Vermeer, il tempo perduto, di Giovanna Strano, Morellini editore 2025, recensione di Daniela Domenici

Superlativamente splendido questo romanzo di Giovanna Strano, dirigente scolastica e scrittrice siciliana, dedicato al pittore olandese Vermeer che mi ha affascinato per più di un motivo.

I primi complimenti vanno alla perfetta e dettagliata ricostruzione della vita del pittore e delle strade che hanno percorso i suoi capolavori, è una biografia romanzata assolutamente magica, sembra di vivere insieme ai/lle tanti/e personaggi che dal Seicento alla seconda guerra mondiale hanno avuto a che fare con i dipinti di Vermeer: standing ovation!

Dalle pagine trapela un profondo amore per l’arte da parte dell’autrice e una sua straordinaria conoscenza del linguaggio specifico, di settore; mi trovano poi in perfetta empatia le sue riflessioni sul tempo che danno anche il titolo a tre capitoli: il tempo rimasto, il tempo salvato e il tempo che ritorna; complimenti!

Concludo citando queste parole tratte dall’ultimo capitolo “Il tempo perduto”( che è anche il sottotitolo del libro) “L’opera d’arte racchiude in pochissimo spazio vite intere, stratificazione di azioni, vicende, storia. L’individuo la ricerca per trovare risposte al subbuglio interiore, per chiarire ciò che nell’animo è oscuro, ma dal contatto ne esce cambiato godendone la visione. L’opera di un artista è un dono che si fa al mondo. Una volta ultimata non è più sua. Poco importa se sopra vi sia scritto il suo nome o il nome di un altro, la cosa importante è che abbia svolto la funzione di portare a compimento una vita. La sua visione si spande intorno rischiarando le menti di un nuovo riverbero, aggiunge agli animi qualcosa che prima non c’era, un elemento mancante, ricercato perché conosciuto nel proprio inconscio, ma non ancora palese”: quante verità, grazie!