Dorothy Johnson Vaughan, di Gabriella Anselmi

Sono trascorsi nove anni dall’uscita del bellissimo film, di grande impatto, da me visto ben quattro volte Il diritto di contare, che evidenzia il contributo di eccellenti matematiche afroamericane alla Nasa.
Il libro di Margot Lee Shetterly—Hidden Figures Il sogno americano e la storia mai raccontata delle matematiche nere che hanno contribuito a vincere la corsa allo spazio ha attirato e attivato l’attenzione sui contributi di Dorothy Johnson Vaughan una eccezionale matematica e programmatrice rimasta fino allora relativamente sconosciuta e di altre West Computers, tra cui Katherine Johnson e Mary Jackson, sue eccellenti allieve. Quel libro è stato trasformato nell’acclamato film del 2016, in cui Vaughan è stata interpretata da Octavia Spencer.
Dorothy svolse un ruolo cruciale nella corsa allo spazio, lavorando dal 1943 prima per il National Advisory Committee for Aeronautics (Naca) e successivamente per la Nasa. Quando iniziò a lavorare nella Naca, che all’epoca era segregata, le/i dipendenti afroamericani erano costretti a utilizzare bagni e mense separati; fu assegnata alla West Area Computing, una divisione riservata alle donne afroamericane che eseguivano calcoli complessi per l’aeronautica. Donne considerate “computer umani”: oltre ai calcoli complessi analizzavano i dati per gli ingegneri aerospaziali. Le West Computers, come erano conosciute le donne, fornirono dati che in seguito furono essenziali per il successo del primo programma spaziale statunitense.
In particolare, Vaughan fu la prima supervisora afroamericana alla Langley Research Center, dove contribuì ai calcoli per i progetti: Mercury (che portò John Glenn in orbita) e Apollo 11 (che portò gli astronauti sulla Luna!!!).
Dorothy Johnson nacque a Kansas City, in Missouri, il 20 settembre 1910. Nel 1917 la famiglia si trasferì in West Virginia, dove Dorothy si diplomò nel 1925. Nel 1929, a soli 19 anni, conseguì la laurea con lode in matematica alla Wilberforce University, college dell’Ohio nel quale in quegli anni studiavano ragazze e ragazzi di origine africana negli Stati Uniti, quando la segregazione era ancora una triste realtà.
Nel 1932 sposò Howard Vaughan. La coppia ebbe sei figli. Dorothy lavorò come insegnante di matematica in una scuola superiore per ragazze e ragazzi afroamericani per 11 anni. Nota anche per il suo impegno, oso dire di carattere politico-sindacale, si adoperò con fermezza e tenacia per ottenere aumenti di stipendio, promozioni e riconoscimento del valore delle donne che lavoravano nella Nasa. Strenua e instancabile sostenitrice dei diritti delle donne lavoratrici, il “computer umano Dorothy” fu la prima afroamericana a diventare supervisora alla Naca, capace di portare a termine calcoli matematici complessi con estrema precisione e affidabilità, ma anche dotata di determinazione, empatia e molto, moltissimo, coraggio.
Ricoprì la carica di direttrice della West Area Computing fino al 1958, quando la Naca fu incorporata nella neonata Nasa, che chiuse le strutture segregate. Vaughan e molti altri e altre West Computers si unirono poi alla Divisione analisi e calcolo della Nasa, un gruppo composto da uomini e donne di tutte le etnie. A quel punto, il programma spaziale aveva iniziato a utilizzare i calcolatori elettronici e Vaughan divenne un’esperta di Fortran, un linguaggio di programmazione utilizzato per applicazioni scientifiche e algebriche. Si ritirò dalla Nasa nel 1971.

“Computer umano”, così era chiamata Dorothy Johnson Vaughan alla Naca: a dir la verità così erano chiamate tutte le donne di origine africana (e non erano poche!) che lavoravano nella divisione in cui venivano effettuati i complessi calcoli per le traiettorie di volo. Nel 1941 il Presidente Roosvelt aveva promulgato l’ordine esecutivo numero 8802, che rimuoveva la segregazione nell’industria militare e nelle agenzie federali, per garantire che lo sforzo bellico avrebbe avuto il massimo impulso, ma non fu immediatamente attivo! Un giorno Dorothy, mentre si stava recando all’ufficio postale, si imbatté in un annuncio governativo che cercava laureati/e in matematica. Decise, un po’ dubbiosa, di presentare la sua candidatura. Così nel dicembre 1943 fu assunta al Naca Langley Memorial Aeronautical Laboratory, entrando a far parte del gruppo responsabile dei calcoli matematico-computazionali per esperimenti aeronautici. Il gruppo di calcolo era interamente formato da matematiche di origine africana, a tutti gli effetti segregate dalle altre unità nel laboratorio: dovevano utilizzare bagni separati e durante la mensa sedersi in una apposita zona.
Dorothy fu assegnata alla divisione West Area Computing, quella “riservata” alle donne di origine africana, ben distinta dalla divisione Est dove lavoravano le donne di carnagione rosea. Per portare a termine i complessi calcoli richiesti al gruppo, gli strumenti a disposizione erano regoli matematici, calcolatori meccanici e, naturalmente, carta e penna. I risultati ottenuti erano necessari per fornire agli ingegneri aeronautici dati e parametri utili per i test nella galleria del vento ed erano indispensabili per calcolare le traiettorie di volo tenendo conto di correnti e venti.

Nel dopoguerra la ricerca e i relativi calcoli si focalizzarono sul nascente programma spaziale. Nel 1961 entrò in scena il primo computer elettronico. Dorothy comprese immediatamente che quella era la via del futuro e reagì in maniera attiva e costruttiva, iniziando subito a studiare il linguaggio di programmazione di queste prime macchine: il Fortran. E non si limitò a impararlo, ma si adoperò per insegnarlo alle colleghe della sua divisione, perché non rimanessero indietro e restassero aggiornate. Contribuì al programma Scout (Solid Controlled Orbital Utility Test system), il veicolo di lancio per la messa in orbita di satelliti, uno dei programmi di maggior successo della Nasa.
Quando la Naca divenne Nasa, la segregazione razziale fu finalmente abolita. Dorothy iniziò allora a lavorare, ora con colleghe e colleghi di qualsiasi colore della pelle, etnia o religione, nella divisione Analysis and Computation. Il suo parere era tenuto in gran considerazione da ingegneri e fisici che, per calcoli particolarmente complessi, chiedevano espressamente che se ne occupasse lei in persona e non li delegasse a nessun’altra persona.
Dorothy lavorò 28 anni alla Nasa, sempre dietro le quinte, ma contribuendo in maniera decisiva alle conquiste della corsa allo spazio. Si ribadisce che contribuì in maniera ancor più determinante ad affermare i diritti di tutte le donne che lavoravano alla Nasa, a partire da quelle della sua divisione, adoperandosi, in maniera ferma e decisa, perché tutte le donne, che lavoravano spesso nell’ombra, avessero quello che meritavano: aumenti di paga, promozioni, riconoscimento e considerazione.

Morì il 10 novembre 2008 a 98 anni, qualche giorno dopo l’elezione del primo Presidente afroamericano degli Stati Uniti, Barack Obama.
Solo nel 2019, 11 anni dopo la sua morte, ha ricevuto postuma la medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti, nonostante il lungo percorso di lavoro scientifico ricco di successi.
A lei sono dedicati un cratere sulla faccia nascosta della Luna e un satellite.
«Ho cambiato quello che ho potuto, dove non ho potuto, ho resistito»: parola di Dorothy Vaughan.
Una storia per me appassionante, scoperta nel 2016.
In copertina: da sinistra Katherine Johnson, Mary Jackson e Dorothy Johnson Vaughan.