tutto iniziò da un pollo arrosto, editoriale di G iusi Sammartino

Editoriale. Tutto iniziò da un pollo arrosto

Tutto iniziò da un pollo arrosto.
Carissime lettrici e carissimi lettori,
ci siamo. Se ne contano sulla carta circa trecentosessanta milioni: tanti i voti che potrebbe ricevere l’Europa dalle urne se andassero a votare tutti i cittadini e tutte le cittadine (come si dice “aventi diritto”) dei ventisette Paesi dell’Unione. Concretamente è un’utopia. Che però deve essere incoraggiata a formarsi. E tanti/e, oltre i partiti, lo hanno fatto e lo fanno.
Se ne parla sui giornali e in quasi tutti i talk show televisivi, sui manifesti stradali. Sembra che l’impegno a smaltire il partito sempre più impinguito dell’astensionismo sia più forte della propaganda politica, sia di destra, di centro o di sinistra. Il richiamo ad andare a votare, a dimostrare un ritorno alla fiducia in chi fa politica, in Italia come in Europa, è forte. Il legame c’è e non si può negare. Per questo fa molto male la convinta e poi confermata affermazione del leghista Borghi per l’auspicio delle dimissioni (che quindi lo delegittima) di Sergio Mattarella perché nel giorno della Festa della Repubblica (il 2 giugno, con la Repubblica che vinceva sulla Monarchia anche grazie alla grande affluenza femminile) da Presidente ha celebrato anche la sovranità dell’Europa! Non vediamo nessuna contraddizione in tutto questo perché i 27 paesi sono uniti in una “federazione” ( usiamo il termine in senso non tecnico) che non annulla i singoli Stati.
La partecipazione al voto europeo l’hanno sperata in tanti/e. Lo ha fatto un centinaio di intellettuali firmando un appello elettorale contro l’astensionismo per ribadire l’importanza della posta in gioco: «C’è chi, come noi – scrivono – la vuole federale, i cui organi decidano a maggioranza, autorevole nello scenario internazionale, organizzatrice di maggiore coesione economica e sociale tra i popoli coinvolti, oltre che promotrice di pace nel nostro continente e nel mondo. Ad altri, sta bene una Eur (operetta)”, cioè un’Europa di facciata, nella quale gli Stati che vi aderiscono scelgono di volta in volta quello che si può fare assieme. Auspichiamo che i partiti che si riconoscono nell’Europa federale insistano fortemente su questa caratterizzazione, evitando il tentativo dell’altro fronte di trasformarla in una contesa identitaria tra i leader in campo».
Lo desiderano le tante associazioni, e devo dire soprattutto quelle a impronta femminile, che pensano di promuovere con l’incoraggiamento al voto, un atto di civismo. Come, tra le tante, Reteperlaparità o DonneinQuota, Noiretedonna o Democraziaparitaria che, oltre al richiamo all’andare a votare, invitano a scegliere di eleggere le donne per stimolare la discussione anche al Parlamento europeo e per far risolvere, così, nell’immediato futuro, problematiche legate alla parità di genere. Come nella simpaticissima vignetta disegnata dalla sempre bravissima Anarkikka che con lo slogan riPARIamo l’Europa consiglia di votare «per due donne e un uomo».
Chiaramente non poteva mancare l’incoraggiamento in tal senso da parte della Unione europea: «Vota per decidere su cosa deve concentrarsi l’Ue nei prossimi cinque anni   – è scritto nel sito — Per aiutare a cambiare il mondo in cui vivi e per affrontare le sfide globali che ci circondano.
Per avere voce in capitolo sul futuro della democrazia europea. La democrazia è un dono prezioso che ci è stato trasmesso dalle generazioni precedenti.
Era il loro obiettivo e hanno lottato per raggiungerlo. Non dobbiamo mai dare per scontata la democrazia. Spetta a noi proteggerla, rafforzarla e trasmetterla alle generazioni future.
Perché – conclude — più persone votano, più forte diventa la democrazia».
Sulla carta hanno diritto al voto, di queste elezioni europee che si stanno svolgendo da giovedì fino a domenica, passando per oggi (dal 6 al 9 giugno), tutti i circa 360 milioni di elettori ed elettrici. «A modo loro, potrebbero essere delle elezioni storiche» scrive in proposito un giornale. E non sarebbe così inesatto se si pensa che, già dalla prima volta, a livello nazionale, l’astensionismo, che vuol dire «il rifiuto, (peraltro consentito e senza sanzioni n.d.r.), a compiere quello che secondo la Costituzione è un dovere civico», già rischiava di divenire una maggioranza assoluta. Allora, era il 1979, l’affluenza fu dell’85 per cento. Poi, purtroppo, la discesa: 82%, 81%, 73%, 69%, 71%, 66%, 57% e infine 54%, nel 2019, con un risultato simile (un vero crollo) registrato alle politiche nostrane. «Oltretutto – conclude lo stesso articolo guardando alle elezioni odierne – questa non è una campagna elettorale particolarmente accesa, l’emotività è poca e manca un’idea bandiera attorno alla quale si crea dibattito — ragiona Antonio Noto, direttore di Noto sondaggi — Per questo è indubbio che le probabilità di andare sotto al 50% siano molte».
A noi dell’Europa piace ricordare le origini e soprattutto gli uomini e le donne che l’hanno voluta e pensata, nonostante due guerre catastrofiche e le atroci dittature create sul suo territorio. Tra tanti uomini, da Altiero Spinelli ad Alcide De Gasperi, da Helmut Kolh a François Mitterand e persino a Winston Churchill, che era un fortissimo sostenitore dell’Unione tra i paesi d’Europa. Le donne sono almeno otto di cui due italiane. Da Louise Weiss, con il suo grande impegno a favore del suffragio femminile, diventata, con i suoi 90 anni, la più anziana eurodeputata. A Simone Veil, prima donna alla guida del Parlamento Europeo. Poi Marga Klompé, una scienziata e insegnante impegnata nella resistenza dei Paesi Bassi contro il nazismo. Ursula Hirschmann, di origine ebraica, che era la moglie del filosofo socialista italiano Eugenio Colorni, e poi di Spinelli, famosa per aver fatto uscire da Ventotene, dove il marito era confinato, il famoso Manifesto che sarà alla base dell’Europa unita. Melina Mercouri, che era greca ed era una notissima attrice, fu cacciata e privata della cittadinanza greca. Memorabile la sua sagace battuta di rimando al generale Stylianos Pattakos: «Io sono nata greca e morirò greca. Pattakos è fascista e morirà fascista».
In un altro continente, quello americano, una donna è salita finalmente al potere. Si chiama Claudia Sheinbaum, scienziata ambientale, già sindaca della capitale messicana, che ha stravinto nella corsa presidenziale con il 57% dei voti: «dopo 200 anni sarò la prima donna alla guida del Messico!» ha detto, ringraziando elettori ed elettrici.
Tornando in Italia, oltre ad una campagna elettorale fiacca di contenuti e per certi versi oscena, fuori scena, con sponsorizzazioni di sé stessi/con orsetti, balli e altro, si arriva fino a dubbie e solo apparenti “confusioni” tra la famosa “croce” o “X” da porre sulla scheda e un segno che indica un numero romano con un rimando che stona con la democrazia. Chissà se l’esimio generale pensa che il record di 11”02 portato da Zaynab Dosso sia davvero italiano visto che l’atleta è donna e con la pelle non proprio bianca…
Ma c’è di più, e qui permettetemi un atto dostoevskiano di vergogna, quando la vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, Augusta Anita Laura Montaruli, dice con sicurezza: «Tra Meryl Streep e Bud Spencer non scelgo nessuno dei due». Volete sapere il perché? Presto detto, o meglio, presto lo ha detto: «non sono italiani»! Anche il ministro delle battute ne ha detta una poco edificante: “Cannabis light?” si chiede e risponde: «Se te la devi fa ‘na canna fattela bene». Passando sopra all’uso del dialetto (ultimamente sembra una moda) e al fine educativo, forse il ministro si è sentito un po’ troppo dentro il ruolo del suo ministero? Non lo sappiamo. Per finire la gaffe (o convinzione maschilista?!) di Papa Francesco che stavolta dice: «il chiacchiericcio è cosa da donne e noi (i maschi n.d.r.) portiamo i pantaloni».
L’inclusione è andata davvero fuori moda. Anche nella religione del Cristo accusato di farsi toccare le vesti dalla Maddalena?
Passando a ricordi di persone che hanno partecipato con intensità alla vita del mondo vorrei ricordare due anniversari, quello dei 100 anni dalla nascita di Goliarda Sapienza con il suo splendido libro inteso come “romanzo, teatro, trattato, diario”, L’arte della gioia che è appena diventato un film. Ricordiamo con stima e affetto anche Nora Cortiñas che ci ha lasciato in questi giorni all’età di 94 anni.
È stata una storica militante per i diritti umani impegnata nella ricerca dei desaparecidos vittime della dittatura (1976-1983), oltre a essere la cofondatrice e presidente del movimento delle Madri di Plaza deMayo-Linea Fundadora.
La nostra consolazione di oggi non è una poesia, ma la storia della nascita dell’Europa, di quell’Europa che stiamo andando a votare.
È la trascrizione del discorso fatto durante una trasmissione televisiva da Stefano Massini. Il link farà meglio assaporare la sua poesia.
(https://www.la7.it/piazzapulita/video/leuropa-come-nacque-il-racconto-di-stefano-massini-04-06-2024-545791)
«Io penso che per capire davvero le cose si debba tornare indietro, a come sono nate, come sono iniziate a come hanno preso forma. Allora ci si rende conto che le cose sono nate in un modo e poi hanno cambiato forma, hanno cambiato aspetto e noi oggi non ci ricordiamo più di che cosa erano quando sono nate. Questo vale per esempio per l’Europa. Oggi spesso quando parliamo di Europa pensiamo all’Europa di Bruxelles, l’Europa dei tecnocrati, all’Europa delle norme. Qualcosa che ci sembra fredda, magari distante, perfino balbuziente. Ma io vorrei raccontarvi come è nata l’Unione europea e molti rimarranno probabilmente stupiti se vi dico che alla base, agli inizi, a quello che devo chiamare il Big Bang, l’inizio dell’Unione europea, c’era un’isola, un gruppo di ragazzi e di ragazze, una quantità immane di cartine di sigarette e un pollo arrosto. Andò tutto così, nell’estate del 1941, un’estate, sembra molto calda, sopra un’isola, a Ventotene. Qui i fascisti avevano raccolto centinaia di persone le cui idee, i cui pensieri davano fastidio, davano noia al fascismo che non sopportava la posizione di coloro che pensavano che invece fosse fondamentale discutere, dibattere e dissentire…Ebbene, su quell’isola di Ventotene…mentre l’Europa era a fiamme e fuoco, mentre tutto quanto sembrava ormai pregiudicato, mentre le truppe di Adolf Hitler scorrazzavano per il continente e sembrava non ci potesse essere alcuna speranza che non fosse semplicemente la conclusione della guerra, dei ragazzi antifascisti si inventarono un nuovo modello, pensarono tanto a un’utopia… un grande progetto di un futuro in cui l’Europa fosse unita, fosse un unico Stato come d’altra parte lo era stato per secoli sotto l’impero romano e poi negli anni a venire. Ebbene si inventarono una nuova Federazione europea, una Federazione di Stati. Sono ragazzi, hanno trentaquattro e trentuno anni, si chiamano Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi (che di anni ne ha qualcuno di più ed ha una competenza maggiore). Ma c’è un problema: questo Manifesto, il Manifesto di Ventotene, che hanno buttato giù con la Fondazione della nuova Europa come fanno a farlo uscire da quell’isola nonostante la polizia fascista controlli ogni cosa? Così si inventano un metodo, un metodo geniale. Scrivono tutto quanto il Manifesto su delle cartine da sigaretta, occupano serate intere per scrivere tutto quanto su quelle minuscole cartine di sigaretta e poi le mettono dentro un pollo arrosto. Ci pensa la moglie di Eugenio Colorni, Ursula Hirschman, insieme alle sorelle di Spinelli, alla moglie di Ernesto Rossi. Prendono questo pollo arrosto, riescono a farlo passare dal confino e da coloro che lo controllano.
Ed è così che un pollo arrosto, che ha dentro tutta la Fondazione dell’Europa a venire, riesce a raggiungere il continente e a infiammare gli animi e le menti, a infiammare le passioni, le emozioni, l’anima che non è fredda, ma è calda. L’Europa è una cosa calda! Vi prego togliamoci dalla testa questa idiozia che l’Europa sia una cosa di tecnocrati: l’Europa è un sogno, l’Europa è qualcosa per cui persone e persone e persone hanno dato la vita a partire da quei ragazzi, che pur di farcela, scrivevano un manifesto sopra le cartine della sigaretta e le nascondevano dentro un pollo arrosto. Bella storia perché è bella la storia dell’Europa”.