affascinante visita alla casa museo di Edina Altara, di Laura Candiani

Affascinante visita alla casa museo di Edina Altara

A Sassari due luoghi offrono l’opportunità straordinaria di conoscere da vicino un’artista originale ed eclettica come Edina Altara: l’abitazione in via Roma 32 dove visse gli ultimi anni e la preziosa Pinacoteca nazionale, la più importante dell’isola, in via Santa Caterina. Nel 2021 avevamo avuto l’occasione inaspettata di conoscere questa sarda dai molteplici ingegni e dalla fantasia illimitata grazie a una bellissima mostra al Man di Nuoro, dove erano esposte tante sue opere insieme ad altre realizzate dall’altrettanto creativo marito, Vittorio Accornero. Ne nacque un articolo dettagliato, arricchito da fotografie appositamente realizzate (Vv n.133), a cui si rimanda per molte informazioni e per seguire in ordine cronologico la vita dell’artista.

Casa di Edina

Ora è accaduto che Estate in Sardegna, il numero speciale di giugno allegato alla rivista Bell’Italia, ospitasse un ampio servizio dedicato alla casa museo di Edina con una interessante intervista al pronipote Federico Spano che da circa 15 anni in quella dimora fantastica vive con la propria famiglia. Eccezionalmente il 27 giugno ha aperto le sue porte a un ristretto gruppo di visitatori e visitatrici; non potevamo mancare trovandoci in Sardegna, a un’ora e mezzo di viaggio. L’accoglienza è al pari con quanto ci attende, gentile e premurosa, all’interno di un salotto pieno di opere d’arte uniche, ma al tempo stesso pieno di vita, di luce, di colori. Dobbiamo volentieri cedere la parola al padrone di casa che con entusiasmo e competenza ci racconta storie fantastiche di Edina, nata nel 1898 in una famiglia benestante, sorella di sua nonna Iride, la minore. Erano quattro ragazze, le Altara, di cui tre portate per l’arte: anche Iride e Lavinia, tutte autodidatte, mentre meno creativa fu la maggiore, Aurora. Il padre Eugenio oculista, ex granatiere (a dispetto della fama della popolazione sarda, alto un metro e 80), veniva da Bitti dove erano noti per le agiate condizioni; la madre, altrettanto ricca, era una Campus di Pattada. In quella piccola area di Sassari ci doveva essere una qualche combinazione astrale perché, a distanza di pochi metri, vi nacquero, oltre a Edina, il celeberrimo artista Mario Sironi (1885-1961) e il più grande incisore e pittore sardo del XX secolo, Giuseppe Biasi (1885-1945), di cui riparleremo fra poco. Dopo alcuni affari poco fortunati Eugenio tuttavia andò a vivere in Piemonte e la madre Gavina si dette da fare per “sistemare” le figlie, come si faceva all’epoca, con ottimi matrimoni, uno previsto pure per Edina.

Edina, foto giovanile con firma

Sfuggendo a queste nozze combinate e già destinata alla sua originale carriera artistica, la giovane dal carattere vivace e indipendente si trasferì a Casale Monferrato dove conobbe, e fu colpo di fulmine, il futuro marito Vittorio, detto anche Ninon o Victor, sposato nel 1922. Belli, eleganti, ammirati, ebbero un sodalizio che durò fino al 1934, quando si separarono forse perché ognuno geloso della propria fantasia e creatività, ma non si lasciarono mai del tutto continuando spesso a collaborare e vivendo nella stessa città, Milano. Nella sala dell’appartamento tutte le pareti sono letteralmente ricoperte di opere di Edina, soprattutto collage di cui fu una maestra originale e insuperata, abile nell’utilizzare carta di ogni tipo e ritagli di giornale, tanto che era soprannominata scherzosamente “Forbicicchia”; bellissimo quello su fondo nero in cui le gonne di tre ragazze in costume sardo sono il cartoncino stesso. Non ancora ventenne si fece conoscere con un collage la cui fama varcò l’oceano, mentre Nella terra degli intrepidi sardi-Gesus salvadelu, del 1916, che fu esposto l’anno successivo alla Società degli amici dell’arte a Torino, fu acquistato nientemeno che dal re Vittorio Emanuele III e oggi è ospitato al Quirinale.

Nuoro, Man, Edina Altara, Nella terra degli intrepidi sardi.
Foto di Laura Candiani

E poi vediamo incorniciati alcuni foulard di seta disegnati per Gucci da Accornero, insieme a opere della moglie di Spano, Giusi Casada, e della suocera, Silva Cardin, anch’esse oggi artiste bravissime. Un pianoforte a coda ci ricorda la professione del pronipote Federico e sopra fanno bella mostra le copertine di riviste a cui Edina collaborò, fra cui Bellezza e Rakam che accoglieva pure suoi modelli e cartamodelli, perché questa creatura impareggiabile fu tante cose: stilista, ceramista, arredatrice, decoratrice, illustratrice, inventrice, costumista; non disdegnò neppure la pubblicità. Anche da bambina non giocava con le bambole, le creava: con il cartone disegnava la sagoma di una donna e la “vestiva” con modelli di carta di sua invenzione, secondo le varie occasioni pubbliche e private su cui elaborava delle storie. Da grande inventò i libri-gioco su cui dipingere o mettere all’opera la propria fantasia e i cartoncini da ritagliare per costruire minuscole camerette e altri ambienti per le bambole. Il pronipote ci fa notare, a incorniciare le tre ampie portefinestre, l’ultimo intervento artistico di Edina risalente agli anni Settanta (morirà a Lanusei nel 1983) per accogliere degnamente la nipote Vittoria che lì sarebbe andata a vivere da sposa, lavoro originalissimo che non può non stupire: si tratta del “riutilizzo” di un antico e prezioso spartito di canti gregoriani da lei smontato e fatto rinascere sotto tutt’altro aspetto, affascinante senza dubbio. Questo amava fare da artista e creativa perché, secondo lei, qualsiasi materiale, pur vecchio o pregiato, andava reinventato, usato senza timore, dandogli nuova vita. In un altro locale, ad esempio, troviamo parte di un altare in pietra tratto da una chiesa in restauro e utilizzato come piano per un caminetto. Una domanda sorge spontanea: ma tutte queste opere erano già nell’abitazione quando il giovane Spano vi si è trasferito? La risposta è no; si deve a lui, alle sue ricerche, alla sua presenza alle aste, alla sua passione l’acquisto di gran parte di ciò che oggi possiamo ammirare e di cui la sua famiglia, in ogni momento, può godere. In autunno ci sarà una importante mostra allo Spazio Ilisso di Nuoro (Vv n.233) con la pubblicazione di un voluminoso catalogo; in seguito è previsto a Sassari uno spettacolo di cui lui stesso comporrà le musiche ed eseguirà una serie di brani. Ma c’è un antefatto gustoso che ha voluto simpaticamente condividere con noi, mettendoci a parte di un piccolo segreto. Naturalmente conosceva l’attività della nonna, che ebbe pure una certa fama, e della zia, ma non vi aveva mai posto troppa attenzione, finché si decise a indagare e a curiosare in soffitta, dove non trovò molto. Un giorno però accadde un fatto inspiegabile che ha del magico o del miracoloso: illuminato dalla luce proveniente da una finestra vide un faldone perfettamente conservato, che mai aveva notato prima, lo aprì e fu la rivelazione. Era pieno di foto, di ritagli, di articoli, di copertine, di lettere, di bozzetti; una miniera da esplorare che dette il via alle sue appassionate ricerche successive, che continuano tuttora.

Sassari, Pinacoteca, Edina Altara, Scatole di fiammiferi. Foto di Laura Candiani

Ancora nell’accogliente salotto abbiamo ammirato in una vetrina alcune minuscole figurine di personaggi sardi in costume realizzate vestendo dei fiammiferi, che già avevamo visto con autentica meraviglia in mostra a Nuoro, degli specchi anticati e dipinti sul retro che Edina realizzava con una tecnica tutta sua, brevettata, che poi ornarono i saloni dei transatlantici dell’epoca, cartoline e libri per l’infanzia illustrati in collaborazione con Paola Lombroso Carrara per finanziare e dar vita alle Bibliotechine rurali, partendo da piccole raccolte di 20 volumi. Spostandoci in cucina, Spano ci ha mostrato alle pareti dei bei piatti di ceramica e delle mattonelle bianche con figure femminili dipinte a colori brillanti, lievemente in rilievo, che Edina creava con la sorella Iride e che venivano commercializzate in Sardegna e oltre. Nell’ingresso e nel corridoio abbiamo potuto apprezzare lettere incorniciate e un ritratto del 1948 che Gio Ponti fece a Edina, di cui fu amico e ammiratore. Come del resto fu Giuseppe Biasi, che ne comprese le doti fino da giovanissima e la incoraggiò a portare avanti il suo percorso artistico, mentre varie voci critiche tendevano a inserire la sua straordinaria manualità in un’arte “primitiva”, tipicamente femminile e isolana. A proposito di Biasi, dicevamo, abbiamo potuto conoscere meglio la sua ricca e varia produzione recandoci nella Pinacoteca nazionale di Sassari, dove abbiamo scattato alcune foto e visitato fra l’altro una intera sala dedicata a Edina.

Sassari, Pinacoteca, Edina Altara, Matrimonio a Oliena. Foto di Laura Candiani

Di Biasi ci hanno colpito gli espressivi ritratti di ragazze, sia della sua Sardegna sia dell’Africa dove visse dal 1924 al 1927.

Sassari, Pinacoteca, Giuseppe Biasi, Sposa di Ollolai. Foto di Laura Candiani
Sassari, Pinacoteca, Giuseppe Biasi, Volti di donne africane. Foto di Laura Candiani

Un grande artista davvero, morto tragicamente, forse troppo poco noto nel “continente”. Su una parete ci ha rallegrato la vista, come sempre accade, di due opere plurimateriche di Maria Lai che non abbiamo mancato di fotografare.

Sassari, Pinacoteca, Maria Lai, Paesaggio.
Foto di Laura Candiani

Una giornata bella e piena, questo 27 giugno, in cui Sassari ci ha accolto con i suoi vicoli della parte antica, con la sua maestosa cattedrale, con la sua scenografica piazza d’Italia, realizzata nel 1872, un quadrato di cento metri di lato circondato da eleganti edifici. La visita alla casa museo di Edina Altara, così amorevolmente mantenuta e vissuta, è stata poi un’opportunità irripetibile che ci rimarrà a lungo nel cuore e nella mente.