Madame du Boccage, di Ester Rizzo

immagine tratta da Harper’s Bazaar
Storia di una donna, coraggiosa sostenitrice dei diritti delle donne
Si narra che Carlo Goldoni, nel 1760, quando tratteggiò il personaggio di Donna Giulia nella sua commedia “La donna di maneggio”, si ispirò ad Anne Marie du Boccage: un’aristocratica potente e molto influente che ebbe ampio spazio di autonomia. Si narra, inoltre, che il filosofo Voltaire provasse per lei grande ammirazione. Ma chi era Anne Marie du Boccage? Potremmo definirla una scrittrice, una drammaturga, una poetessa e una viaggiatrice francese nata a Rouen il 22 ottobre del 1710. Tra i suoi scritti, Il Paradiso terrestre, Le Amazzoni e La morte di Abele ma al di là delle sue opere letterarie è bene ricordare che fu, tra le prime europee, a compiere il viaggio per eccellenza di quei tempi: il Grand Tour. Visitò spesso l’Italia, influenzata probabilmente dall’amore per il nostro Paese nutrito dal politico e letterato Philip Stanhope, Conte di Chesterfield, che lei aveva conosciuto a Londra.
I suoi viaggi iniziarono intorno al 1750, quando ormai era una donna matura per quei tempi e aveva già soventemente affermato che era sacrosanto diritto di ogni donna effettuare il Grand Tour, allora esclusiva prerogativa di ricchi e nobili rampolli e che le donne non potevano più restare recluse tra le mura di casa senza conoscere il mondo. Anne Marie asseriva inoltre che era più consono affrontare i lunghi viaggi in terre straniere in età adulta per sconfiggere la tediosità delle consuetudini ed esplorare nuovi orizzonti. Tutto questo, comunque, come ben sappiamo, apparteneva ad un esiguo mondo di persone agiate.
Mentre viaggiava in lungo e largo per l’Italia, Madame du Boccage amava tenere una fitta corrispondenza epistolare con la sorella. Nelle lettere descriveva gli usi e costumi delle varie città in cui soggiornava. Visitò Torino, Venezia, Bologna Firenze e Napoli, ma anche città considerate minori come Siena e Ferrara. Una cosa che la colpì molto fu la figura del cavalier servente o cicisbeo. Scriveva che ne aveva incontrati in gran quantità soprattutto a Venezia, città a quei tempi rinomata per la libertà dei costumi e considerata “una rinomata stazione erotica per i forestieri d’ogni parte d’Europa” (come scrive Attilio Brilli nel suo “Le viaggiatrici del Grand Tour). Madame du Boccage descrive le piccole alcove dove arrivare con le silenziose gondole e concedersi il piacere dei sensi. Riferisce inoltre che anche alle monache veneziane veniva concessa un’inusuale libertà e che al calar delle ombre intrattenevano conversazioni con uomini illustri sia italiani che stranieri indossando elegantissimi abiti e adornate di gioielli sfavillanti.
Il suo peregrinare per l’Italia aveva comunque uno scopo preciso: voleva recarsi a Roma, incontrare il papa e chiedergli l’autorizzazione per dedicargli il suo scritto La Colombiade, un poema su Cristoforo Colombo e le nuove scoperte. E così fu. Si riferisce, ma non abbiamo certezza, che l’avvenenza di Anne Marie conquistò vari cardinali e lo stesso papa Benedetto XIV. Probabilmente fu l’invidia di altri illustri viaggiatori a tramandare questo resoconto dei fatti che offuscavano il merito letterario per mettere in risalto solo la sua avvenenza fisica. Ciò che sicuramente sappiamo fu che il papa le donò varie medaglie d’oro e d’argento e che ricevette numerosi omaggi e corone d’alloro. Ma la cosa più importante fu il rilascio di numerosi attestati da varie Accademie e gli apprezzamenti degli intellettuali dell’epoca tra cui Giuseppe Parini.
Anne Marie ci ha lasciato la descrizione di una aristocrazia romana insensibile al recupero delle antiche vestigie e che si circondava di tanta ricchezza e bellezza decadente ma ci ha tratteggiato anche le donne delle campagne romane, ben impostate, belle, solide e forti che sostenevano con una sola mano un vaso sulla testa o le contadine che uscendo, la domenica, dalle chiese a piedi scalzi avevano i capelli raccolti in una reticella e sfoggiavano orecchini e collane di corallo.
Il suo spirito di viaggiatrice attenta e curiosa lo ritroviamo nelle lettere in cui descrive le campagne vicino a Loreto. Venne colpita dalle misere capanne intrecciate di canne dove viveva la popolazione. Spinta dalla curiosità entrò in una di esse e trovò una madre che, pur nell’ambiente povero, manteneva una pulizia decorosa e provvedeva a sfamare i propri figli con pane e cipolla. Colpita da tanta dignità le donò una cospicua somma di denaro.
Sicuramente Madame du Boccage era una bellissima donna ma anche una donna colta, arguta e sensibile, sostenitrice convinta che le donne non dovevano essere escluse non solo dal viaggiare ma anche dall’amministrare sia la res pubblica che gli affari privati. Dichiarazioni coraggiose e rivoluzionarie per quei tempi.