attiviste e pioniere della carta stampata negli USA, Elizabeth Cady Stanton, di Rossana Laterza

Attiviste e pioniere della carta stampata negli Usa. Elizabeth Cady Stanton
«Nell’iniziare la grande opera che ci sta davanti, ci aspettiamo non poca incomprensione, travisamenti e ridicolo, ma useremo ogni mezzo in nostro potere per raggiungere lo scopo. Impiegheremo agenti, faremo circolare opuscoli, invieremo petizioni ai legislativi statali e nazionali, cercheremo di arruolare tra le nostre fila il pulpito e la stampa. Noi speriamo che questa Convenzione sia seguita da una serie di altre Convenzioni in ogni parte del Paese».
Così si chiudeva la Declaration of Sentiments alla Convenzione di Seneca Falls del 1848, evento fondativo del Movimento suffragista statunitense lanciato da Lucretia Mott, Marta C. Wright, Elizabeth Cady Stanton e Mary Ann Mc Clintock.
La necessità di una Convenzione sui diritti delle donne era emersa già nel 1840 alla World Anti-Slavery Convention di Londra dove era parzialmente fallito il tentativo degli organizzatori di vietare la partecipazione femminile nel timore che l’attenzione ai diritti delle donne potesse allontanare dalla causa molti sostenitori dall’abolizionismo. In realtà negli Stati Uniti erano diversi gli orientamenti in proposito ed erano molte le donne impegnate nell’abolizionismo.
Nel 1837 c’era stata la prima Convention nazionale delle donne antischiaviste organizzata dalle sorelle Grimké che insistevano sull’affinità tra condizione della schiavitù e condizione femminile. Lo stesso William Lloyd Garrison che era uno dei leader abolizionisti più seguiti, fondatore del giornale The Liberator, credeva nell’efficacia di una lotta congiunta per i diritti delle donne e la causa anti-schiavista, contrapponendosi all’ala più conservatrice del Movimento. Fu così che, nonostante il divieto, alla Convention londinese giunsero diverse delegate statunitensi e fra queste Lucretia Mott, quacchera rappresentante della Philadelphia Female Anti-Slavery Society che aveva alle spalle una lunga esperienza di attivista. Anche se ammesse, le donne presenti furono collocate in posizione defilata dietro una tenda e dovettero limitarsi ad assistere senza poter intervenire e lo stesso Garrison manifestò la sua solidarietà prendendo posto accanto a loro.
Fu qui che Elizabeth Cady Stanton (1815-1902), che accompagnava suo marito Henry Brewster Stanton, giornalista abolizionista e delegato alla Convention, incontrò Lucretia Mott. Nel testo principale di riferimento per questo articolo, Roberta A. Modugno ci dà l’idea dell’intensità di questo incontro. «La Mott… rappresentò per la Stanton un modello di donna che, pur essendo priva del diritto di voto a causa del proprio sesso, era comunque una cittadina impegnata nell’arena pubblica… Passeggiando per le vie di Londra o sedendo sulle panchine davanti al British Museum le due donne si trovarono a riflettere sul paradosso di un’assemblea impegnata a rivendicare diritti individuali naturali e inalienabili e che allo stesso tempo li negava alle donne». Elizabeth, che in patria frequentava gli ambienti antischiavisti e condivideva la causa delle riforme, era nata a Johnstown. Di famiglia benestante, suo padre Daniel Cady era avvocato, eletto al Congresso e Giudice della Corte Suprema di New York, mentre sua madre Margaret Livingtone, caduta in depressione dopo molti parti e la morte prematura di parte della prole, ne lasciò la cura alla figlia maggiore. Morto prematuramente anche l’unico figlio maschio, il padre rammaricandosi del fatto che lei fosse femmina, non l’apprezzò mai pienamente né per i brillanti successi scolastici, né per il ruolo che avrebbe poi svolto nella vita pubblica.
Elizabeth frequentò la scuola in una classe maschile, studiò i testi classici e di diritto naturale nello studio del padre dove, davanti a numerosi casi di donne che richiedevano assistenza legale, poté rendersi conto di quanto le leggi fossero ingiuste soprattutto nei confronti delle donne sposate divenendo precocemente consapevole dell’asimmetria fra i sessi e della condizione di paria delle donne in famiglia e nella società. Non potendo frequentare il College in quanto donna, fu iscritta al Female Seminary di Troy di Emma Willard.
Presto entrò in contatto con il cugino Gerrit Smith, abolizionista e punto di riferimento della Railway Underground e cominciò a frequentare gli ambienti del Movimento per la Temperanza e i gruppi abolizionisti dove incontrò il futuro marito.
Esigendo un’unione paritaria Elizabeth accettò di sposarsi a patto che dalla cerimonia fosse abolita la formula rituale dell’obbedienza al marito. Subito dopo la coppia partì per Londra dove i delegati alla Convention si intrattennero per sei settimane frequentando gli ambienti progressisti e filantropici. Nella sua autobiografia Eigthty Years and More Elizabeth riportò l’impressione ricevuta dall’incontro con Harriet Martineau, l’intellettuale britannica che «sola e affetta da sordità, riuscì a realizzarsi professionalmente attraverso l’attività di scrittrice e giornalista, sfidando i più comuni pregiudizi ottocenteschi sulla naturale inferiorità femminile».
Le donne che a Londra si confrontarono sui diritti negati cominciarono a convergere sull’idea di una Convention che affrontasse il tema della condizione femminile fornendo un’analisi teorica e soluzioni possibili e ripromettendosi di agire una volta tornate in Patria. Ma dovettero passare ancora altri otto anni. Elizabeth, impegnatissima nel ruolo di moglie e di madre, approfondì gli studi in campo giuridico ed economico sempre più convinta che la schiavitù e l’oppressione femminile attenessero più alla sfera politica che a quella morale e conseguentemente richiedessero soluzioni politiche. Con la famiglia si trasferì prima ad Albany, poi a Boston e infine a Seneca Falls.
Intanto con Ernestine Rose e Paulina Wright Davis promosse petizioni rivolte ai membri dell’assemblea legislativa in favore del diritto alla proprietà privata delle donne sposate e nel 1846 fece pressione per presentare alla Convention costituzionale di Albany un emendamento per il diritto di voto alle donne, questione discussa, ma respinta.
Secondo la Common Law in vigore negli Stati Uniti il matrimonio era regolato dalla Cuverture che poneva la moglie sotto la completa tutela del marito annullandone di fatto l’identità legale. Di conseguenza il marito acquisiva i diritti di proprietà su tutti i beni della moglie. «Il concetto di unità su cui si basava il matrimonio si traduceva nella perdita di tutti i diritti civili della donna. Una moglie non aveva capacità di disporre volontà testamentarie, di stipulare contratti, di citare o di essere citata in giudizio. Le era impedito di agire indipendentemente dalla capacità giuridica del coniuge… con i figli la potestà apparteneva al padre e in nessun caso la madre poteva ottenere la custodia della prole. L’eliminazione della dottrina della Cuverture avvenne gradualmente, Stato per Stato, attraverso una serie di Married Women’s Property Acts che tra il 1839 e il 1895 modificarono lo stato giuridico delle donne sposate».
A Boston Elizabeth, per quanto oberata dagli impegni familiari, riuscì a frequentare leader ed esponenti di spicco del Movimento abolizionista, ebbe modo di ampliare le sue relazioni con il mondo intellettuale e artistico ed entrò in contatto con una comunità ispirata alle teorie di Fourier apprezzandone soprattutto la pratica di condivisione del lavoro domestico. Durante il successivo trasferimento a Seneca Falls avvenuto nel 1847, lei che era già impegnata nell’accudimento di tre figli — ne avrebbe avuti sette in tutto — sperimentò la noia e l’insoddisfazione di una vita dedita solo alla sfera familiare e privata: «Il mio unico pensiero era quello di una riunione pubblica dove protestare e discutere».
Intanto giornali come il Liberator e il New York Tribune riportavano le notizie dei Moti rivoluzionari del ’48 in Europa. La Repubblica francese aveva abolito la schiavitù in tutte le colonie e «nel marzo del 1848 aveva proclamato il suffragio universale maschile costruendo così una democrazia senza le donne».
Solo qualche mese dopo, il 13 luglio Lucrezia Mott ed Elizabeth si incontrarono di nuovo invitate da amici comuni a Waterloo, erano presenti anche le quacchere abolizioniste Mary Ann Clintock e Martha Coffin sorella di Mott. Le invitate trasformarono quell’incontro fortuito in forum di discussione sulla condizione femminile e in breve convennero di realizzare il progetto originario di Lucrezia e Elizabeth convocando una Woman’s Wright Convention per il 19 e 20 luglio presso la Wesleyan Chapel di Seneca Falls, l’evento fu pubblicizzato sul Seneca County Courier di Dexter Bloomer.
I tempi erano stretti, ma i temi da trattare erano urgenti e chiari a tutte, bisognava organizzarli in un documento e se ne incaricò Elizabeth.
Nel seguente incontro a casa di Elizabeth, davanti a una tazza di tè venne scritta La Declaration of Sentiments. Il documento che non aveva precedenti fu modellato sulla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. La stessa Olympe de Gouge aveva modellato la sua Dichiarazione dei diritti della donna sulla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del cittadino. Nel documento vennero enumerati i torti e gli arbitri perpetrati dagli uomini verso le donne private del diritto di voto e di rappresentanza politica, sottoposte alle inique norme del patto matrimoniale, interdette alla fruizione di un’istruzione completa, impossibilitate ad accedere agli impieghi più remunerativi monopolizzati dai maschi, minate nella propria autostima al punto di accettare la propria condizione di dipendenza e assoggettate a un codice morale diverso da quello degli uomini al punto che «… colpe morali che escludono le donne dalla società, non solo sono tollerate, ma vengono considerate inezie nell’uomo». Alla Convention erano presenti trecento persone e il documento fu sottoscritto da sessantotto donne e trentadue uomini. Tutte le undici risoluzioni furono approvate all’unanimità tranne la nona sul suffragio femminile, che comunque riuscì ad avere la maggioranza anche grazie all’appoggio dell’abolizionista Frederick Douglas, unico partecipante afroamericano alla Convention.
Barak Obama durante la sua presidenza ha promosso la ricerca del documento originale di Seneca Falls di cui non c’è traccia negli archivi, né sono stati ritrovati i verbali di Mary Ann Mc Clintock, mentre sembrerebbe sia stato trovato il tavolino da tè su cui è stata redatta la Declaration of Sentiments. Fredrick Douglass fu uno dei primi a pubblicarla sul suo giornale The North Star. A parte il fatto che la risoluzione del suffragio poteva sembrare troppo radicale o controproducente, si erano evidenziati due approcci diversi al discorso sull’emancipazione, quello morale dell’abolizionismo garrisoniano, che pur sosteneva la causa dei diritti delle donne, e quello più laico e politico di Elizabeth.
Il cammino del Movimento per il suffragio femminile fu lungo e faticoso e rivelò spaccature al suo interno relativamente agli obiettivi e alle strategie e solo nel 1920 venne approvato il diciannovesimo emendamento che sanciva il diritto di voto per le donne statunitensi.
Per lungo tempo Elizabeth fu anima e leader del Movimento, sostenuta dal gruppo originario di Seneca Falls e da Susan B. Anthony a cui rimase legata da profonda amicizia e condivisione di intenti per cinquant’anni. Le Convention nazionali furono convocate annualmente fino alla Guerra di Secessione ed ebbero risonanza internazionale. Alla Convention di Worchester del 1851 fu letta la lettera delle saintsimoniane Jeanne Deroin e Pauline Roland, inviata dalla prigione di St. Lazare di Parigi dove erano state incarcerate durante la repressione seguita alla Rivoluzione del ’48: «Sorelle d’America! Le vostre sorelle socialiste di Francia sono unite con voi nella rivendicazione del diritto della donna all’uguaglianza civile e politica… soltanto dal potere di un’associazione basata sulla solidarietà — attraverso l’unione della classe operaia di entrambi i sessi — possono essere compiuti in modo completo e pacifico, l’uguaglianza politica e civile della donna e i diritti sociali per tutti».
Impegnata con le incombenze domestiche che comprendevano la cura e l’educazione di una prole numerosa, Elizabeth non poté sempre partecipare agli incontri, ma grazie anche alla presenza di Anthony, che la sosteneva praticamente e moralmente, continuò il suo attivismo nello spazio pubblico inviando lettere alle Convention e intensificando l’attività di giornalista. Scrisse articoli per giornali emancipazionisti fondati e diretti da donne come The Lily di Amelia Bloomer e The Una di Paulina Wright Davis e per il New York Tribune di Horace Greely che, contrariamente alla maggioranza della stampa che ridicolizzava il Movimento, trattava seriamente i temi dell’emancipazionismo. Si ricorda che il giornale di Greely aveva pubblicato le corrispondenze dall’Europa di Margaret Fuller, una delle poche reporter donne assunta da un giornale importante.
Anche l’impegno di Elizabeth nel Movimento della Temperanza va visto entro un’ottica femminista.
Nel 1852 fu eletta presidente della Woman’s New York State Temperance Society e propose una modifica delle leggi sul matrimonio affinché le mogli degli alcolizzati potessero legittimamente chiedere il divorzio e l’assegnazione della custodia della prole e legò la richiesta di proibizione degli alcolici alla causa del suffragio femminile. Nel 1854 tenne un discorso all’Assemblea dello Stato di New York ad Albany per l’ampliamento del Married Women’s Property Act del 1848 con un resoconto sulla condizione giuridica delle donne, denunciando che non erano ancora titolari dei loro guadagni, non potevano effettuare transazioni senza il consenso del marito, non erano titolari dei depositi bancari né potevano in nessun caso avere la custodia della prole in caso di separazione. «Allo stesso modo chiedeva che alle donne fosse riconosciuto il diritto di proprietà della persona e del proprio corpo… la protezione legale contro violenze, abusi e restrizioni della libertà personale da parte del marito».
Terminata la Guerra di Secessione, la delusione seguita all’approvazione del Quindicesimo emendamento che garantiva il suffragio solo alla popolazione maschile afrodiscendente inasprì le divisioni all’interno del Movimento suffragista. Susan B. Anthony e Elizabeth Cady Stanton fondarono la National Women’s suffrage Association. Stanton si attestò su posizioni elitiste e radicali, contestando l’emendamento che escludeva dal voto le donne bianche per privilegiare i maschi neri, spesso non istruiti e pertanto considerati indegni di esercitare questo diritto. Insisteva per lottare fino a quando anche le donne fossero incluse con un emendamento costituzionale.
Portavoce di Stanton e Anthony fu il giornale The Revolution impegnato sul fronte delle riforme sociali, del matrimonio e del divorzio. Contemporaneamente si formò l’American Women’s Suffrage Association (Awsa) di Lucy Stone di posizioni moderate che sostenne il quindicesimo emendamento e per il suffragio adottò la strategia Stato per Stato. Nel 1890 entrambi i gruppi si riunirono nella National American Woman Suffrage Association (Nawsa) di cui Elizabeth ebbe la presidenza per due anni, ma non furono superati i problemi che avevano portato alla scissione.
Elizabeth si spense il 26 Ottobre 1902, ma nell’ultima parte della sua vita, per quanto inferma e alla fine completamente cieca, continuò a produrre le sue riflessioni politiche e a spendersi per il suffragio. «Nell’ottobre del 1902, solo due settimane prima della morte, pubblicò un articolo a sostegno del divorzio nel New York American. Dieci giorni dopo inviò una lettera al presidente Theodore Roosvelt chiedendo di proporre al Congresso un emendamento alla Costituzione per l’introduzione del suffragio femminile».
Tra gli scritti ricordiamo History of Women Suffrage in tre volumi (1881-1922) a cui si dedicò con Susan B. Anthony, Gage e Ida Harper e completata da altri autori, Solitude of Self, discorso pronunciato nel 1892 nell’ultima riunione della Nawsa da lei presieduta, The Woman’s Bible del 1895 e l’autobiografia Eighty Years and More: Reminiscences 1815-1897.