animali misteriosi e come mangiarli, un inedito fantasy ricettario, recensione di Valeria Vite

“Animali misteriosi e come mangiarli”, un inedito fantasy ricettario.
Il fantasy è il genere più apprezzato da giovani e non più giovanissimi, perciò il mercato è saturo di idee, trame deboli, dialoghi maldestri e situazioni ripetitive. Tre giovanissimi, Michele Mingrone, Sara Vettori e Caterina Scardillo, che sorridono allegramente da una fotografia in bianco e nero al termine del libello, sono invece gli autori di un’opera ironicamente inedita, che fonda il fantasy con l’alta cucina e la mitologia. Non lasciatevi ingannare dal titolo Animali misteriosi e come mangiarli, perché la Rowling non ha nulla a che vedere con il ricettario in questione, sebbene alcuni animali siano presenti in entrambe le opere.
Il libricino rigido, sottile e gradevole anche al tatto, è un ricettario fantastico che illustra come cucinare delle creature mitologiche, dalle più comuni, come la fenicie e l’unicorno, a quelle conosciute solo dai nerd più accaniti, come il blob e l’agnello vegetale. L’aspetto più singolare è il realismo delle ricette, pietanze realmente esistenti in cui la creatura magica sostituisce un ingrediente a lei molto simile per struttura, conformazione e probabilmente anche sapore. Le ricette provengono da tutto il mondo, pertanto la raccolta offre una panoramica completa della tavola degli esseri umani e del suo pantheon mitologico. Per i più esigenti è presente anche un erbario e un abbinamento di bevande.
Gli autori sono esperti di mitologia, infatti hanno realizzato per ciascun animale un’accurata descrizione della creatura, del suo habitat e delle modalità per catturarla. Non mancano etimologie in greco e riferimenti a miti, leggende, . Sono infatti rari i riferimenti al fantasy contemporaneo, gli autori hanno svolto attente ricerche più da un punto di vista storico-mitologico, senza lasciarsi influenzare dalle saghe del Novento, notoriamente inventate, a differenza della mitologia che era sentita dagli antichi come verità sacra. Onde non appesantire troppo l’opera, le ricette sono state trasformate in un fanta-trattato, farcito con battute ironiche e sarcastiche rendono la lettura particolarmente piacevole.
Ciascuna ricetta è introdotta dall’immagine della creatura mitologica e conclusa con quella della pietanza impiattata, realizzate con una matita morbida e linee tonde, rassicuranti, gustose e caserecce. L’effetto è di estremo realismo, le pietanze raffigurate sembrano dei qualsiasi piatti neanche eccessivamente esotici.