accadde…oggi: nel 1926 nasce Marisa Merz

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Marisa Merz nasce e lavora a Torino, da dove parte, soprattutto metaforicamente, per conquistare l’affermazione a livello internazionale.

Unica donna esponente dell’arte povera, introduce all’interno delle pratiche contemporanee il fare artigiano e minuzioso dei lavori di tessitura femminili.

Marisa Merz nella sua biografia è indicata come unica esponente di sesso femminile all’interno del movimento italiano dell’arte povera.

Nata a Torino nel 1926, Marisa Merz, al secolo Maria Luisa Truccato, nella città piemontese vive e dà vita alle sue opere. Nel 1950 incontra colui il quale diventerà suo marito: l’artista, anch’egli futuro esponente della corrente dell’arte povera, Mario Merz.

Marisa Merz dedica a Bea, sua figlia, molte delle opere realizzate. Muore nel 2019 nella sua città, all’età di 93 anni: le ceneri vengono portate nel Cimitero Monumentale di Milano, unendosi con quelle della famiglia del marito.

Il movimento artistico tutto autoctono dell’arte povera pone le sue basi a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, in Italia, più precisamente nella città di Torino. Mario e Marisa Merz e l’arte povera si congiungono a partire dal 1967, anche considerando il fatto che gli artisti già erano immersi nell’humus culturale della città.

L’arte povera annovera tra le sue figure chiave quella dello storico e critico d’arte Germano Celant: egli cura la prima mostra legata al movimento, presso la galleria La Betesca di Genova, nel 1967 e l’anno successivo quella alla Galleria de’ Foscherari a Bologna, nella quale, oltre a nomi come Ceroli, Boetti, Kounellis, Pascali, Pistoletto, espone anche Mario Merz. La tappa successiva è quella del Centro Arte Viva-Feltrinelli di Trieste, alla quale si aggiungerà lo scultore Piero Gilardi, e cui farà seguito uno degli eventi simbolo del movimento in Italia, cioè la rassegna Arte Povera-Più azioni povere, presso gli Antichi Arsenali di Amalfi. Vi espone il marito Mario Merz, mentre Marisa crea un’installazione “non ufficiale” sulla spiaggia di Amalfi.

La consacrazione dell’arte povera a livello internazionale avviene con l’esposizione When attitudes become form organizzata da Harald Szeemann alla Kunsthalle di Berna, cui prende parte anche Mario Merz. Arte povera di cui ricordiamo il significato, cioè porre la sua poetica in contrasto con l’arte tradizionale, della quale rifiuta i classici supporti, a favore dell’impiego di materiali poveri nella realizzazione delle opere, come scarti, stracci, plastica, ferro, legno e terra.

Per Marisa Merz l’arte povera si manifesta attraverso l’inserimento nelle partiche dell’arte contemporanea di tecniche legate al mondo dell’artigianato femminile, come il cucito, il ricamo e l’intreccio di trame.

La Merz artista avvia la sua produzione di rilievo a partire dal 1966, quindi un anno prima di aderire al movimento dell’arte povera. In quel periodo usa l’atelier come spazio espositivo, ma dato che si tratta anche della sua abitazione, annulla il confine tra pubblico e privato. Dal 1967, in linea con gli stilemi dell’arte povera, adotta l’utilizzo di materiali come rame e lana nei suoi lavori.

Le opere dell’artista Marisa Merz possono suddividersi per decadi, in base ai temi e ai materiali impiegati: ad esempio, fino alla fine degli anni sessanta Merz si dedica alla realizzazione di trame con fili di rame e nylon, seguite dall’uso della tecnica della fusione nella cera bianca di oggetti vari, che diventano, in tale maniera, come racchiusi da un bozzolo.

Negli anni settanta, Marisa Merz riutilizza parte degli oggetti appartenenti alle opere precedenti, secondo un modo di fare che fu anche di altri artisti dell’epoca, come Gina Pane, per realizzare delle installazioni. Inoltre crea teste di legno o di terra, adornate con foglie in contrasto a fili d’oro o rame.

Arrivano gli anni ottanta, e la Merz decide di partecipare solo a manifestazioni collettive internazionali, come Documenta 9 a Kassel, dove espone una fontana di cera. La consacrazione sulla scena artistica globale arriva negli anni novanta e duemila, quando torna alle esposizioni personali, come quelle del Centre Pompidou di Parigi, dello Stedelijk Museum di Amsterdam e del Metropolitan Museum di New York. Nel 2013 vince il Leone d’Oro alla Biennale d’arte contemporanea di Venezia e nel 2018 le opere di Marisa e Mario Merz sono esibite ad Art Basel.