Giulietta e Romeo di Prokofiev, uno Shakespeare dark in giacca e cravatta, recensione di Valeria Vite

“Giulietta e Romeo” di Prokof’ev, un Shakespeare dark in giacca e cravatta

Fabrizio Monteverde e il Balletto di Roma reinterpretano un grande classico di Prokof’evGiulietta e Romeo, una delle più grande composizioni russe e del Novecento in generale. Il Teatro Sociale di Como raramente è stato a tal punto benedetto dalle Muse.

La vicenda è nota a tutti, si tratta forse della più celebre tragedia del Bardo: una coppia di giovani innamorati, per sottrarsi alle rispettive famiglie ostili al loro amore, trova malauguratamente la morte. I versi del poeta seicentesco sono sostituiti dall’espressività dei corpi e dalla musica, il risultato è autentica passione.

Il palcoscenico e le luci sono cupi, così come è cupa la musica di Prokof’ev, le maschere della festa durante la quale avviene il primo incontro degli innamorati e i completi scuri dei ballerini uomini. Il nero però è anche il colore dell’eleganza, così come sono eleganti i costumi rossi delle Capuleti e quelli verdi delle Montecchi. Rosso, nero e verde sono anche i colori della regalità, quello stesso potere che rende disabili, perché il trono delle matrone è in verità una sedia a rotelle.

In questo contesto si inseriscono perfettamente i passi di danza moderna e danza classica dei ballerini, i loro movimenti sinuosi hanno infatti incantato la platea. Sì, coloro che sono abituati ad assistere agli spettacoli di Prokof’ev in tutù e punte devono prepararsi ad un grande cambiamento in nome della flessibilità, della scioltezza e del dinamismo di una danza più contemporanea. Certe scene tuttavia sono state danzate sulle punte in uno sporadico ritorno alla tradizione, ma anche in una perfetta e armonica fusione tra antico e moderno.

In un mondo oscuro e dominato dal potere contrasta il candore e la purezza di Giulietta, vestita di bianco con un vestitino leggero che sembra una sottoveste; è l’unica ballerina con i capelli sciolti, è talmente dolce che sembra una bambina. E’ lei la vera protagonista, sono le sue emozioni il fulcro dello spettacolo. Romeo è stato interpretato da un grande artista, ma non è stato altrettanto valorizzato dalla regia. Per questa ragione forse il nome di Giulietta viene per prima nel titolo.

La trama è stata leggermente modificata rispetto alla tragedia Shakespeariana. Il bilancio totale dei morti ammonta a sei, ma tra gli amici dei due sposi soltanto uno muore. Si tratta di un decesso molto pulp, infatti il ballerino sputa sangue dalla bocca, inzuppandosi la camicia di rosso con un effetto molto vivido, che contribuisce a creare un’atmosfera dark. L’età degli artisti in scena inoltre non combacia con quella dei personaggi: i ballerini sono tutti giovanissimi, mentre la balia e i genitori dei protagonisti sarebbero in realtà piuttosto anziani. E’ un dato di fatto tuttavia che la danza è un’arte per giovani, perciò che il palcoscenico sia calcato dalla gioventù. Grandi assenti in un’opera così sanguinosa sono le spade, ma dopotutto l’ambientazione è moderna: avete mai visto uno spadaccino in giacca e cravatta?