Pinocchio al teatro Puccini di Firenze
Sarebbe stato più facile, stamattina, omettere di scrivere la mia usuale recensione; nel passato, per i miei affezionati lettori, ero questo il segnale che lo spettacolo a cui avevo assistito non mi era piaciuto: omissione uguale disapprovazione.
Ma ho cambiato idea da tempo e ho deciso che è corretto recensire comunque dicendo sempre la verità, sottolineando gli elementi negativi di un evento teatrale per aiutare il pubblico nella scelta di assistere o meno a uno spettacolo.
Nel caso di “Pinocchio” ieri sera al teatro Puccini di Firenze sono costretta, per la prima volta, a demolirlo nella sua interezza; lo faccio molto a malincuore perché ormai conoscere il mio amore per il Teatro in qualunque sua forma, le mie recensioni lo testimoniano da anni ma, e ci dispiace per il teatro che ha da poco ospitato uno spettacolo così straordinario come il Gianni Schicchi, che era ieri sera semivuoto e non per colpa del tempo atmosferico.
Perché scegliere una delle più celebri fiabe del mondo per leggerla semplicemente invece che recitarla con un cast colorato e vivace come ci si aspetterebbe?
Perché affidare a Eva Robin’s, che ha un suo curriculum artistico, tutte quelle voci facendoci perdere il filo della storia, dalla fatina al grillo parlante, dal gatto e la volpe a tanti altri con accenti improbabili, anche stranieri? Non credo che il buon Collodi abbia lasciato indicazioni in questo senso…
Perché Andrea Buscemi, che è un attore di tutto rispetto, ha scelto di fare questo tour de force interpretando, sempre leggendo, tutti gli altri personaggi, da Pinocchio a Geppetto, da mastro Ciliegia a Mangiafuoco e via dicendo, a scapito della dizione che non ha fatto capire molte delle parole da lui pronunciate?
Perché ridurre i tre musicisti alle spalle, Giorgio Dari alla fisarmonica, Dino Mancino al pianoforte e Martina Benedetti al tamburello, in semplici esecutori agli ordini del Buscemi di musiche alquanto tristi che spesso non facevano neanche sentire le parole della Robin’s e del Buscemi?
Questi e altri perché che ho trovato condivisi da alcune persone del pubblico con cui ho avuto modo di scambiare commenti a fine spettacolo che, comunque, ha ricevuto applausi abbastanza calorosi.
Domanda per Andrea Buscemi: data la sua preparazione artistica che si è comunque notata non potrebbe mettersi alla prova con testi teatrali, anche contemporanei, non ancora portati sulle tavole del palcoscenico? L’attendo con altre prove attoriali e sarò ben felice di poterla applaudire e recensire come merita.

Quando i critici sanno analizzare ed essere sinceri sia in senso positivo che negativo è una grande rassicurazione per il pubblico. Si creerà FIDUCIA. Il critico ti guida, ti aiuta a leggere ciò che può sfuggire, ti aiuta a scegliere. Ecco che credo che la sincerità di un critico sia una dote molto preziosa. Da valorizzare e da mostrare, non da nascondere come se fosse un difetto. Grazie per questo.
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grazie a te, Alessandro, per questo regalo che mi fai con il tuo primo commento e le tue parole di apprezzamento nei miei riguardi, mi onora quello che hai scritto, è un input in più per continuare su questa strada, grazie ancora di vero cuore 🙂
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pur armati di buona volontà era impossibile comprendere le parole, perdere il filo era una costante , lo sforzo per apprezzare Buscemi per l’interpretazione comunque di certo effetto non ha mitigato la noia. Eva era mortificata nel ruolo non era da accettarefrancesco
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mi fa piacere che sei concorde con il mio commento, Francesco, grazie per essere passato dal mio blog 🙂
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Un capitombolo che poteva essere evitato!
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concordo con te, Fausta…
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