Non è vero che in campagna c’è silenzio, di Martina Salvai, Golem edizioni 2025, recensione di Daniela Domenici

Uno dei libri più splendidi che abbia letto nella mia lunga carriera di bibliorecensora per passione, l’ho divorato, in anteprima, in un soffio nonostante la sua mole e mi ha avvinto e appassionato per vari motivi.

In primis perché è un giallo psicologico che analizza, in modo straordinario, le motivazioni e gli scheletri nell’armadio che hanno i/le vari/e co-protagonisti/e, da Amanda, la giornalista, di cui è impossibile non innamorarsi sin da subito, a Mara, la poliziotta, da Altea, la madre di Leonardo, la persona uccisa all’inizio della storia, a Ester e a Caterina; ognuna di loro viene caratterizzata da uno studio approfondito e, soprattutto, empatico che le fa diventare un unicum: standing ovation!

Perfetto l’escamotage dei flashback temporali grazie ai quali possiamo capire meglio il loro vissuto e gli intrecci che le legano; complimenti per lo stile narrativo ricco e variegato e per i dialoghi che sono la struttura portante dell’intera storia.

Complimenti per la leggera e magica ironia che colora la narrazione, è un dono raro tra chi narra ed è la cifra distintiva di Salvai.

PS spero di poter ritrovare Amanda e, perché no, anche Mara in un prossimo sequel: bravissima!