racconto un nonno di nome Jan e la nipotina di nome Etna. La bambina si chiama Etna perché il nonno, un botanico-genetista pacifista olandese, decise di chiamarla così. Nonno Jan era fuggito dal proprio Paese per non ottemperare all’obbligo del servizio militare e aveva trovato rifugio e nuova vita in un villaggio tra le pendici etnee e il mare Jonio, del resto, dice la nipotina: «A che gli sarebbe servito imparare ad usare le armi se non voleva nemici e guerre da fare? Non sono forse tutti uguali gli uomini e le donne nel mondo a prescindere dal colore della pelle, dalla lingua, dalla cultura, dalla religione? Non sono forse tutti esseri umani? E non è forse la guerra quella che toglie loro l’umanità?».
Ogni capitolo racconta un pezzo di storia dell’Etna: dalle eruzioni ai terremoti, dall’origine fino all’inserimento nella World heritage list da parte dell’Unesco, dalla fertilità del suolo agli antichi mestieri della zona. Tutto attraverso scienza, favole mitologiche, storie antiche e contemporanee a volte colte a volte popolari. Etna non ha solo un nome un po’ bizzarro ma ha anche la” bizzaria” della voglia di conoscenza, dell’apprendimento del sapere e della consapevolezza di impegnarsi nella causa ambientale come fanno tante e tanti altri suoi coetanei nel mondo, spesso tra l’indifferenza delle persone adulte.
Il Vulcano, dalla sagoma elegante, fumante e cangiante a seconda delle stagioni è al centro dell’attenzione della bambina e dei suoi discorsi con il nonno. Per lei il territorio, attraverso le parole e la saggezza dei racconti, diventa uno scrigno stracolmo di tesori da scoprire e apprezzare giorno dopo giorno. Impara così la biodiversità di quell’area e la necessità di tutelarla. Osserva le gialle ginestre che addolciscono il brullo paesaggio mentre ascolta l’antica credenza degli etnicoli che le ritenevano piante maledette utilizzate dalle streghe per scatenare le tempeste. Impara i nomi di tutta la fauna che vive lì intorno e anche i nomi delle farfalle tra cui quella chiamata proprio “Aurora dell’Etna”, una specie endemica con una macchia arancione sulle ali gialle. Storia dopo storia Etna conoscerà quella del Castagno dei Cento Cavalli vecchio tra i duemila e i quattromila anni, il cosiddetto cane dei Faraoni, l’archeo-cane cirneco e il mistero delle piramidi siciliane, la storia del Gebel e dei diavoli che lo popolano. E a proposito di diavoli, Etna apprenderà dei diavoli fabbri il cui antenato era Efesto, il Dio delle fucine e della metallurgia, che la madre Era abbandonò perché brutto e deforme e che dopo tanto girovagare fu pietosamente raccolto dalle ninfe marine Teti ed Eurinome.
Nonno Jan le racconta anche dei ciclopi, le gigantesche figure mitologiche che dimoravano nelle grotte alle pendici del vulcano e, aprendo le pagine di un libro da cui non si separa mai, le legge i versi di Omero sul gigante Polifemo. Storie, aneddoti, leggende e miti affascinano la nipotina. La narrazione è un susseguirsi di miracoli e meraviglie come il miracolo di sant’Agata e del suo rosso velo che fermò l’inarrestabile discesa della lava alle porte di Catania. Nonno Jan le parla del filosofo greco Eraclito e di quello agrigentino Empedocle ma anche di Antonio Nicoloso, sconosciuto ai più, che alla fine del Novecento era la più vecchia guida dell’Etna, profondo conoscitore di tutti i segreti di quella montagna e che, primo uomo al mondo, si calò nelle viscere del cratere centrale mentre era in piena attività.
Dalla storia di un re (Artù), si passa alla storia di un semplice nivarolo (raccoglitore di neve). I nivaroli conservavano la neve nelle grotte dell’Etna per poi venderla, in estate, dopo averla compattata, tagliata a blocchetti e avvolta dentro foglie di felci e di castagno. Un antico mestiere ormai scomparso che si svolgeva di notte al chiarore della luna. E da quelle lontane notti laboriose la nipotina arricchisce la sua conoscenza con le origini della granita portata in Sicilia dagli arabi durante la loro dominazione: sciarbat da cui deriva sorbetto.
Etna, nella colta favola, affascinata da quei racconti, in una fredda notte invernale «rischiarata dalla luna e dalle stelle luminose», ha il privilegio di incontrare la Sibilla Etnea che ha deciso di «scendere dai gioghi montuosi» e affidarle il suo messaggio: «Ascoltami, la mia bocca profetica dice che è venuto il momento di rovesciare le secolari regole dei patriarchi basate sul potere, il profitto, l’egoismo… e porre quelle sempiterne delle Madri: la Vita innanzitutto… tu puoi. Tu sei figlia, una piccola donna, e voi donne avete la missione di recuperare un’arte del vivere nuova e antica come risposta al disastro attuale. Voi siete ombrello e telaio, gli arnesi che servono per riparare l’Umanità… bandisci ogni paura…cerca alleanze con le ragazze e i ragazzi come te…».
E dopo averle dispensato tanti buoni consigli sparisce nella montagna inondata dalla luce. Etna non perde tempo e si attiva insieme alla sua amica Greta.
Ecco come una Storia partendo dall’Alba dei tempi si collega al Presente. Una narrazione che arricchisce, affascina e al contempo sensibilizza nuove e vecchie generazioni.